Un antico detto recita “il miglior medico è se stesso”. Cosa intende esattamente? Come possiamo essere medici di noi stessi?
Solo tu puoi ascoltarti, sapere di cosa hai bisogno, darti le giuste attenzioni per facilitare il tuo star bene, e hai la potenzialità di fare tutto ciò come nessun altro saprebbe fare al posto tuo. Il tutto è imperniato sul sapersi ascoltare, il che è un’arte tanto indispensabile allo star bene quanto rara ormai, immersi come siamo in un contesto collettivo che non agevola certo l’ascolto del corpo e il rispetto dei bisogni che ne emergono. L’arte dell’ascolto, se ben coltivata, fa di te un medico nel senso più pieno e sacro del termine, un curandero, uno che conosce il proprio corpo fisico e lo tratta con riverenza, lo onora, sa accompagnarlo perché lo accetta e lo ama. Non solo: sa che prendersene cura e ascoltarlo è il punto di partenza per un viaggio che non termina col corpo, ma da esso ha inizio, per la conoscenza di sé su livelli più elevati e sottili. Così diventi un me-dico, uno che sa dire a se stesso (giocando con la parola, anche se non è questa l’etimologia del termine). Cosa sa dire? La diagnosi e la cura appropriata. La diagnosi perché niente ti è sconosciuto di ciò che accade nel tuo corpo, e la cura perché sai mettere in relazione i bisogni e i rimedi più opportuni. Ciò deriva dal sentirsi in unione nel corpo, e in unità tra il corpo e i corpi, tra il corpo fisico individuale e i corpi naturali: i cinque elementi, le essenze naturali, i corpi celesti. Sto evidentemente parlando di un obiettivo elevato, che oggigiorno appare di difficile realizzazione, vista la disconnessione dal corpo e dai corpi imperante. In verità, tale obiettivo è raggiungibile in quanto attiene alla nostra vera natura, essere in grado di vedere cosa accade nel corpo e cosa è necessario per favorirne la salute.
Questa pagina e i contenuti presentati negli ebook che potete trovare nel sito sono indirizzati all’ascolto e alla cura di sé. Non hanno la pretesa di essere esaustivi a livello tecnico, poiché per approfondire le varie discipline si può ricorrere a manuali specifici. Qui si intende piuttosto porre le basi di ciò che c’è a monte delle tecniche di guarigione: è qualcosa che va compreso prima di intraprendere il cammino di “curanderi di se stessi”, ed è qualcosa che va sempre tenuto presente, così da non perdersi nelle tecniche, ma tenere vivo l’ascolto del corpo, accompagnato dall’intuizione e dalla chiarezza di percezione. La meditazione è la base della guarigione. Il medico di se stesso non è un personaggio strano, beneficiato da doni soprannaturali dei quali è in balìa. Il medico di se stesso è l’essere umano naturale consapevole dell’energia, è il conoscitore e il conosciuto. Sa anche essere il paziente di se stesso. Sa aspettarsi, sa esaminarsi. E’ il meditatore. E’ colui che non limita la meditazione a una pratica spirituale da seguire quando sta bene, ma medita anche e soprattutto quando il corpo è in difficoltà, perché è proprio in quel momento che ce n’è maggiormente bisogno. Allora meditazione è più che mai raccogliere l’energia. Nel disagio fisico si intensificano i processi di risveglio. Il curandero di se stesso lo sa e non si lascia sfuggire l’occasione. Si ritira in sé ed esercita.
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Da dove parte la malattia?
In precedenti articoli abbiamo parlato della guarigione quantica, delle sue basi scientifiche e di alcune applicazioni possibili. Abbiamo visto che quella che chiamiamo malattia deriva da una ripetuta disarmonia interiore, uno scollegamento dell’ego o personalità dall’anima. Ciò blocca il naturale fluire dell’energia, genera posture scorrette e mette il corpo fisico in una situazione di disagio. Quando non sei consapevole della tua energia, ma vivi in base ai dettami e agli schemi dell’ego, senza saperlo, crei già la malattia, la quale ha inizio nei corpi sottili, a cascata si propaga dal corpo più rarefatto e vicino all’anima, a quello più grossolano, che è il corpo fisico. La malattia allora non è altro che l’atto finale, la parte visibile, di un processo di squilibrio energetico iniziato molto prima e a monte. E’ l'”effetto valanga”: una disarmonia anche piccola sui piani più elevati si traduce poi in qualcosa di fastidioso nel fisico. E’ una richiesta di attenzione. Qualcosa di sottile, che fa una grande differenza, è evidentemente sfuggito, e il corpo fisico ce ne dà uno specchio che non può essere ignorato.
Autoguarigione è quel percorso di consapevolezza necessario a riavvolgere la pellicola della “manifestazione negativa”. Se il disagio si è causato da uno scollegamento dalla propria energia naturale, è solo la consapevolezza pura che può riportarci a quel punto da cui ha avuto inizio il percorso degenerativo, e invertire la rotta.
Gli strumenti e le pratiche sono molteplici: sono tecniche di autoguarigione quelle in cui tu non deleghi a qualcun altro la risoluzione dei tuoi mali, ma ti assumi in prima persona la responsabilità. E’ il passo necessario per spiccare quel salto che porta fuori dal circolo vizioso che ha causato i disagi.
PERCORSO di AUTOGUARIGIONE
Channel Healing®Energy Training
con Renata e Asimo
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L’autoguarigione non è solo del corpo fisico
Da tutto ciò risulta evidente che non è possibile considerare la guarigione unicamente come un fattore fisico, benché questa sia la norma tuttora socialmente assai diffusa. Persistere nel trattare il corpo fisico come qualcosa di separato dai corpi sottili e dall’anima è qualcosa che allontana l’anima dal suo cammino di consapevolezza, la confonde, la svia e reca danni ben maggiori di quanto possa recare apparente sollievo con palliativi. Da tali rimedi innaturali di discutibile validità è solo la personalità che trae un effimero conforto, che non può esser considerato guarigione, perché avviene a scapito del corpo e dell’anima, pertanto è qualcosa di irreale. L’attutirsi del sintomo fisico infatti rende la persona ancora più ignara di ciò che le sta succedendo dentro, la disconnette ancor più da se stessa, aumentando le probabilità di ammalarsi in futuro. Lo specchio di tale confusione sono i cosiddetti “effetti collaterali” che la quasi totalità dei farmaci allopatici causa in chi li assume: si pretende di curare una patologia, e se ne innescano altre….
Il corpo riflette ciò che accade nella sfera interiore dell’individuo, che riguarda il rapporto di vicinanza e contatto con se stesso come anima e con il proprio ego o personalità, che dovrebbe imparare a conoscere più nel dettaglio possibile. Infatti ci si può liberare di qualcosa solo quando la si conosce bene e nel caso della personalità ciò si rivela di primaria importanza perché comunemente le si attribuiscono valori che non sono reali.
Considerare la guarigione solo dal punto di vista fisico è limitante perché, per quanto possiamo mantenerlo in salute, il corpo perirà. E ciò avverrà, per la maggioranza della gente attraverso una malattia. Quando dopo 70 0 100 anni l’anima compie il suo ciclo in questa vita, inizia a ritirarsi dal corpo fisico. Questi, stanco e consumato, semplicemente si lascia andare a quello che è il suo destino: ritornare a far parte della terra. Senza un’anima questo è ciò che il corpo è: un insieme di elementi biologici che abbiamo nutrito con il cibo, l’aria, l’acqua e il calore.
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La guarigione spirituale: dal corpo all’anima
L’anima dovrebbe diventare il centro della ricerca per una vera autoguarigione. E’ ciò che si intende per guarigione spirituale.
L’approccio alla guarigione del corpo attraverso l’anima non è religioso nel senso dogmatico e tradizionale, ma è scientifico. L’inizio della ricerca dovrebbe essere scientifico, perché essa inizia con l’indagare la nostra esistenza fisica: come migliorare la qualità della vita a tutti i livelli.
Quando erigi una casa, inizi dalle fondamenta, dai piani inferiori, non dal tetto; lo stesso dovrebbe accadere quando decidi di occuparti della tua dimora interiore. Se cominci da ciò che è per te immediatamente esperibile, da ciò che puoi vedere e toccare, procedi momento per momento in modo commisurato alle tue reali esigenze e possibilità, e con questi piccoli passi andrai lontano. Abbiamo detto che guarigione quantica è l’autoguarigione in cui grandi miglioramenti accadono in seguito a piccoli cambiamenti significativi. Ebbene, essi iniziano col corpo e dal corpo. I grandi viaggi iniziano con i piccoli passi.
Solo quando si sviluppa un rapporto armonioso con il corpo fisico e con la personalità, conferendole il posto che le spetta nell’ordine delle cose, si può incominciare ad intravedere qualcosa della dimensione religiosa dell’individuo in senso reale, cioè mistico ed esistenziale. Ma purtroppo il termine “religioso” è stato contaminato da un uso improprio del termine adottato da alcuni esseri umani per poterne manipolare e sottomettere altri: religione nella maggioranza dei casi si riferisce ad una struttura di potere e non a uno spirito. E’ ora che le persone lascino perdere linguaggi e termini che non aderiscono alla loro esperienza.
Il corpo umano è parte dell’esperienza di tutti. L’approfondimento della sua conoscenza è possibile e accessibile per chiunque, perciò il cammino di autoguarigione profonda dovrebbe iniziare da esso. Quando lo si conosce direttamente, non solo nei suoi elementi fisiologici ma anche in quelli energetici, allora si può entrare in contatto con ciò che lo anima. La religione autentica è questo: un percorso che porta l’individuo ad espandere la sua consapevolezza, dal mondo fisico a quello spirituale.
La fisica quantistica è giunta alla conclusione che la materia nasce dall’energia ed è influenzata dalla consapevolezza. Ciò spiega perché, se più ricercatori conducono lo stesso identico esperimento, possono ottenere risultati diversi. Ciò li ha lasciati sbigottiti, ma alla fine si sono resi conto che la consapevolezza individuale influenzava il risultato dell’esperimento. Possiamo anche dire in questo caso “stato mentale” del ricercatore, ma ciò non cambia la sostanza della cosa. Se la mente è libera da schemi e non si impone con modalità compulsive e ripetitive, è al servizio della consapevolezza e la veicola senza impedimenti. Allora si ha la creatività, che è un fenomeno di manifestazione spontaneo che scaturisce dall’essere umano quando è in pace con se stesso.
Si può anche citare un altro esempio alla portata di tutti: se mettete in una cucina 10 cuochi chiedendo loro di eseguire la stessa identica ricetta, non importa quanto proveranno, otterranno 10 piatti simili ma non uguali. Ed è probabile che alcuni di voi abbiano provato a ripetere una ricetta senza ottenere lo stesso risultato. Vi sarete chiesti quale sarà il segreto: ebbene, risiede in se stessi. È la qualità della consapevolezza che fa la differenza.
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EBOOK AUTOGUARIGIONE QUANTICA
Voler guarire
L’autoguarigione è una partita tra te e te stesso. E’ un gioco in cui non puoi barare. Perché chi potresti ingannare se non te stesso? E per chi puoi guarire, se non per te stesso? Tu sei l’unico che può guadagnare o perdere qualcosa, nell’avventura dell’autoguarigione. Se lo capisci a fondo, con totalità, allora sei pronto per l’autoguarigione, perché sai di essere onesto con te stesso quando dici di voler guarire.
Il problema centrale infatti non sta nella presunta gravità di una patologia, o in difficoltà oggettive nell’affrontarla, ma è nel voler guarire. Non lo si vuol ammettere, ma si è così attaccati alla sofferenza, e al materiale egoico che l’ha generata e con cui siamo identificati, che è facile autoconvincersi di voler guarire, quando invece non lo si vuole affatto. O in superficie si è pronti a sposare i bei concetti olistici di guarigione naturale, ma in profondità si spera solo di sbarazzarsi dei sintomi più in fretta possibile. Per tale via, si fallirà, sia rivolgendosi alla medicina alternativa, sia a quella ufficiale. Perché mancando la disponibilità a mettersi in gioco fino in fondo, a operare un cambiamento a 360 gradi, a fare ciò che è necessario, si cade ancora negli stessi meccanismi che hanno causato a monte la malattia, e che ci tengono in pugno.
Chi vuol guarire veramente, trova il modo, il tempo, il mezzo. E trova quelli giusti per sé. Nessun altro potrà dirgli se si sta curando in modo giusto o sbagliato. E’ solo la persona che lo sa, per sé. Questa è libertà di cura.
Si sono viste persone autoguarire se stesse dal cancro, con rimedi considerati inidonei o folli, e persone che hanno trascinato una banale bronchite per tutta la vita, palleggiando se stesse tra specialisti di ogni genere.
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L’equivoco del delegare
Va da sé che se io sono l’unico artefice della mia salute e della mia malattia, è assurdo delegarli a qualcun altro. E’ vero, quando si sta male fisicamente, significa che la disarmonia si è già propagata dai corpi sottili al corpo fisico, e che quindi ripercorrere a ritroso facendo la strada in salita e con tale fardello sulle spalle può esser difficile, perché quando il dolore fisico è forte può mancare la lucidità e l’energia necessaria.
E’ pratica diffusa allora rivolgersi a qualcuno che ci aiuti a guarire. E’ ciò compatibile con l’autoguarigione, o la contraddice?
Farsi aiutare da qualcuno di per sé non è contrario all’autoguarigione. Evitare del tutto di rivolgersi a un esperto, sia esso medico, naturopata, operatore di luce, o altro, è un atteggiamento autarchico; sarebbe come dire che per mangiare devi produrre da te tutto quello che ti serve. Viviamo in una società complessa, che ci offre molteplici possibilità di ricevere e offrire a nostra volta il servizio e l’aiuto appropriato.
Allora, dove sta il problema? E’ sempre una questione di consapevolezza. Se si riconosce di aver difficoltà a farcela da soli, e di aver bisogno di aiuto, ci si può rivolgere a qualcuno del settore, rimanendo fedeli al fatto che gli artefici della guarigione siamo comunque noi. Il miglioramento ottenuto con l’aiuto di qualcuno è prezioso, è un click, un nuovo inizio, oltre il quale sei comunque tu che hai in mano la tua vita e che hai da portare luce in ciò che ti è successo, per evitare che si ripeta; e per farlo, è necessaria la tua osservazione vigile, la tua cura, il tuo ascolto.
Se invece quando hai un sintomo, corri ai ripari spinto dalla paura, senza ascoltarti ti rivolgi al primo medico o operatore che capita, ti imbottisci di farmaci dei quali non sai niente, e l’unica cosa che speri è di disfarti del sintomo come di qualcosa di inaccettabile, quello non è un comportamento consono all’autoguarigione.
Farsi aiutare e delegare sono due cose diverse: nel primo caso, parti da te e fai ritorno a te, sei compreso in ciò che ti sta succedendo, scegli con cura a chi affidarti e collabori con chi ti sta dando una mano (che si tratti di un medico, o di un operatore di luce), lo ascolti, ma poi in definitiva ascolti te stesso. Nel secondo caso, corri dal primo che capita, non sei in pericolo di vita ma stai semplicemente fuggendo dal sintomo, non accetti di stare così, l’unica tua speranza è di liberartene più in fretta possibile.
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Assumersi la responsabilità
Autoguarigione dunque è un percorrere un cammino di liberazione dal disagio in senso lato, e per farlo occorre anzitutto assumersi la responsabilità.
Viviamo in un mondo che ci offre tutto: dalla medicina ufficiale a quella alternativa, dal farmaco al rimedio omeopatico e vibrazionale, dalla pubblicità televisiva ai siti di buona informazione. Non c’è solo big Pharma con i suoi business e le sue etichette accattivanti e incomprensibili, ormai è sufficiente essere motivati da intento sano e da una curiosità brillante, per navigare su internet e mettersi alla ricerca di altro.
Autoguarigione è capacità di ascoltare quale o quali dei suggerimenti che incontriamo fa per noi. E coraggio di seguire e sperimentare ciò che ci risuona, e di dire no a ciò che non ci risuona.
Se si ha un intento chiaro di guarire, e si sta lavorando per fare pulizia nei quattro corpi per ristabilire un equilibrio energetico, si comprende che nessun altro può guarire al posto nostro, e che il disagio è la sfida migliore che poteva capitarci per accorgerci dei cambiamenti necessari a dare un senso nuovo al nostro percorso di vita.
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di Renata Rosa Ughini e Asimo Caliò Roberto
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