Le relazioni finiscono.
La ragione più ovvia per cui ciò accade è perché hanno un inizio.
Si può anche sostenere che l’amore conosce un inizio ma non una fine; è vero come è vero che l’amore fiorisce nella libertà e perciò include la possibilità che la persona che amiamo o che abbiamo amato vada per la sua strada, perché questo è quello che la sua individualità richiede per fiorire.
Come attualizzare questa verità? Come trasformare la separazione in un momento di crescita?
CORSO GUARIRE LE RELAZIONI
1. Dal sogno alla realtà
E’ insito nel subconscio collettivo l’anelito a trovare l’anima gemella, quel compagno o compagna che ci farà sentire completi e da cui non ci separeremo mai. È per eccellenza il “sogno” degli eterni amanti e, benché sia apparentemente bello e romantico, impatta con la dimensione della realtà, che evidenzia il fatto che siamo intrinsecamente soli. Ho già affrontato l’argomento della solitudine in un precedente articolo, dove ne viene esplorata la natura: essa diventa un fenomeno negativo quando ci manca l’altro per percepire noi stessi, ma è assolutamente positivo quando siamo a contatto con la nostra presenza essenziale. Perciò il sogno di trovare la perfetta metà viene generato dalla mancata percezione della nostra interezza come individui.
Il riconoscimento e l’accettazione di tale verità è ciò che ci apre alla comprensione del perché le relazioni finiscono e del fatto che è giusto e naturale che sia così.
2. Lo scopo delle relazioni
Allora la persona con cui condividiamo parte o gran parte della nostra vita non è più vista come la nostra metà mancante, ma come un compagno di viaggio con cui condividiamo l’avventura che è rappresentata dal nostro percorso evolutivo, che ci aiuta a riconoscere ed apprezzare la bellezza della nostra solitudine. Il compagno ideale è colui o colei che riflette quelle parti di noi stessi che ancora non riconosciamo e che attraverso questo sostegno ritornano a noi, rendendoci esseri integri e in grado di reggersi sulle proprie gambe. In questo processo, la nostra presenza, che all’inizio del rapporto è una percezione non chiaramente delineata, successivamente si staglia nella sua bellezza e singolarità.
Questo è lo scopo della relazione: aiutarci a crescere, a realizzare che siamo esseri di luce completi in noi stessi in grado di condividere le ricchezze del nostro essere.
3. Compagni di viaggio
Accade che questo processo di crescita non avvenga necessariamente attraverso una sola persona: ne incontriamo una che ci può accompagnare solo per una parte di questo viaggio. E quando il contributo alla crescita reciproca è stato compiuto, viene il momento di continuare il cammino su strade diverse. Lo stadio evolutivo di ognuno necessita di uno specchio differente, adatto alla fase successiva di sviluppo che non sempre può essere appagato dalla stessa persona.
Questa visione non era assolutamente contemplata nelle generazioni passate e in molte fasce sociali non lo è neanche adesso. Un’attitudine che rappresenta un grosso limite ai tempi in cui viviamo, alla visione di una umanità più libera da convenzioni sociali e religiose che hanno fatto il loro tempo. Il concetto “finché morte non vi separi” è obsoleto, benché schematizzi ancora l’inconscio collettivo. Molte coppie, per aderire a questo principio, vivono una condizione stagnante, spesso separati in casa, portando avanti un rapporto in cui si sviluppa la tolleranza, il compatimento, sacrificando le proprie naturali inclinazioni al servizio di un amore che si è estinto e che in molti casi non era presente già dall’inizio.
È necessario guardare in faccia la realtà: alcuni fanno riferimento alla passata generazione con ammirazione, perché i nostri nonni e genitori passavano l’intera vita insieme. Ma se la loro relazione era così armonica, come molti vogliono credere, come si spiega lo sviluppo problematico di questa generazione, incline a ribellarsi, cresciuti più che spesso senza un’adeguato sostegno? Non sto colpevolizzando i genitori, ma invitando ad evolvere al di la di essi, ad allargare gli orizzonti.
Ciò implica riconoscere che quel modello è andato, non è realistico. È perciò adeguato e compassionevole considerare che il cambio di partner non è una mancanza o un fallimento, ma una ricchezza.
Il lato oscuro di questa nuova possibilità è di indulgere, di cambiare partner così spesso da non permettere a nessuno di essi di veramente prendere parte nella nostra vita.
È perciò indispensabile guardare se stessi con onestà e amore, come individui che vogliono crescere e permettere all’altro di vederci per quelli che siamo.
4. Come superare la fine di una relazione
Come gestire il passaggio tra due relazioni?
Anche se abbiamo riconosciuto e accettato una visione illuminata, ed il fatto che la strada è arrivata ad una biforcazione per entrambi, ciò non vuol dire che staccarsi da un partner con cui abbiamo condiviso un pezzo di vita sia indolore. Quella persona, nel bene e nel male, rappresenta una parte di noi; ci ha aiutato ad evolvere al di la di essa, perciò quando dobbiamo lasciarle andare, sia la persona che l’aspetto di noi che non ci corrisponde più, siamo confrontati con l’attaccamento alle stesse. Non vogliamo staccarcene e ciò fa male.
Non riuscendo a sostenere il dolore e a farlo proprio, ci si rivolge contro l’altro, biasimandolo, colpevolizzandolo, addossandogli la responsabilità del fallimento della relazione, il che è un modo negativo e indiretto di rimanere comunque attaccati.
Non viene riconosciuto che nella dinamica di relazione entrambi sono parimenti responsabili.
Molte coppie per evitare questo passaggio rimangono insieme, di fatto auto lesionandosi.
O si separano dicendosi le cose più orribili, ma non quelle che andrebbero dette, quelle verità che possono emergere solo prendendosi le proprie responsabilità e che fanno emergere l’amore e la gratitudine.
5. Ciò che non ti ho detto
Quali sono queste frasi, quelle parole che liberano le persone dal rimanere negativamente agganciate l’uno all’altra? E perché è così importante riconoscerle e condividerle?
Quando due persone hanno compiuto il loro percorso insieme, quello che rimane è l’amore, anche se non viene riconosciuto come tale. È l’amore il criterio per verificare se le strade possono continuare insieme oppure si devono separare e questa verifica è molto semplice: se alla presenza dell’altro ci si sente liberi allora val la pena di continuare, pagando qualsiasi prezzo. Se la libertà emerge in assenza dell’altro allora bisogna salutarsi, ringraziandosi. La libertà è la qualità guida. Senza di essa non c’è evoluzione, movimento, l’energia ristagna.
Perciò le cose da dire sono quelle che affermano la nostra verità, che sono espressione dell’individualità che abbiamo realizzato e che non siamo più in grado di compromettere. Per esempio “non sento di dover rendere conto dei miei movimenti” oppure “ sento di dover fare delle scelte che non ti includono e ciò non è contro di te, ma una mia nuova esigenza per essere fedele a chi sento di essere”.
Ci sono temi che includono la sessualità, le dinamiche di convivenza, la vita sociale. Ciò che è importante è l’individuazione e accettazione dei propri bisogni. Questi non sorgono come una reazione o un rigetto al partner, ma è l’affermazione di se stessi.
E spesso tale affermazione non consente ai partners di proseguire insieme.
6. Un elemento condizionante
Perché è necessario una condivisione chiara? O quantomeno un riconoscimento della propria nuova realtà che include bisogni nuovi? Perché sono gli elementi che permettono all’individuo di riappropriarsi della propria solitudine, del proprio spazio energetico.
A meno che ciò non avvenga, non saremo pronti a dare il benvenuto ad un nuovo specchio che rifletta la nostra attuale condizione. Senza l’individuazione dei propri bisogni, che sono uno specchio di chi siamo, tenderemo a fluttuare in una dimensione vaga e nebulosa che ci tiene agganciati al vecchio. Così si sarà attaccati verso il partner da cui ci si è divisi, in uno stato di fusione negativa.
7. Un legame indesiderato
Vuol dire che energeticamente non è avvenuta la reintegrazione del proprio spazio; in esso vi sono ancora dei fili che ci legano alla passata relazione. Lo si evince dal fatto che i nostri pensieri vagano ancora in quella direzione, che emotivamente siamo spesso sopraffatti dalla nostalgia dei bei tempi andati, non cogliendo l’opportunità di viverne altri, più belli e ricchi. Non diventiamo disponibili al nuovo, sia esso rappresentato dalla celebrazione della nostra solitudine che dall’ingresso nella nostra vita di un’altra persona.
Se vi chiedete come mai non incontrate un uomo o una donna che voglia stabilire un contatto con voi, se le persone che incontrate non sono all’altezza delle vostre aspettative o se accetterete di entrare in relazione solo quando avrete trovato la persona ideale, molto probabilmente siete ancora legati ad una figura del vostro passato, sia esso un partner o addirittura uno dei genitori. Essi sono infatti i primi con cui stabiliamo un legame, sono i nostri partner ideali.
8. Un muro tra di noi
Quello di riconoscere i propri bisogni ed il proprio spazio energetico dovrebbe essere una priorità non solo nel momento della separazione, ma la costante caratteristica del clima all’interno di una relazione in salute. Infatti sono questi elementi che impediscono al rapporto di cadere nella codipendenza e di perdere la percezione del proprio spazio energetico, dove tu esisti come individuo libero pur condividendo la relazione.
La comunicazione per rendere partecipe il partner di dove mi trovo, è la costante espressione della mia individualità. Se ciò non accade, le cose non dette acquistano spessore. Spesso si omette di dire delle cose perché le si giudica sciocche o perché espongono la nostra vulnerabilità. Ciò segna l’inizio di quella che diventa una barriera che di fatto separa i partner anche se condividono lo stesso spazio.
Ciò che non viene detto rimane sospeso: non riesco più a raggiungere la persona che sta con me perché in primo luogo non riesco più a connettermi con quella parte di me che non ho riconosciuto e condiviso attraverso la comunicazione. Essa rimane sospesa nel tempo. Può essere una cosa gradevole e profonda, ma anche scomoda da dire.
9. Sospeso nel tempo
L’idea che il tempo sistema tutto è un’illusione. Non è assolutamente vero. Ciò che non viene portato allo scoperto rimane congelato, fissato nel campo mentale di entrambi e risucchierà molta energia vitale. Creerà forme pensiero fuorvianti, che sono diramazioni e deformazioni dello stesso tema che l’inconscio ripropone in forme diverse, ma che sono riconducibili ad esso. Di qualunque natura sia, acquisterà spessore e cronicità, tanto quanto rimarrà fuori dalla portata della consapevolezza della coppia.
Questo è rilevante sia nel caso la coppia conviva insieme, sia nel caso siano fisicamente separati. Ciò che non è stato riconosciuto ed espresso costituisce una presenza inconscia che oscura il campo energetico dell’individuo. Si rimane connessi con la persona a cui serbiamo rancore, o a cui non abbiamo espresso il nostro incondizionato amore. Ebbene sì: l’amore inespresso non conosce libertà, perciò si ritorce contro di noi e diventa chiusura, tristezza, languore. Se non concediamo all’altro la libertà che gli è propria, non saremo in grado nemmeno di gioire della nostra; essa si ritorcerà contro di noi.
Mentre il rancore diventa una rabbia sotterranea che inquina il nostro essere dall’interno ed è un altro modo per non lasciare andare l’altro completamente. Se lo facciamo, siamo al cospetto della nostra solitudine e ciò è la cosa che più ci spaventa.
10. L’amore prende il volo
Nel corso “Guarire le relazioni” viene dedicato spazio al tema della comunicazione inespressa. Si crea un’atmosfera propedeutica affinché il partecipante possa contattare dentro di sé tutte quelle cose che ha tenuto in serbo nel suo cuore per anni e permettergli di affiorare. Il contesto del gruppo è di enorme aiuto in questo processo, perché più individui accettano di passare attraverso la solitudine insieme. Tutto ciò può apparire paradossale, ma lo è solo perché il fraintendimento su cosa sia la solitudine è ampiamente diffuso.
Allora diventa facile guardare negli occhi tutte quelle persone che hanno fatto parte della nostra vita. Non solo relazioni di coppia, ma amici che ci erano intimi, parenti e chiunque abbia condiviso affetto con noi o fatto parte della nostra vita di relazione. E alla luce della consapevolezza del cuore, l’amore può ricominciare a fluire nella sua pienezza. Questa è guarigione, la strada verso la propria libertà interiore.
11. La giusta distanza
Lo spazio energetico, che è una sfera di presenza ampia tanto quanto la persona è in grado di percepire, ci avvolge come espressione e irradiazione dell’essere che siamo.
Da questo spazio impariamo qual’è la giusta distanza tra noi e gli altri, chiunque essi siano, momento per momento. Impariamo a relazionarci con l’energia dell’altro perché stiamo percependo la nostra. Allora sapremo che l’intimità è primariamente una condizione di vicinanza a se stessi e che può essere condivisa quando il nostro spazio energetico non viene sopraffatto o abusato dalla presenza altrui. Nel determinare ciò non vi è rigetto nei confronti di nessuno, ma semplicemente il riconoscimento della propria verità. Che, ripeto, cambia ogni momento, perché la natura della nostra energia è dinamica e si apre progressivamente man mano che il contatto con l’altra persona cresce.
Essa è anche uno specchio della fiducia che abbiamo in noi stessi: più siamo radicati nel nostro essere, più siamo in grado di riconoscere in tempo reale la giusta distanza che ci connette all’altro. La fiducia è anche l’aroma della nostra solitudine. Quando non ne abbiamo più paura, entriamo in relazione non solo con le persone, ma con la natura, con il mondo e con il cosmo stesso.
di Asimo Caliò Roberto ©
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