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BAMBINO INTERIORE: CONOSCERLO, AMARLO, GUARIRLO.

L’io bambino: un aspetto fondamentale della crescita personale

BAMBINO INTERIORE

Chi è? Cosa ci fa un piccolo bambino in ognuno di noi? Scopriamolo insieme!

Stai camminando su un sentiero evolutivo?

Sei rivolto all’intento di migliorare te stesso?

Cerchi la guarigione fisica e/o emotiva?

Ti stai prendendo cura di te contemplando vari aspetti del tuo essere?

Stai cercando di star bene con te e con gli altri?

Bene, allora nel corso del tuo cammino non potrai non incontrare un personaggio molto speciale: il tuo bambino interiore, o la tua bambina interiore. Stiamo per conoscerlo insieme.

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Scoprire il bambino interiore. Perché?

Chi si interessa al bambino interiore, di solito è su un cammino evolutivo che lo sta portando a considerare delle realtà interiori prima impensabili o sconosciute. Il bambino interiore è tra queste. Approfondire la conoscenza di se stessi implica incontrarlo, guarirne gli aspetti oscuri e problematici e accoglierne quelli luminosi. Sì, perché il bambino interiore, come tutti i bambini del mondo, è in crescita, e crescere significa cambiamento, trasformazione. Questa pagina nasce dall’intento condiviso di molti di Voi lettori, di mettere il bambino interiore in primo piano e farne conoscenza.

 

 BAMBINO INTERIORE CORSO – SEMINARI

GUARIRE LE RADICI

con Renata e Asimo

CONTATTACI

Prossime date 2020

30 aprile – 1 maggio

30 ottobre – 2 novembre

 

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Il bambino interiore: chi è?

Il bambino interiore è uno dei principali personaggi o componenti psichiche presenti nella nostra interiorità. E’ del tutto simile ad un bambino in carne ed ossa, ne possiede le stesse movenze, ha le caratteristiche tipiche di quell’età, in tutto e per tutto le esigenze di un bambino. Ciò che lo differenzia dal bambino “reale” è che il bambino interiore è vivo solo dentro di noi, che siamo adulti. Siamo cresciuti nel corpo, anno dopo anno anagraficamente siamo diventati grandi, ma una parte di noi è rimasta bambina. Essa si può intravedere se incominciamo ad osservare più attentamente noi stessi e gli altri. Pian piano scopriremo che l’immagine dell’adulto è punteggiata di particolari che rimandano al bambino, come se si trattasse di immagini sovrapposte, che di continuo si trasferiscono l’una nell’altra. Può trattarsi di uno sguardo, di un comportamento, di un insieme di modi di fare e di relazionarsi.

Vi sarà capitato di notare questa parte bambina in voi stessi e/o negli altri. Si è soliti dire: “Sei rimasto un bambino” oppure: “Che bambinone!” “Sei un bimbo cresciuto” “Sei come una bambina”, ecc…. Cosa si intende dire? Evidentemente, il diventare adulti è un processo che non coinvolge tutta quanta la nostra psiche, ma solo una parte. Dal momento del concepimento inizia il nostro viaggio di crescita: cresci e da embrione diventi feto, nasci e sei un bimbo, poi qualche anno dopo da bambini diventiamo adolescenti e poi da adolescenti diveniamo adulti. Da adulti possiamo accorgerci che il bambino è ancora presente, non è stato superato completamente.

Anche la persona apparentemente più matura e sicura di sé, reca in sé il bambino o la bambina, e la manifesta nei modi e nei contesti più impensati. Non vi è al mondo persona che non nasconda in sé il proprio bambino interiore. Il fatto che molti non lo notino, non significa che non ce l’abbiano.

Un bambino dentro di noi qui nel presente

Se siamo attenti, notiamo che non si tratta di un ricordo di come eravamo nel passato, non si tratta della rievocazione di cose successe durante la nostra infanzia, tutt’altro: il lato bambino della nostra personalità è qualcosa che emerge nel presente, che vive nel presente. Si tratta dunque di un elemento dinamico della nostra psiche, che ci accompagna costantemente: può capitare che per un arco di tempo più o meno lungo tu non ne avverta la presenza, o perché non te ne accorgi, o perché la tua attenzione è assorbita dalla mente adulta e dai suoi affari. In ogni caso, in ciascuno di noi c’è un piccolo bambino, che possiede tutte le caratteristiche e le qualità dei bambini.

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Dichiarazione di Copyright: questa pagina è stata scritta dalla dott.ssa Renata Rosa Dwija Ughini. Viene condivisa allo scopo di facilitare l’accesso a insegnamenti di lavoro su di sé. VIETATO copiare e copincollare testo o pezzi di testo su altri siti senza l’esplicito consenso scritto dell’autrice. Questo sito è protetto da Copyscape.

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I bambini e le bambine “esteriori”

Osservare i bambini “esteriori”, i bambini e le bambine intorno a noi, osservare i nostri figli, nipoti e vicini di casa, interagire con i bambini che incontriamo nella vita di tutti i giorni, è assai utile per approcciare efficacemente il lavoro sul proprio bambino interiore. Relazionarci ai bambini e alle bambine con la disponibilità ad apprendere da loro, ci rende evidente che tutti i bambini di questo mondo hanno potenzialità e bisogni.

  • – potenzialità

L’essere umano viene al mondo con una sua propria energia, unica, che lo contraddistingue e che continuerà a emanare tratti originali durante tutta la crescita: è il suo potenziale, un immenso serbatoio di energia, pronta per manifestarsi. Il bambino è quell’energia, si muove con essa: se osservi un bambino, noti la sua spontaneità, il suo entusiasmo, la sua vitalità, è instancabile. Spesso si dice che i bambini hanno più energie degli adulti: al termine di una giornata intensa, dopo aver fatto di tutto, aver camminato, corso, giocato, socializzato, gli adulti sono stanchi e hanno bisogno di ritirarsi, i bambini hanno ancora voglia di celebrare e mettersi in gioco. La loro energia è inesauribile, perché sono in pieno contatto con il loro potenziale.

  • – bisogni

Così come sono connessi al potenziale, i bambini lo sono ai loro bisogni. Sanno in ogni momento cosa vogliono, e quando non lo sanno, provano a dirigersi in una qualche direzione, e vedono cosa succede: se è gratificante per loro, ci rimangono, se no, l’abbandonano e cambiano gioco, coinvolgendosi in una nuova avventura. La loro connessione alla propria energia è evidente nel seguire gli impulsi corporei, i quali segnalano di cosa c’è bisogno. Sono naturalmente curiosi e aperti, disponibili all’esperienza. Tutti i bambini vogliono crescere, vogliono diventare grandi e entrare nel mondo degli adulti. I bisogni li sostengono ad andare in quella direzione, e attraverso l’appagamento dei bisogni il bambino cresce. Per esempio, per un neonato l’appagamento totale è saziare la fame poppando e nutrirsi dell’amore proveniente dal seno della madre, un’esperienza che fa crescere non solo il suo corpicino, ma anche il suo senso di fiducia, base dell’identità per tutto il suo percorso di vita successivo. 

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Il bambino interiore nei bambini

Mi è capitato di notare che il bambino interiore è già presente nei bambini. Molti di loro manifestano di avere un bambino più piccolo dentro se stessi. Vediamone qualche esempio:

  • un bambino di 6 anni che imita il fratellino piccolo e si attacca al seno di mamma o cerca il ciuccio;
  • un bambino di 8 anni che gioca con bimbi più piccoli di lui usando un linguaggio e un comportamento da bimbo piccolo;
  • un bambino di 7 anni che è considerato responsabile e posato dagli adulti di riferimento, e che improvvisamente si mette a fare i capricci per un nonnulla.

In genere i bambini sono più inclini a imitare i grandi e a evitare di mostrare atteggiamenti da bimbi piccoli, tuttavia, se ciò accade, non deve essere giudicato negativamente dai genitori né creare allarmismo, perché è segno che la parte rimasta indietro sta venendo fuori per esprimersi, esser vissuta ed integrarsi in un contesto più maturo. Se un bambino di 10 anni vuole ancora in certe sere andare a letto con il suo orsacchiotto, non gli va negato “Perché ormai è grande”, ma va capito nella sua esigenza di tenere vicino a sé il suo oggetto transizionale, che gli serve a richiamare la presenza della madre buona e a placare paura e ansia. Gli adulti che lavorano su di sé nella direzione di riconoscere il proprio bambino interiore, capirlo, sanarlo, di solito sono maggiormente comprensivi nei confronti dei propri figli, e imparano a vedere il bambino interiore in essi, a comprenderlo e ad amarlo. Ciò è estremamente vantaggioso per i figlioletti, che possono così già a quell’età integrare parti di sé rimaste indietro, e crescere in modo più armonico.

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Le origini

Per chi volesse approfondire questo aspetto, che è assai ampio, consigliamo il libro “Conosci Te Stesso – appunti per il viaggio di ritorno-” di Asimo Caliò Roberto, il cui capitolo 9′ è interamente dedicato alla formazione dell’ego e della personalità partendo dall’infanzia. Potete trovare il testo alla sezione “Libri” di questo sito.

Sin dal concepimento

Il bambino interiore si forma assai presto, le sue basi si gettano fin dal concepimento, quando il nascituro eredita a livello cellulare il corredo genetico ed energetico della madre e del padre, nonché di tutto l’albero genealogico, che lo orienta ad entrare nell’avventura dell’incarnazione secondo certe tendenze, escludendone altre, le quali incominciano così a costituire la base di quello che sarà il suo inconscio. Tale embrionale impronta entra a far parte del corpo fisico a livello cellulare e ne dirige lo sviluppo, unitamente alle esperienze che il feto vive, nel suo rapporto simbiotico col ventre materno, col quale si percepisce tutt’uno. Il livello energetico della madre, i suoi pensieri, le sue sensazioni, il suo atteggiamento verso se stessa e verso la vita che porta in grembo, costituiscono la radice della percezione di sé nel piccolo essere che sta per venire alla luce.

La nascita, l’impatto col mondo esterno, i traumi

Il momento della nascita è l’iniziazione all’esistenza terrena, e se essa si svolge in modo traumatico per la madre e/o per il neonato, ciò lo impatta profondamente, come un’equazione che si inscrive in lui, secondo la quale la vita sulla terra è sinonimo di sofferenza e dolore. I vissuti dei primi anni di vita sono determinanti: a causa dei condizionamenti familiari, il bambino non incontra uno sviluppo armonico, ma cresce seguendo certi parametri considerati accettabili dall’ambiente di riferimento; ne deriva una crescita parziale, che lascia inesplorata un’ampia parte del potenziale del giovane essere umano. Si aggiungano i traumi intrinseci a tale divenire disarmonico, che vede il bambino passare attraverso fasi delicate e importanti dell’età infantile, tra l’incomprensione e l’ignoranza assoluta dei genitori, a loro volta traumatizzati da piccoli e perciò impreparati a sostenerlo e a guidarlo nel rispetto delle sue esigenze e caratteristiche. Ne abbiamo parlato in altra pagina a proposito delle cinque ferite: dal concepimento all’adolescenza viene inserito automaticamente un programma di strutturazione della personalità, all’interno del quale resta imprigionato il bambino interiore, inteso come l’istanza primaria degli impulsi, dei bisogni e dei movimenti spontanei.

Energie inespresse

Da tutto ciò è evidente che il bambino interiore è l’insieme di tutte le energie rimaste inespresse in età infantile, è il potenziale non riconosciuto e non sostenuto a manifestarsi e a fluire nella vita, è il bambino che sei stato quando eri piccolo, con la sua storia personale vissuta in quella famiglia e con quei genitori, ed è allo stesso tempo anche il portale verso il bambino che avresti potuto essere, ossia il potenziale intrinseco che ancora non si è rivelato per quello che è.

La fissazione

E’ un termine psicologico per indicare che non si è superata una fase dell’età evolutiva, pertanto pur passando il tempo, si rimane inconsciamente legati a quel periodo e si tende ad attrarre situazioni ad esso inerenti, nel tentativo di superare quel momento e finalmente risolverne i contenuti traumatici.

  • Un esempio classico è la fissazione orale: se la fase dell’allattamento è stata vissuta male, se ci si è sentiti abbandonati dalla madre, se il suo seno non era accogliente o ci si è trovati in balìa dei sentimenti negativi di lei, si rimarrà da qualche parte “fermi” a quel periodo, come se una parte della nostra energia non avesse poi avuto modo di andare oltre. Magari sei un adulto di 35 anni, ma dentro di te il tuo bambino interiore è rimasto fermo all’età di 1 anno; invecchi, hai 50, 60 anni e più, e il bambino di un anno rimane fermo là; non può crescere parallelamente al passare del tempo, non può, non ne ha gli strumenti. Se non viene aiutato a guarire, il bambino interiore nell’adulto resterà, in questo caso, particolarmente sensibile alle tematiche orali e vulnerabile all’abbandono. Non crescerà finché non verrà accompagnato amorevolmente a risolvere la ferita e uscire da quella fase.

L’età evolutiva è un percorso a tappe, ciascuna delle quali è contraddistinta dallo spontaneo sgorgare di determinate energie, che dovrebbero facilitare l’apprendimento di corrispondenti abilità, inerenti:

  • il fare,
  • il sapere,
  • l’essere.

Lo sviluppo armonico è quello che facilita di pari passo la crescita nell’area comportamentale, cognitiva, e in quella essenziale-esistenziale. Ciò non si verifica praticamente mai. Tutti noi abbiamo subito traumi e siamo stati sottoposti a condizionamenti che hanno invalidato la nostra naturale capacità di crescere e prosperare in bellezza e pienezza, e di divenire quelli che potenzialmente siamo.

Un bambino , molti bambini interiori

Ciascuno di noi nasconde un bambino fissato ad una o più età. Vi è in ognuno di noi una fissazione predominante, ed è importante scoprire qual è. A tal fine è utile far riferimento al lavoro delle cinque ferite e come guarirle. Ma è solo un punto di partenza. Più si approfondisce il contatto col proprio bambino interiore, più si comprende che dentro di sé ci sono più bambini interiori, simili a tante matrioske. Il bambino interiore è un soggetto dinamico, dai mille volti: a seconda della situazione che ci si presenta oggi, si potrà percepire il proprio bambino interiore come un poppante, o un bambino in età scolare; potrà apparirci attaccato al seno materno, galleggiante nell’oscurità nel pancione di mamma, o mentre piange disperato per esser stato sgridato al ritorno dalla scuola.

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Sfatare un luogo comune

Abbiamo visto che più l’infante trova negli adulti l’aiuto e il supporto a comprendere i propri bisogni e a soddisfarli, più la crescita è armonica e in sintonia col potenziale. Meno viene compreso, sostenuto e incoraggiato dai genitori, meno viene ascoltato e accolto nei suoi bisogni specifici, meno ha occasioni per esplorare ed esprimere il suo potenziale. Le energie potenziali non manifestate, ricadono nell’inconscio e accedervi diverrà via via meno facile e immediato.

Dalla psicologia tradizionale alla psicologia dei buddha

A questo punto, è importante sottolineare che il trauma non è l’esperienza penosa di pochi esseri umani a cui è toccata una sorte triste e sfortunata. Tale era la credenza della psicologia tradizionale di matrice materialistica. Oggigiorno, vi sono ancora molte persone che ne sono convinte. Ciò rafforza la loro immagine di sé di “persone a posto”, contrapposta a chi, poveretto, deve andare dallo “strizza-cervelli” per cercar di rimediare alle proprie sventure. Ma il mondo contemporaneo, con i forti cambiamenti che porta, lancia all’essere umano la sfida di elevare la propria energia, di diventare l’uomo nuovo, non più schiavo dell’ego, ma signore della propria energia, per il bene suo, dei suoi simili e del Pianeta. Il vecchio modello interpretativo psicologico è superato e lascia il posto alla “psicologia dei buddha”. E’ l’ego in quanto tale la malattia. E’ la personalità, la mente condizionata, il fulcro della nevrosi. Ed è così per tutti, finché non ci liberiamo. L’esigenza di risolvere le problematiche dell’infanzia ormai non è più solo arduo compito di pochi, considerati “casi patologici”, ma è potenzialmente per tutti, e di fatto viene colta da coloro che prendono sul serio l’esigenza interiore di conoscere se stessi in profondità, in ogni parte, per guarire, integrare e diventare esseri umani, nel senso pieno del termine, risvegliati alla consapevolezza di sé. Porre attenzione al bambino interiore, conoscerlo, contattarlo, sanarlo, amarlo, è per il “risvegliando”, è per chi sta camminando verso la multidimensionalità.

Un nuovo concetto di trauma

Esistono infinite gradazioni nel livello di connessione e amore tra il bambino e il genitore, dal totale diniego d’affetto alla completa unità ed empatia: nel primo caso, si parla di gravi patologie fisio-psichiche (come la malattia mentale conclamata o il grave disagio, la devianza comportamentale); nel secondo caso, si tratta di genitori illuminati e pienamente consapevoli, che hanno guarito se stessi e accolgono un’anima molto evoluta. La stragrande maggioranza degli esseri umani esperisce la fascia di mezzo tra questi estremi: abbiamo avuto genitori che, in buona fede, hanno fatto del loro meglio, in base al livello evolutivo in cui si trovavano, ma che non hanno saputo rispondere a TUTTE le nostre esigenze, nel momento appropriato.

Nessuno può dare ciò che non ha, i genitori ci hanno dato ciò che avevano, ci hanno passato ciò che loro stessi hanno ricevuto, talvolta hanno creduto di far bene dandoci ciò che loro avrebbero voluto per se stessi. Il semplice capire che hanno fatto del loro meglio non ci è sufficiente, non ci restituisce ciò che ci è mancato, ed è importante che ce ne rendiamo conto. Il nostro bambino interiore è lì, fa capolino dentro di noi a ricordarcelo. Quando questo lato della nostra personalità emerge, è per ricordarci che sta ancora aspettando ciò che non ha avuto. Da adulti, è nostra responsabilità dare al bambino interiore ciò di cui ha bisogno. Il bambino interiore è la parte di noi rimasta indietro, è il detentore del nostro potenziale, di quell’energia che ancora non conosciamo, perché a suo tempo non abbiamo avuto l’opportunità di farne esperienza nel modo giusto per noi. Siamo venuti al mondo con essa, ERAVAMO quell’energia, ma l’abbiamo sviluppata solo parzialmente: abbiamo perduto la strada per ricontattarla nella sua pienezza. La crescita ha interessato alcune parti del corpo, della mente e delle emozioni. La crescita non è stata integrale e armonica. Da bambini non abbiamo incontrato, nell’ambiente esterno e negli adulti di riferimento, una risposta totale alle nostre esigenze di crescita. Se la crescita fosse totale, non riuscireste a trovare, da adulti, una parte di voi rimasta bambina, non la vedreste in voi stessi: sareste tutt’uno, e vi percepireste in tale unità, senza distinzioni. Non vi sarebbe separazione tra adulto e bambino, perché non avreste riscontro di una tale dualità. Invece, è esperienza comune imbattersi nella manifestazione del bambino, o della bambina, che c’è in ognuno di noi. 

Dunque, trauma è ciò che separa. Trauma è un impedimento al fluire dell’energia. E’ una barriera eretta tra noi e noi stessi, tra noi e il nostro io bambino. Chi ha la forza, la curiosità e la voglia di interessarsi al suo bambino interiore, e sta leggendo questo testo, non è né l’adulto con patologie psichiche gravi, né l’adulto conformato ad un’esistere meccanico e inconsapevole. E’ invece l’adulto che sta cercando, che vuol migliorare il rapporto con se stesso e volersi bene. A questi è rivolto il presente lavoro.

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La funzione del bambino interiore nella psiche dell’adulto

Che cosa fa e che ruolo ha il bambino interiore nella vita dell’adulto? Qual’è il suo dono o messaggio per noi? Cosa vuole dirci? Che cosa ci fa con noi?

  • – è il depositario della nostra energia potenziale
  • – è il portatore dei bisogni primari
  • – è la chiave d’accesso al mondo della sensorialità, degli impulsi corporei e delle emozioni
  • – è la porta d’entrata nell’inconscio,

Il tuo bambino interiore possiede la chiave per accedere alla tua energia, all’immenso serbatoio di energia che possiedi, e che può manifestarsi con varie sfumature:

  • vitalità,
  • spontaneità,
  • intraprendenza,
  • gioco,
  • vivacità,
  • creatività,
  • voglia di vivere

Se da adulti ci sentiamo spesso “senza energia”, o depressi, o se dobbiamo ricorrere continuamente alla forza di volontà, perché altrimenti le cose non funzionano… Se andiamo avanti per senso del dovere senza sapere cosa vogliamo e a cosa siamo portati, o se ci trasciniamo anziché vivere in pienezza, allora ci manca la chiave per entrare nella nostra energia e viverla direttamente. Ri-contattare consapevolmente il bambino interiore è la via alla scoperta di essa. Quali sono le nostre esigenze personali? Di che cosa abbiamo bisogno? Essere accuditi, essere amati, essere riconosciuti, essere benvenuti e accolti, essere circondati da un ambiente favorevole e propizio, sono alcuni bisogni che, in quanto esseri umani, non possiamo trascurare.

Da piccoli, era compito degli adulti provvedere per noi. Da adulti, il bambino interiore ci chiede di assumerci la responsabilità per noi stessi. Essere a contatto col bambino interiore ci rende più attenti e solleciti verso noi stessi, verso i bisogni reali: è la via verso l’imparare a prendersi cura di sé in ogni aspetto del vivere. Il bambino interiore ci ricorda di vivere la vita dei sensi, di aprirci alle esperienze sensoriali, di seguire il sentire. I bambini amano muoversi, partono dall’apertura sensoriale per fare esperienza della realtà, e solo in seguito la elaborano mentalmente. Se da adulti tendiamo ad aggrapparci alla razionalità, a condurre una vita organizzata e interpretata dalla mente, verrà il momento in cui non ci basterà: prevedere, gestire e controllare, alla lunga ci impoverirà e ci renderà incapaci di godere di ciò che abbiamo costruito. Il bambino interiore è la parte vulnerabile, che ci aiuta ad accogliere la novità, a rimetterci in gioco, partendo da intuito e percezione spontanea. quel luogo interiore che racchiude tutto ciò che non vogliamo vedere di noi stessi, ma che ci fa male, influisce negativamente sul nostro presente e ci spinge in direzioni che non vogliamo. Mostri, fantasmi e scheletri popolano uno scenario di paura che ha avuto origine nella nostra infanzia, la cui traccia è rimasta nel bambino interiore. Le fiabe per bambini sono costellate di storie in cui l’eroe sconfigge mostri ed esseri cattivi; esse hanno la finalità di placare le paure del bambino, di infondere fiducia, sicurezza e conforto. Se da adulti siamo in preda a stati emotivi negativi come ansia, paura, panico, l’origine è sicuramente nella nostra infanzia, e la via di guarigione non potrà prescindere da un confronto col bambino interiore e con i vissuti e i temi che racchiude. 

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Bambino interiore e crescita personale

Stiamo percorrendo un cammino di crescita personale. Chi è che cresce? E’ forse la parte adulta? E’ forse la nostra anima o essenza? O è il bambino interiore? E’ il bambino interiore a crescere. E’ il bambino interiore il portatore di questa esigenza. Il bambino interiore racchiude in sé le energie inesplorate, che sono rimaste a livello di potenzialità e non si sono espresse: è ciò che come adulti avvertiamo come mancanza di qualcosa, così siamo spinti a cercare e ci mettiamo sulla via. Il bambino interiore, come tutti i bambini, desidera crescere.

Un piccolino che aspetta

Sta aspettando da molto tempo, da quando eravate piccoli, di vivere dei lati della propria energia che non hanno trovato riconoscimento nell’ambiente familiare. Così, non potendo crescere, è rimasto lì, in attesa.

Non se ne va via dal tuo mondo interiore, non si trasforma solo per il fatto che, da adulto, non lo consideri o non gli dai attenzione o non lo prendi troppo sul serio. Il bambino interiore rimane lì, dentro di te, in attesa di crescere, di emancipare ed evolvere tutta l’energia con cui sei venuto al mondo, e non solo la misera parte alla quale sei abituato. Potrà aspettare invano per tutta la vita, qualora tu perseveri nel non ascoltarlo: allora il bambino interiore, come fanno i bambini incompresi, si abituerà ad agire di nascosto, combinerà le marachelle a tua insaputa, è ciò che siamo soliti chiamare “sabotaggio” o “sequestro emotivo”; oppure tenterà di far sentire la sua voce attraverso la somatizzazione, portando malesseri fisici di varia entità.

Il nocciolo dell’ego

Oppure, arriva il momento che tu lo prendi in considerazione, cominci a guardarlo: lì inizia il tuo vero itinerario di crescita personale. Ti rendi conto che la formazione che hai ricevuto da bambino o da ragazzo non è sufficiente a farti vivere una vita felice da adulto, e sei pronto a colmare le mancanze e a dare al tuo bambino interiore la possibilità di crescere, che tanto desidera. Il bambino interiore è il nocciolo dell’ego: diventarne consapevoli è la via per utilizzare l’ego per evolvere. Crescita personale, spiritualità ed evoluzione non possono avvenire senza un ego, non possono accadere contro l’ego, ma devono necessariamente prenderlo in considerazione per realizzare l’unità. Ogni percorso di crescita personale che prescinda dal considerare il bambino interiore e la sua importanza, è un falso percorso, che non ti porterà molto lontano. Alcuni di questi falsi percorsi sono proprio disegnati apposta per evitare di confrontare il bambino, perciò non portano alla crescita vera, ma a una amena sosta in luoghi di “intrattenimento spirituale”, dove ancora una volta lavori con la mente: magari crei con l’immaginazione un mondo interiore più bello, ma inutile e finto, perché disconnesso dalla tua energia genuina.

Resistenze 

Perché si tende a non voler vedere il bambino interiore? Per evitare di far emergere la sofferenza legata ai traumi infantili, che tutti abbiamo dentro di noi. A nessuno fa piacere entrare in quel luogo interiore popolato da mostri e fantasmi. Nessuno è privo di paure e resistenze nell’affrontare le ferite che si porta dentro. Ma confrontare quella sofferenza è il prezzo da pagare per liberarsi, per crescere veramente ed essere così in grado di vivere una vita felice: la nostra! A tutti farebbe piacere crescere senza sofferenza: da bambini l’avremmo voluto, non immaginavamo che “diventare grandi” implicasse anche dolore; ma fa parte della lezione da imparare in questa dimensione terrestre, in cui la luce e l’oscurità, la gioia e il dolore, fanno parte di un’unico disegno divino, che noi siamo qui per scoprire, e che si rivela vivendo con consapevolezza ambedue gli aspetti. Se da adulti ci illudiamo di percorrere un cammino di crescita personale dove sia tutto bello, facile e luminoso, allora non abbiamo ancora capito cosa significa crescere. Se non siamo disposti a confrontare la sofferenza del bambino, perdiamo di vista la cosa più importante: l’energia bloccata dai traumi, che è l’aspetto apparentemente più oscuro, finché non lo conosciamo, ma che una volta liberato e trasformato si rivela luminoso, in quanto ci conduce a ricostituire la nostra unità, con consapevolezza. E’ ciò che succede con la guarigione del bambino interiore, di cui parleremo in una prossima pagina.

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Di che cosa è fatto il bambino interiore?

In quale dimensione vive il bambino interiore? Dire che fa parte della nostra interiorità non spiega ancora nulla. Appartiene alla sfera mentale? O forse a quella spirituale? O è un prodotto della fantasia, dell’immaginazione?

Da quanto si è detto, emerge chiaramente che il bambino interiore non è un personaggio inventato, e che non deve essere cercato con l’immaginazione, altrimenti si rischia di aumentare la dissociazione interiore tra adulto e bambino. E’ bene lasciar da parte la fantasia e l’interpretazione, se si vuole comprendere veramente ciò che c’è dentro di sé.

Il bambino interiore appartiene alla sfera psichica, mentale, emotiva e corporea. Se lo vuoi osservare più da vicino, dovrai prendere consapevolezza dei fenomeni che accadono continuamente su questi piani.

  • Piano corporeo: come abbiamo accennato, le memorie cellulari si depositano nel corpo assai precocemente, influenzando lo sviluppo successivo. L’ascolto del bambino interiore dunque non può prescindere dalla percezione di ciò che c’è nel corpo. Qualunque cosa senti nel corpo, che si tratti di dolore fisico, o piacere, tensione o vuoto, prurito, bruciore, freddo, ecc… ha a che fare col bambino interiore, è relazionata ad esso. Tutta la nostra storia personale è scritta nel corpo, che non mente mai. Lavorare su di sé è lavorare sul corpo, imparare ad ascoltarlo con pazienza e neutralità, con apertura, con quella buona disposizione che avreste con un bambino piccolo e indifeso. Ascoltare il corpo ci rende consapevoli del fatto che il bambino interiore è lì, non abbiamo bisogno di cercarlo altrove, né di costruirlo, perché esso vibra nel corpo, in ogni momento.
  • Piano mentale: il bambino interiore è un attore nel nostro scenario interiore, che è una sorta di palcoscenico in cui spesso si contrappongono i due personaggi del bambino interiore e del superego. Lo si può osservare facendo attenzione al dialogo interiore, che è la punta dell’iceberg dei nostri conflitti interni. La mente è una strada molto trafficata, e se si inizia a notare chi sta parlando, cosa dice, e chi gli sta rispondendo, non si potrà fare a meno di accorgersi delle due fazioni e di quali argomentazioni portano avanti. Osservare è utile perché inizia a creare un distacco tra te e questa babele, permettendo la comprensione della natura del dialogo stesso. Il “dialogo delle voci”, l’analisi transazionale e le costellazioni interne sono alcuni strumenti che possono agevolare tale indagine.
  • Piano emotivo: il bambino interiore è coinvolto nel movimento emotivo, quando hai paura o sei arrabbiato, c’è di mezzo lui, connettere le emozioni alla loro origine traumatica è un inizio di auto-terapia molto efficace. Per esempio, è utile notare che l’emozione scaturita da una situazione presente non è ad essa commisurata, ma è carica di vissuti passati che sono stati semplicemente richiamati da quel fatto contingente; ciò succede quando qualcuno “preme il bottone” e tu salti su e reagisci brutalmente, oppure ti reprimi con la sensazione di ingoiare un rospo. In ambedue i casi, sei sotto sequestro emotivo: il tuo bambino interiore ha preso il sopravvento, tu non sai rispondere da adulto, in maniera appropriata, a quella situazione, e combini un pasticcio, o ai danni di altri, o a danno di te stesso.

L’ascolto del corpo, l’osservazione della mente, la presenza nelle situazioni di relazione sono i tre punti di partenza verso la consapevolezza del bambino interiore.

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Che cosa il bambino interiore NON E’

Oggigiorno il tema è trattato in vari ambiti riconducibili alla crescita personale: troverete libri e percorsi di coaching, di psicologia, di risveglio, ecc… Sfortunatamente, il fraintendimento regna sovrano, come si può vedere anche solo scorrendo i sottotitoli di molte pubblicazioni, che definiscono il bambino interiore come la parte più autentica, l’anima, il Cuore, ecc…

In verità, il bambino interiore NON E’ la parte più autentica di noi, non è l’essenza, non è l’anima e non è il vero SE’. Questo purtroppo è un equivoco molto diffuso, ed ha ispirato testi e percorsi divenuti anche molto famosi. Chi li segue non va molto in là nell’evoluzione. Non arriverà né a guarire il bambino interiore, né a scoprire il SE’. Dire che il bambino interiore è la parte più vera di noi è schierarsi con il bambino a scapito dell’adulto e del genitore, è preferire il lato emotivo della vita a scapito di quello razionale e anche di quello spirituale e animico. E’ rimanere attaccati al piacere, a mamma, è confondere la dimensione affettiva con quella spirituale.

Certamente il bambino interiore dimora in uno spazio più profondo di quello della mente. Ecco perché è facile confondere le cose e scambiare i fenomeni emotivi con la spiritualità. Quando si contatta qualcosa di più vibrante della mente piatta a cui si è assuefatti, è facile rimanere abbagliati e mettere in un gran calderone emozioni, qualità dell’anima, visualizzazioni, ecc… Ma è ancora il bambino interiore che ha in mano la situazione, e che non vuol saperne di crescere e di guarire. In altre parole, si rimane all’interno delle strutture dell’ego, il lavoro sul bambino interiore è fatto dal bambino interiore stesso, il quale viene idealizzato come se fosse una parte di sé perduta che deve essere recuperata e tenuta stretta per essere felici e vivere delle sue “emozioni positive”. E’ una prospettiva che falsa il lavoro su di sé, e che semplicemente sposta il polo di riferimento dall’adulto “tutto intelletto” al bambino interiore “tutto sentimento”, ma la sostanza non cambia e non si ha una vera trasformazione.

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Una poesia………

BAMBINO INTERIORE

non è la tua parte più autentica
non è la tua Essenza
non è il tuo vero SE’

Ma pensare che il bambino interiore
sia CHI SEI veramente,
ti rivela quanto bisogno ci sia di guarirlo.

Quando lo contatti veramente,
ti rendi conto che il bambino non sei TU,
e che TU sei il Solo che lo può guarire.

– Renata –

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Una mappa per la trasformazione

Immaginiamo l’interiorità come una sfera, un intero suddiviso in vari settori. Dal più esterno al più interno, troviamo:

  • la mente, con i suoi vari strati: il più superficiale è il chiacchiericcio che accade in automatico in continuazione, un po’ più in profondità l’intelletto inteso come capacità di linguaggio, di ragionamento e di comunicazione, l’indagine e l’intuizione;
  • le emozioni: l’energia in movimento, che è avvertibile come colorazione in tutta la gamma degli stati d’animo, compresa l’ansia e l’agitazione; un po’ più in profondità ci sono le emozioni più intense e più definite, come tristezza, vergogna, colpa; ancora più sotto, le emozioni primarie, che sono due: paura e rabbia.
  • il nucleo più profondo: l’essenza, con le sue qualità luminose, come la gioia, l’amore, la pace, il silenzio, la forza, la consapevolezza. Esse NON sono emozioni, ma sostanze dell’Essere. E non sono ancora propriamente il SE’, il quale è per sua natura, OLTRE. Chi infatti si addentra in esse, troverà prima o poi il Vuoto, il Nulla, che diventa esperibile allorché sono stati superati e integrati i temi e le energie degli strati della personalità, così come i corrispondenti strati essenziali.

centro

I primi due livelli, mente ed emozioni, sono fenomeni della personalità, dell’ego; in essi incontriamo il bambino interiore con tutte le sue problematiche legate alle ferite che ha subito e alle energie che non ha potuto a suo tempo esprimere; e incontriamo le strategie che nel tempo si sono sedimentate come meccanismo atto ad evitate la sofferenza e a sopravvivere.

Il terzo livello, l’essenza, non appartiene più alla sfera dell’ego, ma a quella spirituale, in quanto le energie che la costituiscono sono incondizionate: tu sei venuto al mondo CON esse, erano con te quando sei nato, e sono con te tuttora, il fatto che non vivi a contatto con le qualità essenziali, non significa che siano perdute o assenti, ma solo che sono sepolte da strati e strati di condizionamenti e di bugie, con le quali, evitando di sentire la sofferenza delle ferite primarie, eviti pure di sentire la bellezza e l’autenticità della tua Essenza.

E’ naturale che chi contatta il bambino interiore, andando a sbloccare e sciogliere sofferenze antiche, si trovi poi a cospetto di realtà interiori luminose, leggere, provando un senso di sollievo, di espansione. Potrà incontrare la pace, la vitalità, l’amore, e molto altro. Ma è importante comprendere che queste energie sono frutto della trasformazione, non fanno più parte del bambino interiore. Quando lui viene guarito, è naturale che sia integrato in te: allora sparisce come bambino, e diventa ciò che da bambino avresti voluto diventare: un essere umano consapevole, nel quale bambino, adulto e genitore sono armoniosamente integrati.

Il bambino interiore dimora nella sfera dell’ego come in un limbo, una sorta di “purgatorio” nel quale attende di essere preso in considerazione e purificato. Rinascere è aprire consapevolmente la porta dell’Essenza, accettando anche di lasciarsi alle spalle il bambino interiore e le esperienze che hanno accompagnato la sua trasformazione. Il bambino interiore è il nostro più prezioso alleato nell’evoluzione, in quanto possiede quelle qualità tipiche dei bambini, come la totalità, la spontaneità, l’apertura, la curiosità, la voglia di tuffarsi nelle avventure più inusuali; sono caratteristiche preziose nel viaggio di liberazione dai condizionamenti e di guarigione delle ferite d’infanzia. Ma sono passeggere e non è corretto fermare la propria crescita attaccandosi al loro recupero. E’ certamente un momento di celebrazione ricontattarle e servirsene nel cammino di auto-guarigione, ma se si è veramente intenzionati a guarire fino in fondo, a lasciar andare il passato e a cambiare vita, bisogna continuare ad osservare e non abbandonare il processo finché non si è completamente liberi. Allora il bambino sarà solo un dolce ricordo e si potrà pronunciare le parole “Hai un buon posto nel mio cuore” con gratitudine, onorandolo per il supporto dato e per esser stato capace di attendere tanto a lungo la nostra attenzione e il nostro amore.

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Quando? Come?

In poche righe ho accennato al lavoro di molti anni, forse di molte vite. Contattare il bambino interiore è relativamente semplice, se si è animati dal sincero intento di conoscere più da vicino se stessi e fare esperienza di qualcosa che va aldilà della mente adulta. Ma la difficoltà sopraggiunge quando il gioco si fa duro, ossia quando si passa dal primo approccio al lavoro vero, che implica il passaggio dalla sofferenza delle ferite alla luce della consapevolezza e dell’amore incondizionato.

Come per i bambini ci vuol pazienza, altrettanto per stabilire una relazione di fiducia con il bambino interiore è necessaria autorevolezza, dolcezza, costanza. Teniamo sempre presente che abbiamo a che fare con un bambino un po’ particolare, che può alternare momenti di apertura e altri di chiusura, che si è sentito ferito a suo tempo, ed oggi fa fatica a venir fuori per quello che è e a fidarsi di noi. Ecco perché ci vuol tempo, ascolto, calma. Anzi, spesso succede che proprio l’aver a che fare col bambino interiore ci mette nella posizione più favorevole per attingere a queste risorse dentro di noi, senza le quali sarebbe impossibile relazionarsi con lui.

Intraprendere un cammino di auto guarigione del bambino interiore da soli può non esser facile, poiché il tema è spinoso e la strada irta di difficoltà. Ecco perché esistono occasioni di fare passi da gigante in breve tempo, sostenuti da chi ha fatto il lavoro prima e con svariati mezzi e metodologie. GUARIRE LE RADICI  è tra questi. Per maggiori informazioni, non esitate a contattarci.

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di dott.ssa Renata Rosa Dwija Ughini

Copyright – tutti i diritti riservati in perpetuo –

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