Abbiamo parlato in una precedente pagina, delle memorie cellulari, della loro origine e della modalità con la quale influenzano la nostra percezione, introducendo di continuo il passato nel presente, e perciò falsando la nostra percezione.
Sorge spontaneo chiedersi se l’assetto condizionante delle memorie cellulari sia modificabile, e come. Scopo di questo articolo è fare chiarezza sul percorso di autoguarigione dagli automatismi limitanti.
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Cosa tenere e cosa lasciare
Se si vuole portare reale cambiamento e incominciare a creare coscientemente è necessario confrontare e mettere in discussione le assunzioni e le certezze basate sul vecchio che boicottano il benessere ed il reale dispiegamento del nostro potenziale.
E qui sorge il dilemma: come fare a modificare le informazioni negative che le nostre cellule hanno ricevuto? È veramente necessario modificarle riprogrammandole, vale a dire sostituirle con altre che riteniamo migliori, o è sufficiente cancellare quelle che ci sono?
Se prendiamo in considerazione che ogni programma per quanto positivo è sempre una struttura, va da sè che andrebbe aggiornato continuamente.
La mente è come un virus, si introduce nello spazio della consapevolezza creando programmi. Infatti ogni volta che viviamo un’esperienza, sia positiva che negativa, la mente è pronta ad aggrapparcisi trasformandola in un punto di riferimento per le successive esperienze, creando un atteggiamento premeditato.
Ogni momento che viviamo è irripetibile. La nostra vita è una sequenza infinita di momenti originali, un flusso di eventi imprevedibili per cui ogni preconcetto uccide la freschezza del nostro sentire e la pertinenza e la spontaneità di risposta.
Non è forse meglio abolire ogni tipo di struttura e vivere apertamente rispondendo alla vita consapevolmente, senza dover ricorrere a struttura alcuna?
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I limiti della visione della fisica quantistica
La fisica quantistica è una scienza e come tale sta facendo delle scoperte le cui implicazioni sono molteplici; ma le più importanti le sfuggono per via dell’approccio che la caratterizza, e cioè, l’osservazione oggettiva. È possibile infatti osservare la mente, le sue credenze e le emozioni che essa genera come fossero degli oggetti. Questo può dare adito all’idea che cambiando i pensieri e le credenze possiamo cambiare di conseguenza l’andamento della nostra vita.
Ma colui o colei che vuole apportare il cambiamento è ancora confinato all’interno della mente stessa. Se veramente potesse “vedere” i suoi condizionamenti implicherebbe che ne sia già al di fuori.
Questa esperienza si rende a volte disponibile per brevi periodi di tempo, come dei flash intuitivi, ma difficilmente si ha cognizione di come stabilizzarli trasformandoli nella propria realtà. Di solito la finestra si richiude e quello che la maggioranza della gente si ritrova in mano è un senso di disagio che li fa ricorrere alla memoria del flash positivo per trovare sollievo.
Perciò nel cercare di cambiare una credenza con un’altra da questo punto di vista ci troviamo a preferirne una positiva, che è una proiezione, rispetto ad una negativa che non comprendiamo. Ma vediamo che sono entrambe generate nel contesto mentale. Questo non è altro che il perseguimento del pensiero positivo che non trasforma la mente nella sua totalità, la cui parte positiva è la punta dell’iceberg mentre quella negativa è la maggioranza e staziona al di sotto della superficie, nell’inconscio.
Gli scienziati quantistici dicono che il movimento e l’organizzazione della materia, perciò del modo in cui manifestiamo la nostra vita, viene influenzata dalla tendenza della nostra consapevolezza. Ma questa è per lo più strutturata e non libera per la maggioranza delle persone. Perciò le tendenze sono determinate dalla storia personale di ogni individuo e del gruppo in cui cresce.
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Verso un cambiamento reale
Allora la domanda fondamentale è: qual’è lo spazio o dimensione che rende possibile un cambiamento reale?
Non è possibile per mia esperienza cambiare semplicemente volendolo a livello intellettuale, senza coinvolgere la totalità dell’essere.
Gli scienziati osservano con incredibili strumentazioni che la materia è energia e che questa si manifesta nel e dal vuoto. Ma questa è ancora una conclusione oggettiva. Quanti, mi chiedo, sono diventati quel vuoto stesso? Quanti si sono immersi nella loro soggettività al punto da avere un’esperienza diretta di ciò di cui parlano? Questo sarebbe un vero e proprio salto quantico, non solo dal punto di vista professionale, ma soprattutto personale.
Dal modo in cui parlano è evidente l’entusiasmo per l’allargamento delle possibilità. E sono d’accordo con loro nel dire che ogni individuo deve cambiare il suo modo di vedere le cose per portare benessere in senso generale. Ma ogni individuo che voglia veramente cambiare l’informazione che le sue cellule hanno ricevuto e notare un reale cambiamento nella propria vita non potrà ottenerlo a meno che quel salto quantico dentro di sé non avvenga.
E con questo voglio dire contattare la consapevolezza come un fenomeno così profondo che anche colui che osserva viene assorbito dalla consapevolezza stessa, diventando osservazione nella sua purezza.
Da qui l’essere umano può disidentificarsi con la propria storia personale, visibile attraverso le dinamiche tra superego e bambino interiore, e ridecodificare la propria vita in armonia con le leggi universali. E non dovrà per fare questo neanche scegliere tra positivo e negativo perché queste sono polarità complementari e come tali nel sceglierne una si attira inevitabilmente l’altra. Sarà la consapevolezza stessa a riallineare la vita di ogni individuo nel migliore dei modi perché non siamo separati dalla nostra origine. Ogni volta che siamo a contatto con il nostro centro siamo simultaneamente allineati con il movimento primordiale dell’universo. Avviene un’ottimizzazione implicita che potremo gestire secondo il nostro libero arbitrio.
Tutto ciò che la scienza ha scoperto a va scoprendo è meraviglioso ma è ancora esterno a chi realmente siamo. Essa sta esplorando la manifestazione mentre la nostra soggettività interiore più recondita non può essere osservata al microscopio. Non può essere oggettivata. Qualunque cosa possiamo osservare per quanto meravigliosa, rimane esterna a chi veramente siamo, rimane al di là di ogni possibile concettualizzazione. Quello che è possibile dire è che ogni manifestazione si rende possibile per suo tramite.
Perciò quando Lipton afferma che la mente è più potente dei geni egli si riferisce alla mente primordiale che non è strutturata, e quando questa è pervasa dalla consapevolezza ha un’intelligenza implicita che ottimizza ogni cosa.
Mentre quello che le persone comunemente intendono con mente è il flusso dei loro pensieri. E questo crea non pochi fraintendimenti tra cui l’illusione di poter cambiare le cose rimanendo in quella prospettiva.
Ciò può dare l’idea che cambiare l’informazione delle nostre cellule sia veramente complicato. Appare tale dalla prospettiva della mente stessa. Ma balzando fuori da essa, il cambiamento avviene spontaneamente.
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Come fare a balzare fuori?
La meditazione è un modo. Si intende qui con questa parola soggiornare nella consapevolezza, usando i movimenti o le funzioni corporee per esercitarla. Abbiamo la scelta in ogni momento se lasciarci guidare dall’abitudine o essere presenti.
In particolare a questo riguardo Channelhealing offre un seminario chiamato “Autoguarigione quantica” il cui metodo usa la percezione delle funzioni fisiche come il respiro e il battito cardiaco per ancorare l’attenzione al presente. Ciò rende possibile penetrare nei vari strati della nostra energia fino ad accedere alla consapevolezza in quanto essenza. La connessione con la propria essenza ne attiva il potere di guarigione, decondizionando le cellule.
Ci sono innumerevoli altri modi e metodi per uscire dai tracciati della mente condizionata ma che supportano e rinforzano l’essere consapevoli.
Si può lavorare sui blocchi fisici e somatizzazioni direttamente, permettendo così alle memorie cellulari di affiorare alla consapevolezza per essere trasformate, purificate.
Ormai da anni abbiamo sperimentato con successo questo lavoro nel processo “Guarire Le Radici” (Costellazioni familiari bioenergetiche) con risultati sorprendenti. I partecipanti testimoniano cambiamenti mentalmente inspiegabili ma tangibili. Notano che la risposta alle situazioni ordinarie della loro vita è radicalmente diversa, più fresca e chiara e questo grazie al fatto che il vecchio programma è stato disattivato. Nel processo vengono praticate meditazioni attive e passive, esercizi di bioenergetica e molto altro proprio al fine di sollecitare le vecchie memorie ad affiorare alla consapevolezza per essere decondizionate.
Il corpo nella sua semplicità e innocenza ha incredibili risorse di auto guarigione se gli permettiamo di essere naturale. Esso è la nostra ancora nel presente dove la mente non ha spazio, e per suo tramite tutti gli strati della nostra anima si rendono accessibili e visibili. Non ha senso perciò voler trasformare le proprie memorie cellulari lasciando fuori da questo lavoro il corpo, che è appunto composto di cellule.
Tale lavoro richiede impegno e dedizione. È semplice in sé ma il più delle volte non è facile perché quando una memoria cellulare riaffiora è come rivivere il trauma che l’ha causata e questo non è piacevole. Anche le memorie che riteniamo positive vengono usate come metro di paragone per il nostro presente e questo non crea sviluppo.
Se accediamo temporaneamente ad una visione che espande la nostra percezione tale evento di per sé non e suffuciente per cancellare le vecchie memorie cellulari; queste devono essere processate consapevolmente. Le giuste informazioni e una giusta prospettiva rende il lavoro più facile, veloce e portatore di frutti. Ma non bisogna cadere nell’illusione che ascoltare l’informazione in sé sia già la soluzione. Equivarrebbe a pretendere di conoscere il territorio semplicemente osservando una mappa. È necessario intraprendere il viaggio che porta dall’astrattismo al realismo, dalla periferia al centro, dal fuori al dentro, da lì a qui.
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di Asimo Roberto Caliò
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