Chi è il bambino interiore? Scopriamolo insieme!
Come conoscerlo? E amarlo? Come guarirlo?
Cosa ci fa un piccolo bambino in ognuno di noi?
Stai camminando su un sentiero evolutivo?
Sei rivolto all’intento di migliorare te stesso?
Cerchi la guarigione fisica e/o emotiva?
Ti stai prendendo cura di te contemplando vari aspetti del tuo essere?
Stai cercando di star bene con te e con gli altri?
Bene, allora nel corso del tuo cammino non potrai non incontrare un personaggio molto speciale:
il tuo bambino interiore.
Egli ti aspetta. Stiamo per conoscerlo insieme.
Conoscerlo. amarlo, guarirlo è sul tuo percorso.
L’io bambino: un aspetto fondamentale della crescita personale
Conoscerlo. Perché?
Chi è su un cammino evolutivo considera delle realtà interiori prima impensabili o sconosciute. Il bambino interiore è tra queste. Approfondire la conoscenza di se stessi implica incontrarlo. Scoprirlo è imparare ad amarlo. Guarirlo nei suoi aspetti oscuri e problematici, ci apre ad accogliere quelli luminosi.
Sì, perché il bambino interiore, come tutti i bambini del mondo, è in crescita. E crescere significa cambiamento, trasformazione. Quando l’io bambino si mostra, ci invita a conoscerlo. Egli ci svelerà a sua volta aspetti sconosciuti di noi.
Dove ci porta questo viaggio di scoperta? Il fine è la fioritura, la maturazione dell’essere umano nella sua totalità. Ciò accade con l’integrazione del bambino interiore.
Questa pagina nasce dall’intento condiviso di molti di Voi lettori, di mettere il bambino interiore in primo piano e conoscerlo. Siamo così spinti ad amarlo, a guarirlo.
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Il bambino interiore: chi è?
Il bambino interiore è uno dei principali personaggi o componenti psichiche presenti nella nostra interiorità. E’ del tutto simile ad un bambino in carne ed ossa. Ne possiede le stesse movenze. Ha le caratteristiche tipiche di quell’età, e in tutto e per tutto le esigenze di un bambino.
Cosa lo differenzia dal bambino esteriore?
Ciò che lo differenzia dal bambino “reale” è che il bambino interiore è vivo solo dentro di noi, che siamo adulti. Siamo cresciuti nel corpo, anno dopo anno anagraficamente siamo diventati grandi, ma una parte di noi è rimasta bambina. Essa si può intravedere se incominciamo ad osservare più attentamente noi stessi e gli altri. Pian piano scopriremo che l’immagine dell’adulto è punteggiata di particolari che rimandano al bambino. Come se si trattasse di immagini sovrapposte, che di continuo si trasferiscono l’una nell’altra. Può trattarsi di uno sguardo, di un comportamento, di un insieme di modi di fare e di relazionarsi.
Come ri conoscerlo di primo acchito?
Vi sarà capitato di notare questa parte bambina in voi stessi e/o negli altri. Si è soliti dire: “Sei rimasto un bambino” oppure: “Che bambinone!” “Sei un bimbo cresciuto” “Sei come una bambina”, ecc…. Cosa si intende dire? Evidentemente, il diventare adulti è un processo che non coinvolge tutta quanta la nostra psiche, ma solo una parte. Dal momento del concepimento inizia il nostro viaggio di crescita. Cresci e da embrione diventi feto, nasci e sei un bimbo, poi qualche anno dopo da bambini diventiamo adolescenti e poi da adolescenti diveniamo adulti. Da adulti possiamo accorgerci che il bambino è ancora presente, non lo abbiamo superato completamente.
Anche la persona apparentemente più sicura di sé reca in sé il bambino o la bambina. Lo manifesta nei modi e nei contesti più impensati. Non vi è al mondo persona che non nasconda in sé il proprio bambino interiore. Il fatto che molti non lo notino, non significa che non ce l’abbiano.
Un bambino dentro di noi qui nel presente
Se siamo attenti, notiamo che non si tratta di un ricordo di come eravamo nel passato. Non si tratta della rievocazione di cose successe durante la nostra infanzia, tutt’altro. Il lato bambino della nostra personalità è qualcosa che emerge nel presente, che vive nel presente. E’ nel presente che possiamo conoscerlo. Si tratta di un elemento dinamico della nostra psiche, che ci accompagna costantemente.
Può capitare che per un arco di tempo più o meno lungo tu non ne avverta la presenza. Forse perché non te ne accorgi, o perché la tua attenzione è assorbita dalla mente adulta e dai suoi affari. In ogni caso, in ciascuno di noi c’è un piccolo io bambino, che possiede tutte le caratteristiche e le qualità dei bambini.
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I bambini e le bambine “esteriori”
Osserviamo i bambini “esteriori”, i bambini e le bambine intorno a noi, i nostri figli, nipoti e vicini di casa. Interagiamo con i bambini che incontriamo nella vita di tutti i giorni. Ciò è assai utile per approcciare efficacemente il lavoro sul proprio bambino interiore e conoscerlo. Relazioniamoci ai bambini e alle bambine con la disponibilità ad apprendere da loro. Ciò ci rende evidente che tutti i bambini di questo mondo hanno potenzialità e bisogni.
– potenzialità
L’essere umano viene al mondo con una sua propria energia, unica, che lo contraddistingue. Essa continuerà a emanare tratti originali durante tutta la crescita. E’ il suo potenziale, un immenso serbatoio di energia, pronta per manifestarsi. Il bambino è quell’energia, si muove con essa. Se osservi un bambino, noti la sua spontaneità, il suo entusiasmo, la sua vitalità, è instancabile. Spesso si dice che i bambini hanno più energie degli adulti. Infatti, al termine di una giornata intensa, dopo aver fatto di tutto, aver camminato, giocato, gli adulti sono stanchi e hanno bisogno di ritirarsi. I bambini invece hanno ancora voglia di celebrare e mettersi in gioco. La loro energia è inesauribile, perché sono in pieno contatto con il loro potenziale.
– bisogni
Così come sono connessi al potenziale, i bambini lo sono ai loro bisogni. Sanno in ogni momento cosa vogliono, e quando non lo sanno, provano a dirigersi in una qualche direzione, e vedono cosa succede. Se è gratificante per loro, ci rimangono, se no, l’abbandonano e cambiano gioco, coinvolgendosi in una nuova avventura. La loro connessione alla propria energia è evidente nel seguire gli impulsi corporei, i quali segnalano di cosa c’è bisogno.
Sono naturalmente curiosi e aperti, disponibili all’esperienza. Tutti i bambini vogliono crescere, vogliono diventare grandi e entrare nel mondo degli adulti. I bisogni li sostengono ad andare in quella direzione, e attraverso l’appagamento dei bisogni il bambino cresce. Per esempio, per un neonato l’appagamento totale è saziare la fame poppando e nutrirsi dell’amore proveniente dal seno della madre. E’ un’esperienza che fa crescere non solo il suo corpicino, ma anche il suo senso di fiducia. Essa è la base dell’identità per tutto il suo percorso di vita successivo.
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Il bambino interiore nei bambini
Mi è capitato di notare che il bambino interiore è già presente nei bambini. Molti di loro manifestano di avere un bambino più piccolo dentro se stessi. Sono naturalmente inclini ad amarlo. Vediamone qualche esempio:
- un bambino di 6 anni che imita il fratellino piccolo e si attacca al seno di mamma o cerca il ciuccio;
- un bambino di 8 anni che gioca con bimbi più piccoli di lui usando un linguaggio e un comportamento da bimbo piccolo;
- un bambino di 7 anni che è considerato responsabile e posato dagli adulti di riferimento. Egli improvvisamente si mette a fare i capricci per un nonnulla.
In genere i bambini sono più inclini a imitare i grandi e a evitare di mostrare atteggiamenti da bimbi piccoli. Tuttavia, se ciò accade, non deve essere giudicato negativamente dai genitori né creare allarmismo. Infatti ciò è segno che la parte rimasta indietro sta venendo fuori per esprimersi, esser vissuta ed integrarsi in un contesto più maturo.
Esempio
Un bambino di 10 anni vuole ancora in certe sere andare a letto con il suo orsacchiotto. Non bisogna dirgli di no “Perché ormai è grande”.
La sua è un’esigenza emotiva. Vuol tenere vicino a sé il suo oggetto transizionale. Amarlo gli serve a richiamare la presenza della madre buona e a placare paura e ansia. Gli adulti che lavorano su di sé nella direzione di riconoscere il proprio bambino interiore, di solito sono comprensivi nei confronti dei propri figli. I genitori risvegliati imparano a vedere il bambino interiore in essi, a comprenderlo e ad amarlo. Ciò è estremamente vantaggioso per i figlioletti, che possono così già a quell’età integrare parti di sé rimaste indietro, e crescere in modo più armonico.
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Le origini del bambino interiore
Per chi volesse approfondire questo aspetto, consigliamo il libro “Conosci Te Stesso – appunti per il viaggio di ritorno-” di Asimo Caliò Roberto. Il capitolo 9′ è interamente dedicato alla formazione dell’ego e della personalità partendo dall’infanzia. Potete trovare il testo alla sezione “Libri” di questo sito.
Sin dal concepimento
Il bambino interiore si forma assai presto. Le sue basi si gettano fin dal concepimento, quando il nascituro eredita a livello cellulare il corredo genetico ed energetico della madre e del padre. Non solo: di tutto l’albero genealogico, che lo orienta ad entrare nell’avventura dell’incarnazione secondo certe tendenze, escludendone altre.
Tali predisposizioni incominciano così a costituire la base di quello che sarà il suo inconscio. Tale embrionale impronta entra a far parte del corpo fisico a livello cellulare e ne dirige lo sviluppo. Così anche le esperienze che il feto vive, nel suo rapporto simbiotico col ventre materno, col quale si percepisce tutt’uno. Il livello energetico della madre, i suoi pensieri, le sue sensazioni, costituiscono la radice della percezione di sé.
La nascita, l’impatto col mondo esterno, i traumi
Il momento della nascita è l’iniziazione all’esistenza terrena. Se essa si svolge in modo traumatico per la madre e/o per il neonato, ciò lo impatta profondamente. E’ come un’equazione che si inscrive in lui, secondo la quale la vita sulla terra è sinonimo di sofferenza e dolore.
I vissuti dei primi anni di vita sono determinanti. A causa dei condizionamenti familiari, il bambino non incontra uno sviluppo armonico, ma cresce seguendo certi parametri considerati accettabili dall’ambiente di riferimento. Ne deriva una crescita parziale, che lascia inesplorata un’ampia parte del potenziale del giovane essere umano.
Si aggiungano i traumi intrinseci a tale divenire disarmonico, che vede il bambino passare attraverso fasi delicate e importanti dell’età infantile. Tutto ciò tra l’incomprensione dei genitori, a loro volta traumatizzati da piccoli e perciò impreparati. Non conoscono se stessi, perciò non possono conoscerlo. Non amano se stessi in modo incondizionato, perciò non possono amarlo per quello che è. Si sforzano di fare del loro meglio, ma ciò non è sufficiente perché il bambino si sviluppi armonicamente.
Ne abbiamo parlato in altra pagina a proposito delle cinque ferite. Dal concepimento all’adolescenza viene inserito automaticamente un programma di strutturazione della personalità. Al suo interno resta imprigionato il bambino interiore, inteso come l’istanza primaria degli impulsi, dei bisogni e dei movimenti spontanei.
Energie inespresse
Da tutto ciò è evidente che il bambino interiore è l’insieme di tutte le energie rimaste inespresse in età infantile. E’ il potenziale non riconosciuto e non sostenuto a manifestarsi e a fluire nella vita. Esso è il bambino che sei stato quando eri piccolo, con la sua storia personale vissuta in quella famiglia e con quei genitori. E’ allo stesso tempo anche il portale verso il bambino che avresti potuto essere. Ossia il potenziale intrinseco che ancora non si è rivelato per quello che è. Occorre amarlo e guarirlo per riconnettersi a quell’energia.
La fissazione
E’ un termine psicologico per indicare che non si è superata una fase dell’età evolutiva. Pertanto pur passando il tempo, si rimane inconsciamente legati a quel periodo e si tende ad attrarre situazioni ad esso inerenti. Ciò nel tentativo di superare quel momento e finalmente risolverne i contenuti traumatici.
- Un esempio classico è la fissazione orale. Accade quando la fase dell’allattamento è stata problematica, ci si è sentiti abbandonati dalla madre. Forse il suo seno non era accogliente o ci si è trovati in balìa dei sentimenti negativi di lei. Allora si rimarrà da qualche parte “fermi” a quel periodo, come se una parte della nostra energia non avesse poi avuto modo di andare oltre. Magari sei un adulto di 35 anni, ma dentro di te il tuo bambino interiore è rimasto fermo all’età di 1 anno. Invecchi, hai 50, 60 anni e più, e il bambino di un anno rimane fermo là. Non può crescere parallelamente al passare del tempo, non può, non ne ha gli strumenti perché non sei riuscito a amarlo e guarirlo. Il bambino interiore nell’adulto resterà, in questo caso, particolarmente sensibile alle tematiche orali e vulnerabile all’abbandono. Non crescerà finché non lo accompagneremo amorevolmente a risolvere la ferita e uscire da quella fase.
Tappe evolutive
L’età evolutiva è un percorso a tappe. Ciascuna di esse è contraddistinta dallo spontaneo sgorgare di determinate energie, che dovrebbero facilitare l’apprendimento di corrispondenti abilità. Esse sono inerenti:
- il fare,
- il sapere,
- l’essere.
Lo sviluppo armonico è quello che facilita di pari passo la crescita nell’area comportamentale, cognitiva, e in quella essenziale-esistenziale. Ciò non si verifica praticamente mai. Tutti noi abbiamo subito traumi e siamo stati sottoposti a condizionamenti. Essi hanno invalidato la nostra naturale capacità di crescere e prosperare in bellezza e pienezza, e di divenire quelli che potenzialmente siamo.
Un bambino, molti bambini interiori
Ciascuno di noi nasconde un bambino fissato ad una o più età. Vi è in ognuno di noi una fissazione predominante, ed è importante scoprire qual è. A tal fine è utile far riferimento al lavoro delle cinque ferite e come guarirle. Ma è solo un punto di partenza. Più si approfondisce il contatto col bambino interiore, più ci si addentra a conoscerlo. Si comprende così che dentro di sé ci sono più bambini interiori, simili a tante matrioske.
Il bambino interiore è un soggetto dinamico, dai mille volti. A seconda della situazione che ci si presenta oggi, si potrà percepire il proprio bambino interiore come un poppante, o un bambino in età scolare. O potrà apparirci attaccato al seno materno, galleggiante nell’oscurità nel pancione di mamma, o mentre piange disperato perché l’hanno sgridato al ritorno dalla scuola. Conoscerlo è accogliere tutti questi volti. Amarlo è accettarli tutti così come sono.
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Sfatare un luogo comune
Abbiamo visto che più l’infante trova negli adulti il supporto a comprendere i propri bisogni e a soddisfarli, più la crescita è armonica. Meno i genitori lo comprendono, meno lo accolgono nei suoi bisogni, meno ha occasioni per esplorare ed esprimere il suo potenziale. Le energie potenziali non manifestate, ricadono nell’inconscio e accedervi diverrà via via meno facile e immediato.
Cosa il trauma non è
E importante sottolineare che il trauma non è l’esperienza penosa di pochi esseri umani a cui è toccata una sorte triste e sfortunata. Tale era la credenza della psicologia tradizionale di matrice materialistica. Oggigiorno, vi sono ancora molte persone che ne sono convinte. Ciò ne rafforza l’immagine di “persone a posto”, contrapposta a chi, poveretto, deve andare dallo “strizza-cervelli” per cercar di rimediare alle proprie sventure. Ma il mondo contemporaneo, con i forti cambiamenti che porta, lancia all’essere umano la sfida di elevare la propria energia. Lo sollecita a diventare l’uomo nuovo, non più schiavo dell’ego, ma signore della propria energia, per il bene suo, dei suoi simili e del Pianeta.
Dalla psicologia tradizionale alla psicologia dell’Essenza
Il vecchio modello interpretativo psicologico è superato e lascia il posto alla “psicologia dei Buddha”. E’ l’ego in quanto tale la malattia. E’ la personalità, la mente condizionata, il fulcro della nevrosi. Ed è così per tutti, finché non ci liberiamo. L’esigenza di risolvere le problematiche dell’infanzia ormai non è più solo arduo compito di pochi, considerati “casi patologici”, ma è potenzialmente per tutti. Essa è per coloro che prendono sul serio l’esigenza interiore di conoscere se stessi in profondità, in ogni parte. Per guarire, integrare e diventare esseri umani, nel senso pieno del termine, risvegliati alla consapevolezza di sé. Porre attenzione al bambino interiore, conoscerlo, amarlo, guarirlo, è per il “risvegliando”, è per chi sta camminando verso la multidimensionalità.
Un nuovo concetto di trauma
Esistono infinite gradazioni nel livello di connessione e amore tra il bambino e il genitore, dal totale diniego d’affetto alla completa unità ed empatia. Nel primo caso, si parla di gravi patologie fisio-psichiche (come la malattia mentale conclamata o il grave disagio, la devianza comportamentale). Nel secondo caso, si tratta di genitori illuminati e pienamente consapevoli, che hanno guarito se stessi e accolgono un’anima molto evoluta.
La stragrande maggioranza degli esseri umani esperisce la fascia di mezzo tra questi estremi. Abbiamo avuto genitori che, in buona fede, hanno fatto del loro meglio, in base al livello evolutivo in cui si trovavano. Ma non hanno saputo rispondere a TUTTE le nostre esigenze, nel momento appropriato.
Trauma come base dell’ego
Nessuno può dare ciò che non ha, i genitori ci hanno dato ciò che avevano, ci hanno passato ciò che loro stessi hanno ricevuto. Talvolta hanno creduto di far bene dandoci ciò che loro avrebbero voluto per se stessi. Il semplice capire che hanno fatto del loro meglio non ci è sufficiente, non ci restituisce ciò che ci è mancato. E’ importante che ce ne rendiamo conto. Il nostro bambino interiore è lì, fa capolino dentro di noi a ricordarcelo. Quando questo lato della nostra personalità emerge, è per ricordarci che sta ancora aspettando ciò che non ha avuto. Da adulti, è nostra responsabilità dare al bambino interiore ciò di cui ha bisogno. Il bambino interiore è la parte di noi rimasta indietro.
E’ il detentore del nostro potenziale, di quell’energia che ancora non conosciamo. A suo tempo non abbiamo avuto l’opportunità di farne esperienza nel modo giusto per noi. Siamo venuti al mondo con essa, ERAVAMO quell’energia, ma l’abbiamo sviluppata solo parzialmente: abbiamo perduto la strada per ricontattarla nella sua pienezza. La crescita ha interessato alcune parti del corpo, della mente e delle emozioni. Ovvero non è stata integrale e armonica.
Trauma è ciò che separa dall’Essenza
Da bambini non abbiamo incontrato, nell’ambiente esterno e negli adulti di riferimento, una risposta totale alle nostre esigenze di crescita. Se la crescita fosse totale, non riuscireste a trovare, da adulti, una parte di voi rimasta bambina. Non la vedreste in voi stessi: sareste tutt’uno, e vi percepireste in tale unità, senza distinzioni. Non vi sarebbe separazione tra adulto e bambino, perché non avreste riscontro di una tale dualità. Invece, è esperienza comune imbattersi nella manifestazione del bambino che c’è in ognuno di noi e che ci chiede di amarlo.
Dunque, trauma è ciò che separa. Trauma è un impedimento al fluire dell’energia. E’ una barriera eretta tra noi e noi stessi, tra noi e il nostro io bambino. Chi ha la forza, la curiosità e la voglia di interessarsi al suo bambino interiore, e sta leggendo questo testo? Non è né l’adulto con patologie psichiche gravi, né l’adulto conformato ad un’esistere meccanico e inconsapevole. E’ invece l’adulto che sta cercando, che vuol migliorare il rapporto con se stesso e volersi bene. A questi è rivolto il presente lavoro.
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La funzione del bambino interiore nella psiche dell’adulto
Che cosa fa e che ruolo ha il bambino interiore nella vita dell’adulto? Qual’è il suo dono o messaggio per noi? Cosa vuole dirci? Che cosa ci fa con noi?
– è il depositario della nostra energia potenziale
– è il portatore dei bisogni primari
– è la chiave d’accesso al mondo della sensorialità, degli impulsi corporei e delle emozioni
– è la porta d’entrata nell’inconscio,
Il tuo bambino interiore possiede la chiave per accedere alla tua energia, all’immenso serbatoio di energia che possiedi, e che può manifestarsi con varie sfumature:
- vitalità,
- spontaneità,
- intraprendenza,
- gioco,
- vivacità,
- creatività,
- voglia di vivere
Se da adulti ci sentiamo spesso “senza energia”, o depressi, o se dobbiamo ricorrere continuamente alla forza di volontà, perché altrimenti le cose non funzionano… Se andiamo avanti per senso del dovere senza sapere cosa vogliamo, o se ci trasciniamo anziché vivere in pienezza, cosa ci manca? La chiave per entrare nella nostra energia e viverla direttamente. Ri-contattare consapevolmente il bambino interiore per amarlo e guarirlo è la via alla scoperta di essa.
Esigenze
Quali sono le nostre esigenze personali? Di che cosa abbiamo bisogno?
- Essere accuditi,
- essere amati,
- essere riconosciuti,
- essere benvenuti e accolti,
- essere circondati da un ambiente favorevole e propizio,
Sono alcuni bisogni che, in quanto esseri umani, non possiamo trascurare.
Da piccoli, era compito degli adulti provvedere per noi. Da adulti, il bambino interiore ci chiede di amarlo, ossia assumerci la responsabilità per noi stessi. Essere a contatto col bambino interiore ci rende più attenti e solleciti verso noi stessi, verso i bisogni reali. E’ la via verso l’imparare a prendersi cura di sé in ogni aspetto del vivere. Il bambino interiore ci ricorda di vivere la vita dei sensi, di aprirci alle esperienze sensoriali, di seguire il sentire.
I bambini amano muoversi, partono dall’apertura sensoriale per fare esperienza della realtà, e solo in seguito la elaborano mentalmente. Se da adulti tendiamo ad aggrapparci alla razionalità, a condurre una vita organizzata e interpretata dalla mente, verrà il momento in cui non ci basterà. Prevedere, gestire e controllare, alla lunga ci impoverirà e ci renderà incapaci di godere di ciò che abbiamo costruito.
Il bambino interiore è la parte vulnerabile, che ci aiuta ad accogliere la novità, a rimetterci in gioco, partendo da intuito e percezione spontanea. E’ quel luogo interiore che racchiude tutto ciò che non vogliamo vedere di noi stessi. Ciò che ci fa male, che influisce negativamente sul nostro presente e ci spinge in direzioni che non vogliamo.
Fiabe per grandi e piccini
Mostri, fantasmi e scheletri popolano uno scenario di paura che ha avuto origine nella nostra infanzia, la cui traccia è rimasta nel bambino interiore. Le fiabe per bambini sono costellate di storie in cui l’eroe sconfigge mostri ed esseri cattivi. Esse hanno la finalità di placare le paure del bambino, di infondere fiducia, sicurezza e conforto. Se da adulti siamo in preda a stati emotivi negativi come ansia, paura, panico, l’origine è sicuramente nella nostra infanzia. La via di guarigione non potrà prescindere da un confronto col bambino interiore e con i vissuti e i temi che racchiude.
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Bambino interiore e crescita personale
Stiamo percorrendo un cammino di crescita personale. Chi è che cresce? E’ forse la parte adulta? E’ forse la nostra anima o essenza? O è il bambino interiore? E’ il bambino interiore a crescere. E’ il bambino interiore il portatore di questa esigenza. Il bambino interiore racchiude in sé le energie inesplorate, che sono rimaste a livello di potenzialità e non si sono espresse. E’ ciò che come adulti avvertiamo come mancanza di qualcosa, così siamo spinti a cercare e ci mettiamo sulla via. Il bambino interiore, come tutti i bambini, desidera crescere.
Un piccolino che aspetta: conoscerlo
Sta aspettando da molto tempo, da quando eravate piccoli, di vivere dei lati della propria energia che non hanno trovato riconoscimento nell’ambiente familiare. Così, non potendo crescere, è rimasto lì, in attesa.
Non se ne va via dal tuo mondo interiore, non si trasforma solo per il fatto che, da adulto, non lo consideri. O non gli dai attenzione o non lo prendi troppo sul serio. Il bambino interiore rimane lì, dentro di te, in attesa di crescere, di emancipare ed evolvere tutta l’energia con cui sei venuto al mondo. Non si accontenterà della misera parte alla quale sei abituato. Potrà aspettare invano per tutta la vita, qualora tu perseveri nel non ascoltarlo.
Allora il bambino interiore, come fanno i bambini incompresi, si abituerà ad agire di nascosto, combinerà le marachelle a tua insaputa. E’ ciò che siamo soliti chiamare “sabotaggio” o “sequestro emotivo”. Oppure tenterà di far sentire la sua voce attraverso la somatizzazione, portando malesseri fisici di varia entità. Ciò ci mostra l’urgenza di guarirlo.
Il nocciolo dell’ego
Oppure, arriva il momento che tu lo prendi in considerazione, cominci a guardarlo: lì inizia il tuo vero itinerario di crescita personale. Ti rendi conto che la formazione che hai ricevuto da bambino o da ragazzo non è sufficiente a farti vivere una vita felice da adulto. Così sei pronto a colmare le mancanze e a dare al tuo bambino interiore la possibilità di crescere, che tanto desidera. Il bambino interiore è il nocciolo dell’ego: diventarne consapevoli è la via per utilizzare l’ego per evolvere.
Crescita personale, spiritualità ed evoluzione non possono avvenire senza un ego, non possono accadere contro l’ego. Devono necessariamente prenderlo in considerazione per realizzare l’unità. Ogni percorso di crescita personale che prescinda dal considerare il bambino interiore e la sua importanza, è un falso percorso. Non ti porterà molto lontano.
Alcuni di questi falsi percorsi sono proprio disegnati apposta per evitare di confrontare il bambino. Perciò non portano alla crescita vera, ma a una amena sosta in luoghi di “intrattenimento spirituale”, dove ancora una volta lavori con la mente. Magari crei con l’immaginazione un mondo interiore più bello, ma inutile e finto, perché disconnesso dalla tua energia genuina.
Resistenze nell’amarlo
Perché si tende a non voler vedere il bambino interiore? Per evitare di far emergere la sofferenza legata ai traumi infantili, che tutti abbiamo dentro di noi. A nessuno fa piacere entrare in quel luogo interiore popolato da mostri e fantasmi. Nessuno è privo di paure e resistenze nell’affrontare le ferite che si porta dentro. Ma confrontare quella sofferenza è il prezzo da pagare per liberarsi, per crescere veramente. Saremo così in grado di vivere una vita felice: la nostra!
A tutti farebbe piacere crescere senza sofferenza: da bambini l’avremmo voluto. Non immaginavamo che “diventare grandi” implicasse anche dolore. Ma fa parte della lezione da imparare in questa dimensione terrestre. Qui la luce e l’oscurità, la gioia e il dolore, fanno parte di un’unico disegno divino. Noi siamo qui per scoprirlo. Si rivela vivendo con consapevolezza ambedue gli aspetti.
Se da adulti ci illudiamo di percorrere un cammino di crescita dove sia tutto bello, facile, allora non abbiamo ancora capito cosa significa crescere. Se non siamo disposti a confrontare la sofferenza del bambino, perdiamo di vista la cosa più importante: l’energia bloccata dai traumi. Essa è l’aspetto apparentemente più oscuro. Finché non lo conosciamo. Ma una volta liberato e trasformato si rivela luminoso, in quanto ci conduce a ricostituire la nostra unità, con consapevolezza. E’ ciò che succede quando giungiamo a guarirlo.
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Impariamo a conoscerlo. Dove cercarlo?
Di che cosa è fatto il bambino interiore? In quale dimensione vive il bambino interiore? Dire che fa parte della nostra interiorità non spiega ancora nulla. Appartiene alla sfera mentale? O forse a quella spirituale? O è un prodotto della fantasia, dell’immaginazione?
Da quanto si è detto, emerge chiaramente che il bambino interiore non è un personaggio inventato. Non deve essere cercato con l’immaginazione, altrimenti si rischia di aumentare la dissociazione interiore tra adulto e bambino. E’ bene lasciar da parte la fantasia e l’interpretazione, se si vuole comprendere veramente ciò che c’è dentro di sé.
Il bambino interiore appartiene alla sfera psichica, mentale, emotiva e corporea. Se lo vuoi osservare più da vicino, dovrai prendere consapevolezza dei fenomeni che accadono continuamente su questi piani.
3 livelli per guarirlo
Piano corporeo
- Come abbiamo accennato, le memorie cellulari si depositano nel corpo assai precocemente, influenzando lo sviluppo successivo. L’ascolto del bambino interiore dunque non può prescindere dalla percezione di ciò che c’è nel corpo. Qualunque cosa senti nel corpo ha a che fare col bambino interiore, è relazionata ad esso. Può trattarsi di dolore, piacere, fastidio, caldo, freddo, prurito, tensione, mollezza…. Tutta la nostra storia personale è scritta nel corpo, che non mente mai. Lavorare su di sé è lavorare sul corpo, imparare ad ascoltarlo con pazienza e neutralità, con apertura. Dobbiamo usare quella buona disposizione che avreste con un bambino piccolo e indifeso. Ascoltare il corpo ci rende consapevoli del fatto che il bambino interiore è lì. Non abbiamo bisogno di cercarlo altrove, né di costruirlo, perché esso vibra nel corpo, in ogni momento.
Livello mentale
- Il bambino interiore è un attore nel nostro scenario interiore, che è una sorta di palcoscenico. In esso si contrappongono i due personaggi del bambino interiore e del superego. Lo si può osservare facendo attenzione al dialogo interiore, che è la punta dell’iceberg dei nostri conflitti interni. La mente è una strada molto trafficata. Se si inizia a notare chi sta parlando, cosa dice, e chi gli sta rispondendo…. Non si potrà fare a meno di accorgersi delle due fazioni e di quali argomentazioni portano avanti. Osservare è utile perché inizia a creare un distacco tra te e questa babele, permettendo la comprensione della natura del dialogo stesso. Il “dialogo delle voci”, l’analisi transazionale e le costellazioni interne sono alcuni strumenti che possono agevolare tale indagine.
Piano emotivo
- Il bambino interiore è coinvolto nel movimento emotivo. Quando hai paura o sei arrabbiato, c’è di mezzo lui. Connettere le emozioni alla loro origine traumatica è un inizio di auto-terapia molto efficace. Per esempio, è utile notare che l’emozione scaturita da una situazione presente non è ad essa commisurata, ma è carica di vissuti passati. Essi sono stati semplicemente richiamati da quel fatto contingente. Ciò succede quando qualcuno “preme il bottone” e tu salti su e reagisci brutalmente, oppure ti reprimi con la sensazione di ingoiare un rospo. In ambedue i casi, sei sotto sequestro emotivo. Il tuo bambino interiore ha preso il sopravvento, tu non sai rispondere da adulto, in maniera appropriata, a quella situazione. Così e combini un pasticcio, o ai danni di altri, o a danno di te stesso.
L’ascolto del corpo, l’osservazione della mente, la presenza nelle situazioni di relazione sono i tre punti di partenza verso la consapevolezza del bambino interiore.
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Che cosa il bambino interiore NON E’
Oggigiorno il tema è trattato in vari ambiti riconducibili alla crescita personale: troverete libri e percorsi di coaching, di psicologia, di risveglio, ecc… Sfortunatamente, il fraintendimento regna sovrano. Lo si può vedere anche solo scorrendo i sottotitoli di molte pubblicazioni. Esse definiscono il bambino interiore come la parte più autentica, l’anima, il Cuore, ecc… Pretendendo di conoscerlo, amarlo e guarirlo.
Non è Essenza
In verità, il bambino interiore NON E’ la parte più autentica di noi, non è l’essenza, non è l’anima e non è il vero SE’. Questo purtroppo è un equivoco molto diffuso, ed ha ispirato testi e percorsi divenuti anche molto famosi. Chi li segue non va molto in là nell’evoluzione. Non arriverà né a guarire il bambino interiore, né a scoprire il SE’. Dire che il bambino interiore è la parte più vera di noi è schierarsi con il bambino a scapito dell’adulto e del genitore. E’ preferire il lato emotivo della vita a scapito di quello razionale e anche di quello spirituale e animico. E’ rimanere attaccati al piacere, a mamma, è confondere la dimensione affettiva con quella spirituale.
Non è l’Anima
Certamente il bambino interiore dimora in uno spazio più profondo di quello della mente. Ecco perché è facile confondere le cose e scambiare i fenomeni emotivi con la spiritualità. Quando si contatta qualcosa di più vibrante della mente piatta a cui si è assuefatti, è facile rimanere abbagliati. E’ facile mettere in un gran calderone emozioni, qualità dell’anima, visualizzazioni, ecc… Ma è ancora il bambino interiore che ha in mano la situazione, e che non vuol saperne di crescere e di guarire.
In altre parole, si rimane all’interno delle strutture dell’ego, il lavoro sul bambino interiore è fatto dal bambino interiore stesso. Il quale viene idealizzato come se fosse una parte di sé perduta che si deve recuperare per tenersela stretta. Si crede che così si possa essere felici e vivere delle sue “emozioni positive”. E’ una prospettiva che falsa il lavoro su di sé. Semplicemente sposta il polo di riferimento dall’adulto “tutto intelletto” al bambino interiore “tutto sentimento”. Ma la sostanza non cambia e non si ha una vera trasformazione.
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Una poesia………
BAMBINO INTERIORE
non è la tua parte più autentica
né la tua Essenza
non è il tuo vero SE’
Ma pensare che il bambino interiore
sia CHI SEI veramente,
ti rivela quanto bisogno ci sia di guarirlo.
Quando lo contatti veramente,
ti rendi conto che il bambino non sei TU,
e che TU sei il Solo che lo può guarire.
– Renata –
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Guarirlo: una mappa per la trasformazione
Immaginiamo l’interiorità come una sfera, un intero suddiviso in vari settori. Dal più esterno al più interno, troviamo:
- La mente, con i suoi vari strati. Il più superficiale è il chiacchiericcio che accade in automatico in continuazione. Un po’ più in profondità vi è l’intelletto inteso come capacità di linguaggio, di ragionamento e di comunicazione.
- Le emozioni: l’energia in movimento. E’ avvertibile come colorazione in tutta la gamma degli stati d’animo, compresa l’ansia e l’agitazione. Un po’ più in profondità ci sono le emozioni più intense e più definite, come tristezza, vergogna, colpa. Ancora più sotto, le emozioni primarie, che sono solo due: paura e rabbia.
- Il nucleo più profondo. L’Essenza, con le sue qualità luminose. Fra di esse vi sono la gioia, l’amore, la pace, il silenzio, la forza, la consapevolezza. Esse NON sono emozioni, ma sostanze dell’Essere. E non sono ancora propriamente il SE’, il quale è per sua natura, OLTRE. Chi infatti si addentra in esse, troverà prima o poi il Vuoto, il Nulla. Esso diventa esperibile allorché superiamo e integriamo i temi e le energie degli strati della personalità. Ed anche i corrispondenti strati essenziali.
Cerchi concentrici
I primi due livelli, mente ed emozioni, sono fenomeni della personalità, dell’ego. In essi incontriamo il bambino interiore con tutte le sue problematiche. Esse sono legate alle ferite che ha subito e alle energie che non ha potuto a suo tempo esprimere. Anche incontriamo le strategie che nel tempo si sono sedimentate come meccanismo atto ad evitate la sofferenza e a sopravvivere.
Il terzo livello, l’Essenza, non appartiene più alla sfera dell’ego, ma a quella spirituale. Infatti le energie che la costituiscono sono incondizionate. Tu sei venuto al mondo CON esse, erano con te quando sei nato, e sono con te tuttora. Il fatto che non vivi a contatto con le qualità essenziali, non significa che siano perdute o assenti. Sono solo sepolte.
Strati e strati di condizionamenti e di bugie hanno la funzione di evitare di sentire la sofferenza delle ferite primarie. Ma così si evita anche di percepire la bellezza e l’autenticità dell’Essenza.
Possibili fraintendimenti
E’ naturale che chi contatta il bambino interiore, andando a sbloccare e sciogliere sofferenze antiche, si trovi poi a cospetto di realtà interiori luminose, leggere. Prova così un senso di sollievo, di espansione. Potrà incontrare la pace, la vitalità, l’amore, e molto altro. Ma è importante comprendere che queste energie sono frutto della trasformazione, non fanno più parte del bambino interiore. Quando lui è guarito, è naturale integrarlo. Allora sparisce come bambino, e diventa ciò che da bambino avresti voluto diventare: un essere umano consapevole. In esso bambino, adulto e genitore sono armoniosamente integrati.
Bagliori dell’Essere
Il bambino interiore dimora nella sfera dell’ego come in un limbo. E’ una sorta di “purgatorio” nel quale attende di essere preso in considerazione e purificato. Rinascere è aprire consapevolmente la porta dell’Essenza. Accettando anche di lasciarsi alle spalle il bambino interiore e le esperienze che hanno accompagnato la sua trasformazione. Il bambino interiore è il nostro più prezioso alleato nell’evoluzione. Infatti possiede quelle qualità tipiche dei bambini, come la totalità, la spontaneità, l’apertura, la curiosità, la voglia di tuffarsi nelle avventure più inusuali. Sono caratteristiche preziose nel viaggio di liberazione dai condizionamenti e di guarigione delle ferite d’infanzia.
Ma sono passeggere e non è corretto fermare la propria crescita attaccandosi al loro recupero. E’ certamente un momento di celebrazione ricontattarle e servirsene nel cammino di auto-guarigione. Ma se si è veramente intenzionati a guarire fino in fondo, a lasciar andare il passato e a cambiare vita, bisogna continuare ad osservare. Solo così non si abbandona il processo finché non si è completamente liberi. Allora il bambino sarà solo un dolce ricordo. Si potranno pronunciare le parole “Hai un buon posto nel mio cuore” con gratitudine. Onorandolo per il supporto dato e per esser stato capace di attendere tanto a lungo la nostra attenzione e il nostro amore.
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Quando guarirlo? Come guarirlo?
In poche righe ho accennato al lavoro di molti anni, forse di molte vite. Contattare il bambino interiore è relativamente semplice, se si è animati dal sincero intento di conoscere più da vicino se stessi. Si tratta di fare esperienza di qualcosa che va aldilà della mente adulta. Ma la difficoltà sopraggiunge quando il gioco si fa duro, ossia quando si passa dal primo approccio al lavoro vero. Il che implica il passaggio dalla sofferenza delle ferite alla luce della consapevolezza e dell’amore incondizionato.
Pazienza e fiducia
Come per i bambini ci vuol pazienza, altrettanto per stabilire una relazione di fiducia con il bambino interiore è necessaria autorevolezza, dolcezza, costanza. Teniamo sempre presente che abbiamo a che fare con un bambino un po’ particolare, che può alternare momenti di apertura e altri di chiusura. Si è sentito ferito a suo tempo, ed oggi fa fatica a venir fuori per quello che è e a fidarsi di noi. Ecco perché ci vuol tempo, ascolto, calma. Anzi, succede che proprio l’aver a che fare col bambino interiore ci mette nella posizione più favorevole per attingere a queste risorse dentro di noi. Senza le quali sarebbe impossibile relazionarsi con lui.
Intraprendere un cammino di auto guarigione del bambino interiore da soli può non esser facile. Ciò perché il tema è spinoso e la strada irta di difficoltà. Ma esistono occasioni di fare passi da gigante in breve tempo. Occasioni di essere sostenuti da chi ha fatto il lavoro prima e con svariati mezzi e metodologie. GUARIRE LE RADICI è tra queste. Per maggiori informazioni, non esitate a contattarci.
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di dott.ssa Renata Rosa Dwija Ughini
Copyright – tutti i diritti riservati in perpetuo –
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Il paradosso del corpo
Abbiamo detto che l’essere umano dall’infanzia in poi cresce fisicamente e diventa adulto solo in parte. Se fa affidamento alla biologia, alla famiglia e alla società, dai 18 anni in poi egli appare adulto. Ma solo da un punto di vista anagrafico, fisico e formativo. Sui documenti che ne attestano l’identità, si legge la data di nascita, si legge che è maggiorenne. Intorno a quell’età o poco dopo, si conclude il corso di studi che lo abilita ad esercitare una qualche professione.
Incongruenze
L’immagine esterna del suo corpo fa pensare che egli abbia completato lo sviluppo corporeo. Si presume che sia pronto ad affrontare la vita nel mondo provvedendo ai bisogni primari e facendo le proprie scelte in autonomia. Ed è proprio questo l’equivoco maggiore. L’immagine esteriore trae in inganno sia lui/lei che gli altri. Si crede che effettivamente il bambino o la bambina sia cresciuta e si sia trasformata in un giovane uomo/in una giovane donna.
La realtà dei fatti mostra che non è così. Non è sufficiente crescere in età e in statura. E nemmeno evidenziare i caratteri sessuali secondari propri di un uomo o di una donna. Non basta per aver completato il percorso da bambino a adulto. Nel corpo fisico ormai adulto, sopravvive il corpo energetico-emotivo del bambino. E’ ciò che chiamiamo “bambino interiore”.
All’inizio del lavoro su se stessi su questo tema, si pensa che il bambino interiore sia una proiezione incorporea. Lo si crede un’immagine mentale riferita al passato. Da un certo punto di vista è così. Infatti, la fissazione è quel fenomeno per cui si è vincolati emotivamente ad uno stadio evolutivo infantile che non abbiamo superato.
Il corpo è il bambino interiore
Ma se si vuole accedere a quel livello di lavoro interiore in cui si realizza l’alchimia della trasformazione, occorre aprirsi al paradosso. Quel corpo che siamo soliti considerare “da adulti”, in verità è il bambino. Bisogna andare oltre le apparenze. Il corpo fisico nella forma può presentarsi come un corpo adulto. Sembianza, statura, massa, fisionomia, danno da pensare che si stratta di un adulto e non di un bambino.
Ma nella sostanza, esso non possiede la maturità necessaria per sostenere la vita di adulti. Nella sostanza, è come un frutto acerbo. Non perché non lo alleniamo o non facciamo abbastanza palestra o sport, ma perché il flusso dell’energia in esso non scorre armonicamente. La ragione è semplice. Le memorie cellulari tengono gran parte dell’energia fissata in blocchi formatisi nel passato, in posture interiori non propedeutiche all’espansione della vita. Si potrebbe dire che il corpo di un adulto condizionato è adulto solo apparentemente, mentre energeticamente è bambino.
Esempi
Lo si può notare da particolari espressivi quali lo sguardo e il timbro della voce. Sono elementi che si situano al confine tra il corpo e l’anima. Gli occhi sono lo specchio dell’anima, e lo sguardo di un adulto-bambino può essere talvolta molto infantile. Oscilla tra l’inespressivo e l’immaturo a seconda degli stimoli esterni con cui si trova a confronto. La voce può risultare stridula, superficiale, stonata, e in generale male impostata, o proveniente dalla gola e non dalla pancia, che ne risulta esclusa.
Gradualità nel guarirlo
Di qui l’importanza di un lavoro sul bambino interiore che coinvolga il corpo, tutto il corpo. Dapprima è necessario il supporto di un esperto, un facilitatore olistico e spirituale. Poi col tempo si può procedere da soli, in autonomia. Tale lavoro, se ben condotto, con dedizione e pazienza, porta a grandi risultati: il corpo diverrà adulto a tutti gli effetti. Si diventa adulti quando il corpo è adulto sia biologicamente che energeticamente. A quel punto il bambino interiore è confluito nell’adulto e si è pronti anche per il viaggio spirituale. Così da fiorire come esseri umani e manifestare ciò per cui abbiamo scelti di essere qui sulla Terra.
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La bioenergetica e le meditazioni attive
Sono tra gli strumenti più efficaci per questo tipo di lavoro. I fondatori della bioenergetica (Reich, Lowen) ben intuirono i blocchi dell’energia nel corpo e le loro origini nei vissuti d’infanzia. Partendo da una analisi meticolosa delle tipologie strutturali della personalità, ravvisabili nel corpo, sperimentarono percorsi terapeutici di liberazione.
Le loro scoperte sono tuttora valide, soprattutto se integrate in una visione più ampia e attuale, nella prospettiva della psicologia dell’Essenza o psicologia dei Buddha. Le meditazioni attive di Osho partono dall’approccio reichiano, e vanno oltre, coinvolgendo il soggetto in una esperienza di auto guarigione potente. Questi lavori, se ben condotti, aprono ad una consapevolezza precisa del bambino interiore in noi stessi. E’ possibile vedere direttamente a che punto siamo, in che condizione è il bambino interiore, cosa fa. Anche è possibile vedere e a che livello siamo noi nell’aiutarlo a crescere, a superare i suoi blocchi. Gradualmente perdiamo quell’identificazione tra corpo e immagine esterna pseudo-adulta. Essa è alla base della scissione tra adulto e bambino Riacquistiamo così la naturalezza del corpo come laboratorio dell’Anima. E’ il contenitore dell’energia in continuo movimento di trasformazione.
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APPROFONDIMENTI
“Bagliori di un’infanzia dorata“ OSHO
Un libro meraviglioso sul bambino di un grande Maestro
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