Ritiri di meditazione. Seminari intensivi residenziali.
Calendario 2023. Tutte le date
con Renata e Asimo
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Dove?
In Umbria o in Toscana, luoghi spirituali per eccellenza
Presso Centri energeticamente potenti e dedicati da sempre alla meditazione
In Ashram circondati da una Natura incontaminata: prati, boschi e laghetti
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Cosa facciamo nel ritiro di meditazione?
Meditazione, lavoro su di sé, consapevolezza.
Tecniche di meditazione che coinvolgono corpo, emozioni e mente
e aprono alla dimensione spirituale.
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Ecco i ritiri di meditazione “a tema”
Scopri la meditazione come via di liberazione
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- I destini dell’Anima – Talenti, intenti, manifestazione — 7 / 10 aprile 2023 (Pasqua) – Gubbio (PG)
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- Guarire le radici – trasformazione e rinascita del bambino interiore – 22 / 25 aprile 2023 (ponte) – Gubbio (PG)
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- Guarire le relazioni – dalla dipendenza affettiva all’amore incondizionato – 28 aprile / 1 maggio 2023 (ponte) – Gubbio (PG) –
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- Femmina, Donna, Dea – corso riservato alle sole donne – 11 / 14 maggio 2023 – Gubbio (PG)
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- Intensivo di Illuminazione “Conosci Te Stesso” – 24 / 27 agosto – Gubbio (PG) –
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- Guarire le radici – trasformazione e rinascita del bambino interiore – 29 ottobre /1 novembre (ponte) 2023 – Gubbio (PG)
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In preparazione……
Altre proposte via via verranno pubblicate
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Utile per la navigazione: cliccando sul nome di ogni ritiro in calendario,
vai alla presentazione dettagliata di ogni ritiro di meditazione.
Qui di seguito trovi linee generali su cosa è un ritiro.
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Che cos’è un ritiro
Sembra scontato, ma non lo è. Ritiro è dedicare un periodo di tempo a qualcosa di così importante e particolare da far sentire il bisogno di immergervisi totalmente. Perciò richiede di staccarsi dal contesto di vita abituale. Quindi un ritiro si differenzia da altre tipologie di esperienza, come corsi, seminari, vacanze, workshops.
Che cosa non è
E’ improprio chiamare “ritiro” un evento i cui partecipanti comunicano con l’esterno, tramite telefono, cellulare, o internet, o addirittura rincasano la sera. Sarebbe più opportuno chiamarlo semplicemente incontro o corso. Nel ritiro è necessario dedicarsi completamente a quell’esperienza, senza distrazioni o perdite di tempo. Ciò richiede la totale astensione dalle occupazioni quotidiane e dall’interagire con chi non vi partecipa. Per tale motivo, si dorme nella struttura ospitante.
Di contro, c’è chi erroneamente chiama ritiro di meditazione un raduno che si svolge in un albergo o in una casa che offre alloggio. Ma per il resto c’è libertà di movimento, si esce, si telefona, e ciascuno è libero di gestirsi come vuole. E magari ci si ritrova per un’attività programmata ad una certa ora, ma che non impegna eccessivamente. E’ il caso di molte vacanze di gruppo o vacanze olistiche oggi diffuse. Esse rispondono all’esigenza di svagarsi e visitare posti nuovi, nel rispetto dell’ambiente e in un’atmosfera socializzante e armoniosa. Pur essendo proposte positive, non sono animate dallo spirito del ritiro. Esso dovrebbe indurre ad andare dentro, a raccogliersi, a dirigersi verso se stessi. O a perseguire obiettivi che richiedono un impegno intenso, incompatibile con escursioni e eventi mondani.
Caratteristiche della location
La location dovrebbe favorire lo spirito del ritiro, accompagnare i partecipanti e contribuire al raggiungimento degli obiettivi. Essa gioca un ruolo importante nel ritiro. Nei corsi “mordi e fuggi” si trascorrono poche ore nel posto dedicato. Invece nel caso del ritiro è necessario stare in pensione completa per più giorni. Dunque è importante che il luogo sia confortevole e accogliente. Altresì deve essere idoneo all’energia del gruppo e del tipo di lavoro sottile che si fa. Ad esempio, un hotel a cinque stelle può andare bene per il ritiro di una squadra di calcio. Ma essere completamente inadeguato per un ritiro di meditazione.
Tempi e ritmi
Le attività giornaliere sono scandite dal facilitatore così da ottimizzare tempi, spazi, risorse umane. Perciò egli non è solo l’insegnante della materia oggetto del corso, ma anche l’organizzatore di aspetti pratici inerenti il vivere insieme. In tal modo, egli “tiene lo spazio”, ovvero abbraccia energeticamente sia il gruppo che il luogo fisico in cui esso accade.
Temi e finalità
A livello progettuale, il ritiro parte come esperienza forte su un determinato contenuto, che cammin facendo si completa con più ampie valenze. Così che alla fine del percorso ci si trova ad aver conseguito più risultati insieme. Il ritiro, per queste sue caratteristiche, è il formato ideale per il cammino di crescita. Infatti permette di sviluppare consapevolezza su più livelli contemporaneamente, coinvolgendo il sapere, il fare, l’essere.
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I ritiri di meditazione e le loro origini
La tradizione spirituale antica è ricchissima di esempi di ricercatori del Vero che trascorsero periodi più o meno lunghi in ritiro di meditazione. Vivevano isolati dal mondo esterno, immersi nel mondo interiore. Sceglievano solitamente luoghi in natura, in mezzo ai boschi e preferibilmente in montagna. Si trattava di posti con un’energia particolare, o perché già frequentati da altri mistici in precedenza, o perché favoriti da un’eccezionale convergere di fattori naturali benefici.
Da Buddha a Gesù, non mancano Maestri che hanno passato fasi chiave del loro cammino ritirati in solitudine. La tradizione abbonda anche di gruppi che hanno fatto del ritiro il proprio stile di vita, abbracciando la via del monaco. Dallo zen, al tao, passando per gli anacoreti dei primi secoli d.C., la storia dello spirito ci offre molteplici modi di intendere il ritiro come scelta di vita.
Una via finalizzata alla conoscenza di sé, alla purificazione dall’ego, e alla realizzazione dell’unione col Tutto. In più, la comunità dei monaci è di sostegno al percorso individuale, perché offre riparo e protezione. Consente di suddividere opportunamente i lavori pratici e quotidiani, di provvedere al cibo, alla casa. Offre in un tenore di vita semplice ed essenziale, che supporta la ricerca interiore. Vivere e meditare insieme, sotto la guida di uno più avanti nel cammino, facilita e velocizza, tiene alta la motivazione, rassicura nei momenti difficili.
L’archetipo dell’eremita
La figura dell’eremita è tanto antica e presente in ogni cultura, da esser diventata un archetipo. Esso è una configurazione psichica potente, con sue caratteristiche riconosciute dalla coscienza collettiva. E’ pure in grado di impattare la persona nel suo percorso verso l’individuazione di sé. Lo troviamo nei Tarocchi: è il numero 9, il saggio, l’osservatore. Ha in mano la lanterna, alzata sino al livello del terzo occhio. Essa è simbolo della consapevolezza che ha raggiunto il chakra più elevato del livello umano, il sesto, dopo il quale vi è pura trascendenza. Infatti il 9 nei Tarocchi è l’ultimo numero degli arcani maggiori da 0 a 10, appartenenti alla sfera umana. Il 10 è la ruota di fortuna ed è la carta di passaggio tra le due serie. La sequenza successiva, da 11 a 21, riguarda energie universali.
L’eremita non è una figura ritrosa, non è uno che fugge dal mondo perché ne è terrorizzato o vuol ergersene al di sopra. Non è un disadattato socialmente, né un perdente o fallito. Non fugge da qualcosa, al contrario: va verso. Avendo intuito che il Vero è dentro di sé, e va solo scoperto, la sua priorità è guardarsi dentro, conoscere se stesso, realizzare la Luce. Il suo ritiro è una semplice conseguenza: gli è naturale lasciar andare tutto ciò che non è pertinente a tale finalità. Così diviene una luce a se stesso, e può fare luce agli altri.
Le vie antiche attuali oggi
In tempi recenti il mondo occidentale è venuto a conoscenza di vie spirituali di antica tradizione orientale. Esse sono confluite nel movimento di risveglio e di attivazione della Nuova Energia. Ecco alcuni fattori determinanti:
- La riscoperta, in chiave moderna, dei mistici antichi zen, tao, sufi, yoga, ecc…
- l’intreccio delle rispettive conoscenze in nuove sintesi
- la facilità e rapidità delle comunicazioni in ogni angolo del globo
Essi hanno espanso enormemente le possibilità di accedere a insegnamenti e pratiche, e di incanalarle in esperienze pertinenti all’essere umano di oggi.
Dalle epoche in cui sono nate le antiche vie di meditazione, il contesto sociale ed economico e il modo di vivere è enormemente cambiato. Di conseguenza sono cambiate pure le modalità di approccio alla via della meditazione. Ad essa si richiede di racchiudere il meglio di ciò che è stato tramandato. In tal modo può essere fruibile ora, evidenziandone gli aspetti più che mai attuali. L’anelito odierno di quanti sono sul sentiero, ha riportato in vita antiche conoscenze e pratiche. Esse sono uscite dal chiuso di monasteri e contesti religiosi, dove continuano ad essere perseguite in modo formalistico e dottrinario.
La Nuova Energia dunque dovrebbe costituire una nuova opportunità. Lungi dal pericolo di snaturare le antiche vie, è il momento per una sintesi ampia che veda al centro l’essere umano. Egli sta contattando la sua voglia di riscattarsi da secoli di ignoranza spirituale, psicologia, energetica. Intende conoscere se stesso su tutti i piani, per compiere quel salto dimensionale che lo attende.
La rivoluzione interiore di Osho
E’ quanto ha realizzato Osho, riportando alla luce millenni di vera spiritualità. Ha reso noti e attuali insegnamenti tra le righe di mistici prima semi sconosciuti, così come nei più famosi Buddha, Mahavira, Krishna…. Osho ha approfondito tutto: zen, sufi, tao, tantra, yoga, vipassana, e molto altro. Spaziando, andando a fondo, lasciando che tutto ciò passasse attraverso la sua consapevolezza illuminata e toccasse il suo cuore, ha dato nuova vita alle vette raggiunte dall’umano risveglio e ce le ha consegnate intatte. Integrandole, amandole, le ha rese accessibili a noi con le sue esaustive spiegazioni. Infine ha creato percorsi mirati all’energia, alla struttura e alle esigenze dell’essere umano odierno. Qui ci interessa evidenziare due importanti novità portate da Osho.
Le meditazioni attive.
L’uomo moderno occidentale è tanto pesantemente condizionato da risultare impedito nella pratica della meditazione passiva, fatta di puro ascolto (come vipassana per esempio, o zazen). Ha bisogno in primis di sgrossare i blocchi psico-corporei in cui è cristallizzato malamente e che sono alla base della sua nevrosi. Se non comincia con questo tipo di lavoro, propedeutico alla meditazione passiva, non raggiungerà mai l’obiettivo di stare semplicemente seduto nella propria naturalezza. A ciò servono le meditazioni attive, dei veri e propri toccasana, che coinvolgendo corpo, mente, emozioni, conducono alla soglia della spiritualità vera, con semplicità. Alcuni esempi: la meditazione dinamica, la meditazione kundalini, la meditazione chakra breathing.
Un nuovo modello di ritiro di meditazione.
Si riassume così: vieni, fai un ritiro più o meno lungo in cui lavori su di te, e poi torni nel mondo. Non è più necessario fare la scelta drastica di lasciare tutto: casa, lavoro, famiglia, per ritirarsi permanentemente in un monastero. Quello del monaco è un modello obsoleto, che ha prodotto, secondo le parole di Gurdjeff, degli “stupidi santi”. Si tratta di persone non realizzate, che seguendo la via in modo formale e non sostanziale, non hanno lavorato su di sé integralmente. Ciò accade solo coinvolgendo tutti i corpi: fisico, emotivo, mentale, spirituale.
L’umanità è cresciuta, ci attende una sfida di proporzioni enormi. Portare (o riportare) la vera spiritualità nel mondo, sanare la frattura tra vita reale e nirvana, fare un salto globale. Ciò permetterà all’uomo nuovo di emergere e al pianeta di salvarsi dalla distruzione totale. E’ il messaggio del decimo toro zen. Dopo essersi realizzato, il ricercatore torna nel mondo come un uomo qualunque. Cammina per la piazza del mercato e si mescola alla gente comune.
Quella di Osho è stata una rivoluzione enorme. Oggi, dopo circa 30 anni dalla sua dipartita dal corpo, il suo messaggio è attuale più che mai. Ora inizia ad essere compreso e diffondersi in strati più ampi.
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Che cos’è meditazione
Sono state date molte definizioni di cosa è meditazione. Il termine in sé è biunivoco, in quanto comunemente è usato per indicare due cose completamente diverse:
- -la tecnica per andare dentro se stessi. Si tratta di un metodo, una pratica, un setting di strumenti, un mezzo, una disciplina. Essa serve per farsi strada e riconquistare quella capacità di ascoltarsi profondamente che nell’essere umano odierno non è naturale ma va re-imparata. E’ la via per riconquistare la sua eterna essenza divina.
- -il risultato della tecnica stessa: la meditazione vera, essere dentro se stessi, presenti, a contatto con la propria energia.
Le tecniche di meditazione, di qualunque tipo o provenienza esse siano, dovrebbero servire ad andare dentro, a realizzare la meditazione vera. Sarebbe pertanto più corretto chiamare “tecniche di meditazione” le forme o discipline, “meditazione” il risultato delle stesse.
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Ritiro di meditazione, perché?
- Per apprendere una o più tecniche di meditazione
- Per praticare la tecnica o le tecniche immergendovisi completamente, in modo da consolidare la pratica, anche grazie alla guida di un esperto
- Per andare più in profondità e fare un passo ulteriore, proseguendo il lavoro di corsi o ritiri già fatti
- Per portarsi a casa una “scatola degli attrezzi” unita a un’esperienza intensa per supportare la pratica quotidiana
… e inoltre:
- Per staccare con l’ambiente quotidiano
- Per stare in un ambiente di sostegno alla meditazione
- Per mangiare sano e leggero
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Ritiri di meditazione e ritiri di consapevolezza
Non vi è una vera e propria linea di demarcazione. Qui per comodità distinguiamo:
- Ritiri di meditazione. Una tecnica di meditazione viene praticata estensivamente. Ci si focalizza su una sola tecnica e la si approfondisce in ogni suo aspetto. E’ una via di conoscenza e di liberazione di sé.
- Ritiri di consapevolezza o percorsi di consapevolezza. Sono processi di conoscenza di sé a tema. Le meditazioni sono tra i mezzi più importanti per muovere l’energia in una certa direzione. Si stimola così da dentro la comprensione delle tematiche oggetto del corso.
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I ritiri di meditazione con Renata e Asimo
I ritiri di meditazione e i ritiri di consapevolezza elencati in calendario sono processi intensivi di trasformazione. Essi coinvolgono il partecipante su tutti i livelli: fisico, emotivo, mentale, spirituale. Come si può leggere alla pagina “percorsi di consapevolezza“, si tratta di seminari residenziali fortemente strutturati. Questi ritiri vertono sui temi più importanti per un ricercatore del vero. Ciascun seminario è completo in se stesso e ha una propria particolare energia e un suo formato.
Tecniche di meditazione ma non solo
Le tecniche di meditazione sia attive che passive sono presenti in tutti i ritiri. Ma in misura diversa a seconda dei temi affrontati e degli obiettivi del corso. Così esse assumono il duplice scopo:
- Accompagnare il partecipante nel suo viaggio di esplorazione di sé.
- Costituire un nuovo corpo di abilità e strumenti da portarsi a casa finito il gruppo.
Renata e Asimo hanno praticato per molti anni più tecniche di meditazione, così da padroneggiarle e interiorizzarle. Consapevoli sia dei benefici di ciascuna tecnica, sia delle energie che muove e delle funzioni che essa può svolgere all’interno di un processo di trasformazione. Hanno proseguito la loro ricerca creando nuove tecniche di meditazione, facendone esperienza su se stessi e proponendole poi nei gruppi. Dal loro percorso personale sono scaturiti i ritiri di meditazione e di consapevolezza. L’ elenco completo è alla sezione “corsi e date” di questo sito.
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“Per noi un ritiro di meditazione non si limita ad illustrare una tecnica che un giorno praticherai.
E non è nemmeno una semplice serie di tecniche diverse, messe una in fianco all’altra.
Un ritiro di meditazione non è un atto di devozione a una tradizione spirituale.
Per noi ritiro di meditazione è un’occasione viva di evolverti a tutti i livelli.
E’ un campo di presenza che permette la tua trasformazione”.
– Renata e Asimo –
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Approfondimenti consigliati
“Meditazione La prima e ultima libertà“ OSHO
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