“L’altro sono io”

- -liberarsi del meccanismo della proiezione;
- -smascherare il modello della dipendenza;
- -comprendere gli schemi dell’aspettativa, della pretesa;
- -trasformare le emozioni che inquinano le relazioni: biasimo, risentimento, paura, senso di colpa;
- -sciogliere i ganci energetici, che ci tengono legati all’altro, ci tolgono potere e non ci fanno sentire liberi;
- -imparare a proteggersi senza chiudersi;
- -comprendere se stessi attraverso l’altro: specchiarsi nell’altro consapevolmente;
- -relazioni e legge d’attrazione: capire perché si attraggono sempre le stesse persone e si ricade in situazioni indesiderate;
- -liberarsi della paura della solitudine;
- -sperimentare la relazione di autentica connessione con l’altro;
- -individuare i propri bisogni in relazione;
- -saper comunicare con l’altro in modo diretto e basato sulla propria verità;
- -lasciar andare e concludere relazioni del passato rimaste in sospeso
- -essere consapevoli della giusta distanza tra sé e l’altro;
- -sperimentare l’amore come condivisibile risorsa interiore.
“Guarire le relazioni” è un corso residenziale.
PROSSIMA DATA
28 aprile – 1 maggio 2023 (PONTE)
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Per approfondire:
- Essenza e relazioni
- Relazionarsi da adulti
- Dinamiche distorte
- Legge d’attrazione e relazioni
- Chiarificazione in relazione
- Fluire nella ricchezza dell’amore
- Complementarietà di opposti
- TESTIMONIANZE
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EBOOK “GUARIRE LE RELAZIONI”
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1. Essenza e relazioni
L’essenza in termini più semplici è la nostra anima. Per capire come il contatto con essa sia determinante nelle relazioni, esponiamo le sue caratteristiche e come ci si allontana da esse con la crescita.
L’anima umana è un meraviglioso organismo luminoso. È costituita da qualità che si manifestano di volta in volta a seconda delle necessità dell’individuo.
Per esempio, la compassione sorge quando siamo in empatia con un essere che soffre. L’amore è la manifestazione di una benevole e incondizionata condivisione. La forza essenziale emerge quando vogliamo asserire la nostra verità. La consapevolezza è il sottofondo di tutte le esperienze, ed è inoltre consapevole di sapere di essere. La pace è collegata al bisogno di profondo riposo, di introspezione, all’oscurità positiva e avvolgente, simile a quella del grembo materno. La voce interiore si fa sentire quando è necessaria una percezione delle cose che va al di là delle apparenze, o quando abbiamo bisogno di un senso di direzione.
Da bambini il contatto con il nostro essere e con le sue qualità è ancora presente. Queste, con la formazione della struttura dell’ego, vengono progressivamente sostituite da falsi valori, che sono reazioni proprie della personalità: alla forza si sostituisce la rabbia o la debolezza, all’amore il sentimentalismo che si trasforma in odio e risentimento, alla compassione la pena e il compatimento, la consapevolezza viene strutturata da schemi mentali, la voce interiore è sopraffatta dall’ingiunzione del Superego, ecc…
La perdita di contatto con il nostro essere è dolorosa; le false qualità dell’ego servono per compensare la mancanza dell’essenza nella sua interezza. Perciò cerchiamo nelle relazioni ciò che ci manca. Si attiva il meccanismo della proiezione: vediamo nell’altro ciò che il nostro inconscio ci fa vedere: quella parte di noi che non sentiamo più. La relazione con l’altro diventa così un modo deviato per ottenere qualcosa con cui abbiamo perso contatto e che perciò non sappiamo più di avere. Ciò crea dipendenza e aspettativa, che sono fonte di confusione, contraddizioni, conflitti: la relazione interpersonale diventa un labirinto, un enigma che non si riesce a risolvere, perché proprio l’allontanamento dall’essenza ci impedisce di attingere a ciò che porterebbe verità, chiarezza, fiducia e amore.
Si ha paura della solitudine perché senza l’altro affiora il disagio delle turbe emotive: tristezza, depressione, mancanza di valore, risentimento, rabbia, vuoto, ecc…, le quali ci confrontano col fatto che abbiamo perso contatto con il nostro vero sentire, che ci ricondurrebbe alla nostra anima e alle sue ricchezze.
Generalmente si rimane attaccati a qualcuno per la paura del vuoto temporaneo che si manifesta se ritiriamo la proiezione dall’altro, ma è un passaggio obbligato. La consapevolezza di aver riposto l’aspettativa di appagamento su qualcuno che non può farlo, ci dà l’opportunità di ritornare in noi stessi.
La connessione con il nostro essere viene persa perché quando eravamo piccoli, i nostri genitori il più delle volte non sono stati in condizione di riflettere a noi stessi la nostra vera natura: il risultato è che da adulti trasferiamo la nostra identità sulla personalità, costringendoci ad esprimerci e relazionarci attraverso falsi valori.
Di conseguenza, siamo cresciuti chiedendo attenzione, implicitamente cercando di sapere chi siamo attraverso l’opinione altrui. Coloro che attiriamo però nulla possono fare se non riflettere di rimando gli stessi valori che ci mancano, attraverso uno scambio di proiezioni che sono l’idea che abbiamo dell’altro.
Una relazione con queste basi è falsa; la connessione con l’essere ne è esclusa, perciò non si è mai sicuri di ciò che viene condiviso. È necessaria una continua rassicurazione basata sul compiacimento per far sentire all’altro che ci siamo e viceversa. Il problema si complica perché noi siamo i primi a non sapere chi siamo e dove siamo.
Nel corso “Guarire le relazioni” contattiamo il nostro spazio essenziale, impariamo a riconoscere in noi, attraverso la presenza ed esercizi di consapevolezza mirati, quelle qualità che cerchiamo invano attraverso la relazione dipendente. Si fa esperienza del proprio spazio energetico, di come percepirlo nella sua interezza e integrità e sostenerlo sia da soli sia in compagnia dell’altro.
Nel contesto protettivo e di sostegno fornito dal gruppo, troviamo il coraggio di lasciare andare l’attaccamento all’immagine interiore che ci siamo fatti di noi stessi, che è quella di una persona che senza l’altro non può essere felice ed appagata.
Si comprende come l’altro sia un’opportunità per condividere qualcosa di reale che c’è in noi, piuttosto che rapportarcisi da uno spazio di mancanza, che in ultima analisi, non è reale.
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2. Relazionarsi da adulti
“Guarire le relazioni” ti conduce a una pulizia profonda delle tue relazioni dal punto di vista di te adulto, con la consapevolezza che hai oggi; lo scopo di questo seminario è radicarti nell’io adulto.
Le difficoltà che incontriamo nelle relazioni sono in gran parte dovute all’intromissione del bambino interiore ferito: non ce ne rendiamo conto, ma dietro a litigi, conflitti, insoddisfazioni, scelte sbagliate, incomunicabilità, incomprensioni, errori ripetuti, c’è l’identificazione con il bambino interiore, che è il nocciolo dell’ego. Non ci relazioniamo da adulto ad adulto, ma da bambino ferito a bambino ferito. “Guarire le relazioni” ti porta a uscire da questa identificazione, ad apprendere a relazionarti da adulto.
I temi specificamente legati all’infanzia e al rapporto con mamma e papà, benché fondamentali per la riarmonizzazione delle relazioni, non sono oggetto di questo seminario, ma vengono affrontati approfonditamente nel “Guarire le radici”, dove ci occupiamo dell’auto-guarigione del bambino interiore ferito.
E’ opportuno fare qui riferimento a livello concettuale a ciò che accade nell’infanzia, per aver chiaro il quadro complessivo dello sviluppo dell’essere umano in relazione e dell’origine delle tematiche relazionali.
La prima individuazione di noi stessi si ha nella prima infanzia, quando incominciamo a percepirci separati dalla nostra primaria fonte di nutrimento fisico ed emotivo, ovvero la madre.
Alla fine della fase fusionale con lei, percepiamo i primi bagliori della nostra individualità e, benché lo stimolo all’espansione del nostro spazio di azione e l’eccitazione che ne deriva ci attraggano, perché rappresentano l’indipendenza e l’avventura verso la vita, la nostra autonomia è a tempo: non siamo ancora in grado di badare a noi stessi. Ciò si palesa quando insorgono dei bisogni primari: cibo e amore attraverso il contatto, che possono essere soddisfatti solo dal genitore.
Conseguentemente, da adulti, sorge la paura ad individuarsi, la tendenza a venir meno a se stessi pur di stare con l’altro, per riceverne quel nutrimento che erroneamente crediamo di non poter dare a noi stessi. L’altro viene visto come la nostra sorgente di vita e di appagamento, ma anche come la ragione per cui la nostra libertà è limitata. Si genera così il conflitto tra autonomia e dipendenza.
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3. Dinamiche distorte
Queste dinamiche si protraggono, per la maggioranza delle persone, nel corso dell’età adulta.
Sono alcune delle contraddizioni che inconsciamente ci legano agli altri; legare è il termine giusto per definire una relazione basata su meccanismi inconsci.
“L’altro sono io – Guarire le relazioni” si prefigge proprio questo scopo: individuare, chiarire e risolvere tali meccanismi che alterano la veridicità delle nostre relazioni, non solo quelle di coppia.
Ciascuno di noi tende a ripetere il medesimo modello interagendo con persone e ruoli diversi. “Guarire le relazioni” non è dunque un percorso rivolto unicamente ad affrontare le relazioni di coppia. In essa si evidenziano maggiormente i conflitti e le difficoltà, in quanto si tratta di una relazione molto intima, che come tale porta alla luce più cose, ci “mette alle strette”, ci sfida a crescere più d’ogni altra. Più la relazione è coinvolgente, più mette a nudo l’ego di entrambe, con le sue parti oscure. Ma lo schema ripetitivo è lo stesso in tutte le nostre relazioni, e una volta individuato e trasformato quello, la stessa auto-guarigione accade in ogni ambito di relazione.
La dipendenza è ciò che non ci fa sentire liberi di essere noi stessi nella relazione, ossia è la risultante di un insieme di modelli o immagini distorte, con le quali siamo identificati, e che vengono perciò agite nel rapporto con l’altro.
Le componenti dinamiche della dipendenza sono molteplici e sono caratterizzate da: aspettative, pretese, giudizi, attaccamento, biasimo, mancanza di responsabilità, manipolazione, proiezioni, ecc…
Una delle più diffuse e consuete forme distorte è la pretesa che l’altro debba cambiare, che così com’è sia sbagliato: molte relazioni conflittuali si reggono su questo assunto e vanno avanti sorrette non dall’amore ma dall’aspettativa che arrivi il giorno in cui l’altro si ravveda e soddisfi tutti i nostri bisogni, dei quali neanche noi siamo al corrente.
Una forma parimenti distorta è la manipolazione: nella relazione apparentemente tutto fila liscio, ma l’andar d’accordo è una questione di quieto vivere, è sostenuto dal controllo e non alimentato dalla spontaneità; un malcontento latente, magari velato da rassegnazione, è mascherato da atteggiamenti compiacenti e falsamente gentili. Entrambe modellano scelte e comportamenti sulla base dei bisogni dell’altro, che dunque non ha nulla da eccepire. Una tale relazione può anche continuare a lungo, ma non porta a crescere: non da appagamento né può condurre a un atto creativo condiviso e ricco di significato.
Tutto ciò ci impoverisce, in quanto, legandoci a percezioni false, che prendiamo per vere, ci fa cedere potere e ci toglie energia. L’altro viene visto allora o come un nemico da allontanare, per poi però sentirsi ancora una volta soli, o come un salvatore al quale trasferiamo erroneamente quel potere di renderci felici, che appartiene in verità solo a noi.
Nel seminario “Guarire le relazioni”, diventando consapevoli di tali meccanismi di codipendenza, apriamo la strada in noi stessi per riprendere con più energia e chiarezza il nostro viaggio verso la nostra interezza, accettando e benedicendo la presenza dell’altro vicino a noi, non come un antagonista, ma come un compagno di viaggio. Questa unità con l’altro è il bilanciamento spontaneo di autonomia e contatto, individualità e socialità.
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4. Legge d’attrazione e relazioni
Perché attraggo sempre le persone sbagliate? Perché ripeto gli stessi errori in relazione? Perché vengo sempre abbandonato? Perché gli altri non mi cercano mai? Perché gli altri vogliono da me sempre la stessa cosa?
Nel percorso “Guarire le relazioni” trovi le tue risposte, che scaturiscono dalla tua consapevolezza, attraverso l’osservazione dinamica dell’esperienza guidata.
La consapevolezza è il preludio alla presa di responsabilità: “L’altro sono io” perché l’ho attratto io: l’ha attirato la mia parte inconscia, quell’ombra che vuole venire alla luce per chiarificarsi, ripulirsi, tornare a far parte della reale identità.
Comprendiamo allora che non serve a niente nutrire pensieri negativi, sentirsi sfortunati, o lamentarsi della ripetitività con cui si susseguono situazioni simili, che sembrano proprio ciò che non vogliamo. E nemmeno serve farne dei trofei per alimentare un ego “alla rovescia”, dicendo a se stessi “Me le vado proprio a cercare”.
Serve invece capire innanzitutto che l’altro non arriva per caso, né si tratta di una sorta di persecuzione, ma che tutto parte da noi e che facciamo tutto da soli: tu sei il mondo, tu sei un campo magnetico che vibra di una certa energia, e non puoi far altro che attrarre persone e relazioni aventi la tua stessa vibrazione. Ciò significa, aventi le stesse tematiche di relazione che hai tu, o tematiche complementari. Finché non entri consapevolmente in un processo di trasformazione della tua energia, non potrà essere diversamente, e a nulla varrà continuare a desiderare, a sperare, e coltivare pensieri positivi e sogni ad occhi aperti: dall’esterno ti arriverà sempre la stessa risposta, lo specchio fedele di te.
Una persona libera, integra, completa non può attrarne una piena di problemi, complessata, perché non avrebbero niente in comune, nessuna base su cui stare insieme: non ci sarebbe energia tra di loro. E viceversa, una persona conflittuale non può attrarre il partner (o l’amico, o il datore di lavoro…) dei suoi sogni, anche se dice di volerlo: forse le è passato davanti molte volte, e non ci ha mai fatto caso, perché non pronta a riceverlo. Per questa persona, giusto è quello che attrae nei fatti, perché le dà l’opportunità, attraverso la difficoltà, di esplorare se stessa, di auto-conoscersi, di auto-guarirsi.
Ciò che ci attrae dell’altro è la sua ombra, che rispecchia la nostra: l’anima umana vuole evolvere, vuole risolvere i temi nascosti nell’inconscio, vuole tornare ad essere l’intero, l’uno, e poterlo condividere. Perciò attrae persone e relazioni che riflettono la sua incompletezza, per poterne diventare consapevole e riuscire ad integrare in sé quelle parti deboli o immature che possono venire a galla solo relazionandosi.
Dipende da noi, se ripetere all’infinito l’errore più grave, di biasimare l’altro e di chiuderci, o se cogliere l’opportunità fornita dalla relazione, di confrontare le nostre parti fragili e scomode per guarirle, trasformarle ed elevare così la nostra energia, diventando adulti responsabili.
Ci sorprenderemo allora che di riflesso anche l’altro cambia: la nostra vibrazione richiama da quella persona un comportamento diverso, come un’eco, eppure è la stessa persona di prima! Siamo noi che siamo cambiati, che vediamo e sentiamo noi stessi e l’altro in modo diverso, più positivo e propenso ad includere piuttosto che ad escludere.
Oppure, in seguito alla nostra guarigione, l’altro si allontana: la sua funzione con noi si è esaurita, ci ha mostrato ciò che la nostra anima voleva sapere. Allora siamo in grado di lasciarlo andare e di accettare che la relazione si concluda.
Prendendoci la responsabilità dell’attrazione in relazione, ci apriamo ad accettare che l’altro sia il veicolo che il Divino ha scelto per la nostra evoluzione, ci apriamo a sperimentare l’amore, non come idea romantica o sogno, ma come realtà o ponte tra esseri che connettono, fluiscono e si arricchiscono a vicenda.
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5. Chiarificazione in relazione
Nella tua vita ci sono relazioni più complicate di altre? Non hai avuto modo di parlare con una persona per chiarire?
“Guarire le relazioni” ti da la possibilità di farlo. Attraverso esercizi mirati, dici ciò che non è stato detto. Le cose non dette rimangono in sospeso e ostacolano il fluire dell’amore; te ne puoi accorgere, per esempio, quando una situazione mai chiarita ti ritorna in mente anche se tu non vorresti più ripensarci: sono quei frangenti in cui c’è del potere bloccato, una parte della tua energia è ancora là. In questo seminario hai l’opportunità di andare a riprendertela: anziché tentare di scacciare il pensiero ricorrente di certe persone, stai in ascolto e procedi alla purificazione dell’immagine mentale, comprendendo e lasciando andare ciò che l’ha generata.
Dire ciò che non è stato mai detto, asserendolo da uno spazio di presenza, ti porta ad includerlo e ad andare oltre, con amore.
Non sarà più necessario allora rimuginarlo dentro di sé: ciò che è lasciato andare completamente, non torna più indietro.
Questo punto del processo “Guarire le relazioni” è di grande utilità anche nel caso in cui tu hai formalmente concluso un rapporto (di coppia, di amicizia, di lavoro…) ma la relazione energeticamente è ancora attiva. Per esempio, due partners si sono lasciati ma in realtà continuano a frequentarsi, oppure ti sei licenziato ma continui a collaborare per quel datore di lavoro e non ne trovi un altro, ecc…. O senti che una relazione che in passato è stata importante, ancora condiziona la tua vita, anche a distanza di molti anni, forse perché in profondità non hai accettato che finisse, e così il legame è continuato dentro di te e tu lo hai segretamente nutrito. È il caso di chi si rammarica di non riuscire a incontrare un nuovo partner anche dopo tanto tempo trascorso dalla fine della precedente relazione, o di chi paragona costantemente la nuova relazione alla vecchia, non trovando mai un partner che regga il confronto.
In questi casi, “Guarire le relazioni” ti consente di portare chiarezza, di regolare i conti in sospeso, di lasciare andare i ganci energetici con l’altro, e di connetterti saldamente con la tua consapevolezza attuale, come base delle tue relazioni adesso.
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6. Fluire nella ricchezza dell’amore
Essere autonomi, integri, radicati in se stessi è, non solo possibile, ma anche necessario affinché la relazione diventi qualcosa che ci sostenga nell’essere ciò che siamo: individui liberi e in amore.
L’amore non è un sentimento, non è una relazione, non dipende da nessun fattore esterno a noi: perciò si chiama amore incondizionato. E’ la fragranza del nostro essere e si manifesta nella completa ed incondizionata libertà. E’ di per sè la guida e trova da sè la strada verso ciò che è bello e giusto. Conoscere l’amore vuol dire arrendersi ad esso, seguire il suo corso è essere nella verità.
L’amore scaturisce dalla propria individualità, dall’auto sostegno, dalla responsabilità, dall’amor proprio, che ci apre a contattare i valori essenziali di cui siamo dotati come la forza, la gioia, la compassione, la celebrazione, imparando così che cosa è la vera condivisione, cioè attingere dalle proprie risorse interiori piuttosto che continuare ad aspettarcele dall’esterno. Possiamo dare solo ciò che abbiamo, e sappiamo di averlo quando ne diventiamo coscienti.
A questo scopo l’altro è l’alleato migliore che l’esistenza ci ha messo a disposizione per contattare i nostri tesori e sostenerci nella realizzazione di noi stessi.
Leggi le TESTIMONIANZE di chi ha già partecipato a questo corso
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7. Complementarietà di opposti
L’altro è uno specchio.
Dall’uno indifferenziato, o Dio, il tutto e assoluto, comunque lo si voglia chiamare, scaturiscono gli opposti che permettono alla vita di manifestarsi: la vita è l’energia provocata dall’interazione e dalla complementarietà del principio maschile e femminile dell’universo.
Questa complementarietà si manifesta molto chiaramente nel rapporto tra uomo e donna: le relazioni con gli esseri del sesso opposto sono le più stimolanti, indispensabili e difficili da comprendere e gestire; ne siamo continuamente attratti e respinti in una danza senza fine.
Di tutte le relazioni, è quella che ci consente di accedere alla nostra parte mancante, quella che non è disponibile alla nostra mente conscia.
L’uomo è tale solo per metà: l’altra sua metà è femminile. Lo stesso vale per la donna. Ciò che è conscio nell’uomo è inconscio nella donna e viceversa, biologicamente ed energeticamente.
Ecco perché quando incontriamo una persona dell’altro sesso a noi affine, ci sentiamo completi. L’affinità può essere però influenzata dall’inconscio: sentiamo nell’altro un’affinità basata sulle mancanze, che genera un mutuo compiacimento. L’altro in questo caso viene visto come colui o colei che può riempire i nostri vuoti emotivi. Oppure è qualcuno che risuona con la parte più profonda e vera di noi. Alla presenza dell’altro percepiamo l’unità; la nostra energia e il nostro essere vengono evidenziati e risuonano con quella del partner.
Diventati coscienti che un tale stato di appagamento è possibile, sorge l’illusione di credere che essa dipenda da una fonte esterna a noi.
Questo è il più ostacolante fraintendimento nella relazione di coppia, e si può dire lo stesso per qualsiasi altra relazione umana. La sorgente di tale appagamento è in realtà intrinseca al nostro essere, l’altro funziona come un agente attivatore che fa scaturire l’aspetto essenziale che stiamo vivendo ed il conseguente senso di unità: il/la partner attiva la mia donna/uomo interiore e per questo mi sento intero.
L’altro è uno specchio delle nostre qualità interiori, non ne è l’origine.
Lo stesso vale anche per le nostre parti oscure: anch’esse sono vividamente e profondamente rispecchiate dall’altro: in entrambi i casi tendiamo comunque a biasimare o dare merito all’altro per come ci sentiamo.
L’altro è l’agente divino che ci fornisce l’opportunità di scoprire tutti i tesori di cui disponiamo o che ci separano da essi: sia le parti luminose che quelle oscure ci conducono all’integrità di noi stessi a livelli via via più ampi e profondi.
L’obiettivo che il gruppo “Guarire le relazioni” si prefigge è di contattare il proprio spazio interiore nella sua interezza, permettersi di sostenerlo, grazie anche al supporto fornito dall’energia del gruppo il cui intento è univoco, e attingere alla propria ricchezza intrinseca. Da questo punto in poi, riconosciamo e diamo all’altro il suo reale valore: non è qualcuno su cui appoggiarsi, ma in cui rispecchiarsi. Diventiamo noi stessi in grado di essere specchi autentici, onesti e senza nessuna maschera. Essere il proprio viso originale, espone ogni falsità che sorge nella relazione, senza sforzo alcuno. Si assapora la libertà che è il terreno proprio in cui l’amore fiorisce.
Di Renata Rosa Ughini e Asimo Caliò Roberto
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