
L’intensivo di illuminazione
L’intensivo di illuminazione è un ritiro di meditazione esperienziale.
E’ un corso residenziale della durata di tre giorni.
La conoscenza di se stessi è la motivazione.
La finalità è esperire direttamente il Vero Sè.
Lo strumento principale è il quesito essenziale o koan “Chi sono io?”
Prossime date:
24 / 27 agosto 2023
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Per approfondire:
- Un corso intensivo esperienziale
- Un ritiro di meditazione
- Il koan
- Una pratica per l’esperienza diretta di sé
- Una via per trovare la risposta
- Un processo di disidentificazione
- Che cosa consegui?
- L’illuminazione
- Che cosa ci si porta a casa
- Essere se stessi nelle relazioni con gli altri
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L’intensivo di illuminazione
Perché si chiama intensivo? A cosa si riferisce l’intensità? L’intensità si riferisce al livello di energia e di consapevolezza che l’intensivo di illuminazione sprigiona. L’esperienza diretta del Sé, è uno stato di grazia e di completezza nell’essere ciò che siamo. Tale stato si schiude naturalmente grazie al lavoro intenso della consapevolezza.
Nell’intensivo di illuminazione, esercitiamo continuamente la consapevolezza. Ciò la rafforza, la rende evidente, fino a farci risiedere in essa e riconoscere che è proprio attraverso la consapevolezza che si rivela la nostra Vera Natura.
Nella normalità, non siamo abituati a riconoscere noi stessi direttamente. La percezione di noi e delle cose è filtrata dalla mente: concetti, pensieri, giudizi, che ci separano dal sentire autenticamente. Nella quotidianità, spesso seguiamo automatismi nei quali smarriamo noi stessi. Così ci ritroviamo privi di slanci, e spenti, senza intensità: di fatto siamo tagliati fuori dal contatto con la sorgente della nostra energia.
Un corso intensivo e esperienziale
Nell’intensivo di illuminazione, l’intensità con cui percepisco me stesso va crescendo grazie all’indagine sulla Vera Natura. Dare attenzione esclusivamente a se stessi, permettersi di essere ciò che si è, ed esprimerlo, infrange le barriere della mente. Ciò ci consente di liberare le parti di noi che di solito sono nascoste, così da ri-impossessarci della totalità di Chi siamo. Il Vero Sé viene finalmente riconosciuto e vissuto nella sua interezza.
L’intensivo d’illuminazione è un corso intensivo in quanto, per raggiungere la diretta percezione di sé, è necessario acuire il proprio intento ad indagare su chi si è, in un arco di tempo relativamente breve. Tale focalizzazione rende possibile andare in profondità, spezzare i consueti schemi della mente, e andare oltre. E’ proprio grazie all’intensità della consapevolezza, a cui normalmente non siamo abituati, che è possibile penetrare attraverso gli strati della personalità. Così si vede chiaramente dentro se stessi, Chi c’è, oltre la mente.
L’intensivo di illuminazione è volto a risvegliare la percezione diretta di Sè, così che non ci sia più separazione tra il sentire, il pensare, il comunicare, l’agire. Essere a diretto contatto con se stessi, in modo naturale, comporta uno spontaneo allineamento, in cui ci si sente a proprio agio nell’essere ed esprimere se stessi, qualunque sia il fenomeno che si manifesta momento per momento.
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Un ritiro intensivo di meditazione
L’intensivo di Illuminazione è un ritiro intensivo. Tutto il tempo del corso l’ energia del gruppo e di ciascun partecipante è totalmente indirizzata verso fare esperienza diretta di chi si è. A tal fine, non basta liberare l’energia, occorre anche saperla contenere, ossia evitare di disperderla all’esterno. L’energia segue l’attenzione, e nell’intensivo di illuminazione l’attenzione è costantemente diretta a se stessi. Si sta in silenzio e in isolamento. In questo assetto l’ attenzione rimane focalizzata; ciò è necessario per contenere la mente dal lasciarsi andare alle abitudini, a cui è molto attaccata.
Ogni aspetto pratico è curato dallo staff di facilitatori che si occupa di scandire i tempi di tutte le attività della giornata. Ci sono meditazioni attive e passive e tempo per condividere gli aspetti del processo. L’indagine avviene in diadi e a turno: ognuno dei partecipanti è ascoltato senza interferenza, dal partner. Questo è un aspetto molto importante, perché normalmente, nella vita di tutti i giorni, non abbiamo la possibilità di essere ascoltati con totale attenzione. In questo processo non vengono impartiti insegnamenti.
Non si vuol ottenere una qualche forma di passiva adesione a verità dette da altri, nemmeno se si tratta di maestri spirituali. Ciò toglierebbe forza alla ricerca, che deve essere condotta in modo assolutamente personale. La verità, finche non è la tua verità, rimane una menzogna. I “sistemi di credenza”, anche di tipo spirituale, sono oggetto di indagine tanto quanto le strutture dell’ego. Le parole dei Maestri, dunque, vengono citate qua e là come “pietre miliari”, come riferimenti che ognuno riceverà e riporterà a se stesso. I segni sulla via possono essere gli stessi, ma la via del ritorno a casa la deve percorrere ciascuno: in questo sta la sua unicità.
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Il koan nell’intensivo di illuminazione
Koan è un termine della lingua giapponese che indica una domanda a cui non è possibile dare una risposta con la logica. Infatti il koan non stimola la comunicazione di un concetto intellettuale.
Nell’intensivo di Illuminazione, non usiamo il Koan “Chi sono io?” come una domanda concettuale. Infatti non è possibile rispondere dando le proprie generalità, o raccontando la propria storia.
Il koan è lo strumento per indagare la realtà nel momento. La risposta emerge alla nostra consapevolezza. E’ l’ esperienza diretta di tutto ciò che percepiamo. Ciò rivela colui che percepisce.
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Una pratica per l’esperienza diretta del sé
Indagare il proprio Sè è una pratica assai antica. “Conosci te stesso” è l’invito che Socrate rivolgeva a quelli che andavano da lui. Da Socrate in poi la storia umana è costellata di maestri che indirizzano l’adepto ad indagare la sua natura essenziale per indirizzarlo verso se stesso. Perché? Perché non sappiamo chi siamo. Ciò che pensiamo di essere non ha niente a che fare con chi veramente siamo.
Maestri del nostro tempo, come Nisargadhatta Maharaj, Ramana Maharshi, Charles Berner, usano la domanda “Chi sei?” per indirizzare la persona verso se stessa. Che cosa intendono? Che non sappiamo chi siamo? O che pensiamo di essere qualcosa di diverso da quello che siamo veramente?
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Una via per trovare la risposta
Vero è che molti di noi si identificano con dei tratti caratteriali osservati nel quotidiano; “Io sono fatto così” è una frase comune. All’inizio di questo processo, la prima cosa che incontriamo sarà molto probabilmente chi crediamo di essere. Siamo identificati con il nostro nome, lavoro, l’essere padre, madre, figli… Siamo convinti di essere intelligenti, stupidi, essere speciali, inferiori, belli, brutti, ecc. ecc.. Ma qui non si pone l’accento su qual è il mio ruolo sociale, su come sono fatto, su come mi comporto. Bensì su chi è fatto così, su chi si comporta così.
Chi è l’entità, l’anima, il centro di questa presenza che io sono? Che forma ho, se ne ho una, e dove risiedo nel corpo? Sono nel cuore, nella testa, nella pancia o mi sposto con la mia attenzione? Perché cambio atteggiamento e espressione in base alle persone che frequento? Sono io che cambio o è la mia personalità, in base ai miei condizionamenti? Perché non posso essere me stesso in ogni situazione? Come posso sapere cosa voglio, ciò che va bene per me se non so chi sono?
Indagare sulla propria natura essenziale non ha a che fare con il giudizio sulle proprie azioni e sulla propria vita. E’ con la mente di uno scienziato e il cuore innocente di un bambino che si intraprende questo affascinante viaggio alla riscoperta di sé.
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Un processo di disidentificazione
E’ importante comprendere che non possiamo fare niente per essere noi stessi, perché lo siamo già. Diventare consapevoli di quello che ostruisce il nostro spazio interiore è invece nelle nostre possibilità. Queste ostruzioni sono idee che noi abbiamo di noi stessi, che con il tempo acquistano solidità.
Chi crediamo di essere è un ologramma proiettato all’interno di noi stessi. Ed il proiettore è la nostra credenza che ciò che vediamo sia reale. Diventare consapevoli di questa identificazione vuol dire vedere la realtà delle cose: noi non siamo l’ologramma, ma ciò che lo contiene. L’identificazione si rompe. E la nostra natura si rivela. Ogni volta che diventiamo consapevoli di qualcosa che ci separa da noi stessi, siamo allo stesso tempo la nostra natura originaria.
Un bagliore di consapevolezza è come un fulmine nella notte: mostra lo spazio primordiale e spazza via ogni ostruzione. Se ciò che vediamo è falso, la sua durata sarà breve. Solo ciò che è reale non teme il confronto con la domanda. Perché, non importa quante volte vi si chiederà – Chi sei ?-, l’essere continuerà a manifestarsi spontaneamente e senza sforzo. Tutto quello che c’è da fare è prenderne atto e comunicarlo.
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Che cosa consegui?
Quando reincontriamo noi stessi, si ha l’esperienza di un riconoscimento. Ed in quel riconoscimento la nostra vita acquista un centro e tutto si armonizza. Le cose prendono il verso giusto perché è la percezione diretta di noi stessi che rende facile dare una direzione alla nostra vita. Così possiamo procedere da dove siamo verso dove vogliamo andare. Paradossalmente potremmo scoprire che è la vita stessa a venirci incontro. Questo si intende quando si dice “ tornare a casa” o “ risiedere nel Sé”.
E’ scoprire il nostro vero volto, il volto originale, quello che avevamo da bambini e che è ancora con noi. Non ci siamo mai persi: ci siamo solo dimenticati. L’esperienza viva del conoscere chi si è, è alla portata di chiunque si applichi con impegno nella ricerca.
Per ciascuno è un’esperienza unica, ognuno avrà la sua, con la sua particolare sfumatura. Ciascuno consegue ciò che è alla sua portata in quel momento. La persistenza, la profondità e l’ampiezza di tale esperienza possono differire da uno all’altro, anche in relazione al proprio personale processo di maturazione, ma qui non siamo in un contesto dove si possono fare paragoni, o dare valutazioni. Ciò che durante o al termine dell’intensivo di illuminazione una persona sperimenterà come “Sè”, sarà appagante e vero in quanto tale.
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L’illuminazione
Illuminazione vuol dire portare luce, fare luce su ciò che è oscuro. È oscuro tutto ciò che non è alla portata della nostra consapevolezza. Non c’è solo un’illuminazione, ma infinite: ogni volta che un aspetto del nostro essere si rivela, cioè che ne diventiamo coscienti, si ha un’illuminazione. L’illuminazione più importante e fondamentale è la realizzazione che noi non siamo chi crediamo di essere. Ovvero non siamo quello che la nostra storia personale suggerisce: la personalità. Per conoscere la nostra essenza, è necessario e inevitabile smascherare l’ego. Infatti esso è una struttura costruita nel tempo fatta di molti aspetti, tutti disegnati per sostituire aspetti reali dell’essere.
Con il koan “chi sono io” si attiva la consapevolezza. Essa come una spada di luce, penetra negli strati della personalità tagliando la radice di ognuno di essi e rivelando chi siamo in realtà. Questa realizzazione è quello che si intende con il termine illuminazione.
Intensivo di illuminazione è un corso di consapevolezza
E’ più appropriato chiamare questo processo “Intensivo di Consapevolezza”, perché l’illuminazione è un effetto collaterale, il risultato del lavoro della consapevolezza. Possiamo creare le condizioni affinché questo evento che chiamiamo illuminazione si verifichi, ma non possiamo in alcun modo provocarlo direttamente. Quando attraverso la consapevolezza portiamo alla luce chi siamo, l’essere diventa parte della nostra nuova percezione. Nel senso che viviamo in diretto contatto con chi siamo. Quando ciò viene sperimentato per la prima volta, si ha l’illuminazione, un’esperienza magnifica di liberazione dell’energia attraverso la dissoluzione dei blocchi energetici creati dall’ego.
Tale nuova percezione della realtà diventa il nostro stato ordinario: percepiamo la realtà così com’è. È necessario non rimanere attaccati all’esperienza che si ha quando l’energia viene liberata, perché l’attaccamento preclude ulteriori progressi. Continuare nell’esercizio della propria consapevolezza e presenza ci consentirà di andare oltre la prima esperienza di illuminazione. Si potranno così verificare altre illuminazioni che riveleranno nuovi aspetti dell’essere e dell’esistenza. Ci percepiremo sempre più in unità, in un continuo processo di espansione.
All’interno di questo processo si lavora intensamente per attivare la consapevolezza: una volta che essa viene individuata, è sufficiente ricordarsene affinché si manifesti, senza sforzo. L’illuminazione è proprio questo: ciò che abbiamo realizzato fa parte di noi e non ha più bisogno di sforzo per essere contattato.
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Che cosa ci si porta a casa?
Due tipi di persone possono decidere di fare l’intensivo di illuminazione: quelli che cercano l’illuminazione, e quelli che hanno altri obiettivi, come vivere più felici, star bene con se stessi, fare un’esperienza di crescita, ecc… L’intensivo di illuminazione è utile agli uni e agli altri. Vediamo perché.
Utilità dell’intensivo per il ricercatore dell’illuminazione
Qualcuno partecipa all’intensivo di illuminazione spinto dall’anelito a illuminarsi, a raggiungere l’illuminazione. Costui con ogni probabilità resterà stupito o spiazzato da ciò che incontrerà, e si farà una bella risata. Si porterà a casa una semplicità sconfinata, in cui è racchiuso tutto, e sparisce la spinta a ricercare qualcosa. Si ricerca ciò che non si conosce, e la ricerca più intensa e paradossale è quella di se stessi. Cerchiamo ciò che siamo già, siamo e non sappiamo di essere, perciò tendiamo a farci inevitabilmente delle idee su cosa sia l’illuminazione.
Tali idee sono frutto ancora della mente. Ma a ben guardare accanto a queste immagini roboanti c’è anche già la giusta percezione, la giusta misura di noi stessi. Ecco perché molti maestri dicono che ci si può illuminare in un istante, e nello stesso tempo ci si deve preparare. L’intensivo di illuminazione è una preparazione completa e mirata ad un istante che per ognuno è unico. Ognuno ha la sua illuminazione e la vive a suo modo, poiché l’illuminazione è il compimento e insieme il trascendimento della propria individualità. Individuo significa indiviso.
Utilità dell’intensivo per chi vuole star bene con se stesso
Per quale motivo uno che non ambisce all’illuminazione dovrebbe decidere di fare l’intensivo di illuminazione? Che cosa si porterebbe a casa? Conoscere se stessi è la più avvincente delle avventure. E’ come il gioco del domino: diventare consapevoli di se stessi equivale a fare domino. Ha moltissime implicazioni, alcune delle quali si scoprono durante il processo stesso, e altre in seguito, proseguendo nella pratica della consapevolezza. Vediamone alcune, in breve.
- 1)Autostima. Quando scopro chi sono, riconosco il valore che ho. Tutte le altre forme di autostima sono parziali, costruite. La vera autostima deriva dall’essere chi si è, senza più bisogno di sminuirsi o al contrario enfatizzarsi.
- 2)Semplicità. La vita si semplifica, tutto diventa più semplice.
- 3)Vitalità. Avere energia, sentirsi in energia e andare col movimento dell’energia.
- 4)Scelte consapevoli. Andare per la propria strada senza paura, con coraggio e disponibilità.
- 5)Miglioramento nelle relazioni. Stare su se stessi, partire da sé, permette più facilmente di creare un ponte con l’altro. Agire e non re-agire.
- 6)Potere personale. Essere liberi e andare verso il proprio massimo bene, creando la propria realtà con senso di responsabilità.
Qualità essenziali:
- Chiarezza. Abituarsi all’indagine interiore sulla Verità, ad ascoltarsi e a capirsi, a comprendere se stessi, ad avere chiarezza.
- Centratura. Avere se stessi come punto di riferimento, non smarrirsi più dietro alle opinioni degli altri, alle azioni degli altri. Ritornare più facilmente e velocemente a se stessi quando si perde questa centratura.
- Gioia, felicità, libertà, forza, amore. Ci riprendiamo le qualità essenziali che fanno parte della nostra Vera Natura.
- Verità “Il risveglio è la soluzione ultima a tutti i problemi” ha detto un Maestro. Ha detto anche “la Verità, finché non diventa la TUA verità, rimane una menzogna”. Chi siamo? Anima, Vera Natura, il Sé, Luce, Esseri di Luce, Consapevolezza, ecc… sono destinate a rimanere parole, se uno non ne fa esperienza. L’intensivo di illuminazione è lo strumento per fare questa esperienza.
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L’intensivo di illuminazione: un lavoro di ecologia interiore
L’intensivo di Illuminazione è un profondissimo lavoro di ecologia interiore. Ci si occupa solo di ciò che accade dentro di noi, il focus di questo lavoro è guardare dentro. Una volta che i conflitti vengono risolti nella realtà interiore, si comprende chiaramente come il mondo esteriore sia un riflesso di quello interiore.
L’intensivo d’illuminazione non si occupa direttamente delle relazioni, tuttavia apre a una radicale rifondazione dei rapporti interpersonali. Il primo effetto è l’imparare a stare centrati su di sé nella comunicazione con l’altro. Spesso, nella vita di tutti i giorni, parliamo di tutto e di tutti, tranne che di noi stessi. A parole, diciamo di voler imparare ad amare noi stessi, ma nei fatti ci facciamo sviare. Il risultato poi è che cadiamo nuovamente nell’errore di aspettarci quell’amore dall’esterno…
In questo processo, chiedersi “Chi sono io?”, andare alla ricerca di sé, equivale al darsi attenzione. Ne consegue che con ciò si impara la base dell’amore per se stessi: dare attenzione a se stessi. L’energia segue l’attenzione, e qui si ha l’occasione giusta per riportare a sé quell’attenzione che normalmente è sparsa ai quattro venti.
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vedi sezione “Libri”
“Conosci Te Stesso – appunti per il viaggio di ritorno” di Asimo Caliò Roberto
“In una ciotola – Zen Sutra” di Renata Rosa Dwija Ughini
disponibili in due formati: ebook e cartaceo
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Informazioni sul corso
“L’intensivo d’illuminazione – Conosci Te stesso –” è un corso residenziale. Per le date consulta la pagina CORSI E DATE.
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