Uno stato di disagio conscio o inconscio che può investire la sfera mentale, emotiva o anche fisica. Una condizione che in alcuni soggetti è intermittente, in altri cronica. In ogni caso, abbiamo a che fare con uno degli aspetti più penosi di ciò che chiamiamo “ego” o “personalità”, ossia quel surrogato di chi siamo veramente, che si è sostituito al vero Sé, e che condiziona la nostra vita.
In questo articolo tracciamo alcune linee di comprensione del sequestro emotivo, partendo da concetti della psicologia dell’Essenza o psicologia dei Buddha.
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Sequestro emotivo: che cos’è
Partiamo da un’analisi linguistica.
“Sequestro” è la detenzione di cose o persone a prescindere dalla loro volontà. Sequestrare è prendere forzatamente, togliere. Si usa nel linguaggio legale col significato di requisire, espropriare, ritirare, ecc… Si usa anche per indicare l’azione criminale con cui si trattiene una persona contro la sua volontà, la si segrega in un luogo nascosto privandola della libertà, di movimento e di contatti con l’esterno.
“Emotivo” ha a che fare con le emozioni. Ricordiamo qui cosa si intende per emozioni: esse sono energia in movimento. Le emozioni primarie sono paura e rabbia, da cui ne derivano altre, le emozioni secondarie, quali tristezza, senso di colpa, vergogna, e ancora, stati d’animo o emotività terziaria, come insicurezza, ansia, ecc… E’ bene precisare che le cosiddette “emozioni positive” non sono propriamente emozioni, ma stati essenziali. Amore vero, gioia, forza, fiducia, gratitudine, e molti altri spazi che si sperimentano quando il cuore è aperto, sono aspetti dell’Essere, sono connaturati all’essere umano. Mentre quelle che impropriamente vengono chiamate “emozioni negative” (che negative non sono) hanno a che fare con una scarica del sistema nervoso quando ci si trova in situazioni che richiamano i traumi del passato, quei vissuti irrisolti del bambino interiore ferito che riemergono per essere sciolti e risanati. Le emozioni sgradevoli o dolorose non sono altro che energia, a suo tempo separata dall’interezza del nostro essere, che nel presente si libera per avere una seconda opportunità di venir reintegrata nella totalità di chi siamo.
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Il percorso naturale
Da questa premessa consegue che quando si prova un’emozione sgradevole o penosa, la cosa migliore da fare sarebbe starci in compagnia, accoglierla, semplicemente osservarla e darle il permesso di farsi sentire per quella che è, senza cercare di modificarla. Solo così infatti, emozioni come paura o rabbia possono fare il loro corso, cioè liberarsi e trasformarsi. Esse, ricordiamolo sempre, sono energia. Sono parte della nostra energia, che quando eravamo piccoli non è stata accolta dagli adulti di riferimento, e perciò è stata relegata nell’inconscio, dove si è snaturata, ovvero ha assunto colorazioni opposte rispetto a quelle originarie.
Da adulti, tali sensazioni dolorose riemergono per fare il percorso a ritroso. Grazie alla nostra attenzione amorevole, esse possono trasformarsi e tornare a costituire la nostra Essenza.
E’ il percorso naturale di un fiume che supera gli ostacoli naturali, fluendo verso il mare.
Sfortunatamente, tale itinerario è precluso dall’incessante attività censoria dell’ego o personalità, che fa di tutto per farci evitare di sentire in toto l’energia delle emozioni sgradevoli. E’ un meccanismo automatico che scatta puntuale come un orologio, quando si è in prossimità di una situazione che energeticamente rimanda a un passato doloroso in cui ci è stato impedito di essere noi stessi. E’ un’impalcatura mentale di strategie atte a mantenerci in uno stato di separazione da noi stessi, dalla nostra energia, dalla nostra Essenza.
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Radici
Il primo sequestro emotivo avviene nell’infanzia, dal concepimento in poi. La separazione interiore si genera in ogni momento in cui i genitori non contattano, non sostengono e non guidano l’energia naturale del bambino per quella che è. Ciò che “non va bene” è represso nell’inconscio, diventa inaccessibile, e ciò è accompagnato da emozioni dolorose: paura e rabbia. Poiché per il bambino tali contenuti emotivi sono troppo penosi, e poiché è troppo piccolo per ribellarsi veramente ai genitori, entra in gioco la rimozione: quelle emozioni non devono più tornare a galla. Il meccanismo di controllo prende così forma, e si protrae rafforzandosi, andando così a costituire quello che chiamiamo “ego”.
Reiterazione
Al primo sequestro emotivo ne seguono altri, altri e altri ancora. Nel bambino in crescita si ripetono situazioni analoghe a quelle che per prime hanno determinato la separazione interiore da se stesso. I genitori sono sempre quelli, l’atmosfera familiare è quella, e non c’è modo di sottrarvisi, almeno fino al compimento della maggiore età, momento in cui la programmazione si conclude e l’ego è formato.
E con esso, il superego o giudice interiore, ossia quel genitore interiore tiranno che è il risultato di tutte le esperienze condizionanti vissute con mamma e papà, i quali permangono nello scenario interiore a garantire il controllo delle energie del bambino interiore, affinché rimangano nel binario del passato, e si esprimano solo a certe condizioni.
A quel punto, iniziata almeno anagraficamente l’età adulta, anche ammesso che si decida di andare per la propria strada staccandosi dalla famiglia d’origine, ci si porta dentro quel bagaglio, si continua a vibrare quell’energia, inevitabilmente attraendo situazioni simili, nostro malgrado.
Ne derivano altri sequestri emotivi. Eccone di seguito alcuni esempi, corrispondenti ad altrettanti livelli evolutivi.
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Esempi nel mondo interiore:
*Essere vittima del proprio superego.
Nel dialogo interiore, l’ ultima parola ce l’ha sempre lui: il superego. E’ il regista della nostra vita. E non ci si rende conto di ciò. Si vive nell’illusione che vada bene così. Inconsciamente, si vuol cercare di salvare i genitori, rimanendo fedeli al dettato che loro ci hanno impartito. In tale condizione, si è tagliati fuori dalla propria energia. Di fatto non si vive veramente, ma si trascina la vita. Tale tipo di sequestro può essere cronico. Può manifestarsi frustrazione, e/o mancanza di senso, può insorgere quella che viene chiamata “depressione”.
*Non riuscire a sentire
Il bambino interiore è sotto sequestro, come fosse segregato o rapito, in un luogo inaccessibile alla coscienza. E’ vietato percepire. Si vive identificati con la mente, che pilota un’esistenza robotica. Se si cerca di sentire, ci si scontra con l’insensibilità, con l’essere tagliati fuori da corpo ed emozioni. Non di rado ciò è accompagnato da confusione e da ansia, sintomo di un’energia che tenta di farsi vedere, ma non le viene data la possibilità, proprio come un prigioniero che chiama aiuto ma nessuno lo sente.
*Falsare o manipolare il sentire, raccontarsela
Nel tentativo di sentire, non si riesce comunque ad accedere a un sentire pulito. La mente è ancora troppo attiva, e genera stati d’animo ed emozioni secondarie, nelle quali è difficile districarsi. Può pure arrivare a fabbricare dei finti “stati essenziali”, illusioni con cui l’ego abbellisce se stesso, protraendo così il soggetto in una condizione di separazione da se stesso. E’ il caso di alcuni esercizi o meditazioni sul bambino interiore in cui ci si induce in sentimenti “positivi” ma in ultima analisi lo si controlla. Si è sotto sequestro del “superego spirituale”, un superego più scaltro e non meno pericoloso.
*Dibattersi nel conflitto
Si aprono spiragli di coscienza, ci si accorge di quando si è dominati dal giudizio e dal dovere (dettati dal superego) e di quando ci si concede di sentire il corpo e le emozioni (portati in luce dal bambino interiore), ma le due parti sono ancora separate l’una dall’altra e lottano per affermarsi. Talvolta il bambino soccombe, sequestrato dal superego. Non è ancora sorta la piena consapevolezza che li unifica. In questa fase le emozioni si fanno sentire in tutta la loro cruda intensità e ciò è positivo, non dobbiamo giudicarci o pensare di essere tornati indietro.
*Non riuscire a trasformare
Si è fatta della strada, si è coscienti di alcune dinamiche interiori, ci si rende conto di quando il bambino interiore cade sotto sequestro emotivo, e di quando si divincola. Ma ancora non si sono trasformate le emozioni dolorose, perché non si riesce a osservarle fino in fondo. Si può solo osservare, ma non si è ancora maestri dell’alchimia della trasformazione. Il motivo è che le cariche energetiche delle emozioni sono ancora troppo intense e dolorose per essere sostenute dalla coscienza. Ci vorrà ancora un po’ di pazienza e di approfondimento del lavoro su se stessi per liberare il bambino interiore e portarlo in quel luogo sicuro dove non sarà più sequestrato.
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Esempi nel mondo esterno:
*Attirare sempre le stesse situazioni
L’anima vuole liberarsi dalle ferite del passato, attraendo per legge universale situazioni-specchio che ripropongono il sequestro emotivo al fine di farlo emergere e sanarlo. E’ lo stesso sequestro subito quando eravamo bambini.
*Fare cambiamenti sterili
Ci si illude di star cambiando le cose, in verità si sta girando in tondo. Si sta ancora cercando di salvare i genitori. L’energia del bambino interiore è ancora sotto sequestro, non è stata liberata e integrata.
*Relazioni difficili
Soprattutto nelle relazioni di coppia, si instaura la dipendenza affettiva o codipendenza. E’ una sorta di sequestro emotivo incrociato, in cui i due supereghi detengono parte del bambino interiore del partner.
*Mancata conoscenza dei propri talenti
Se l’energia essenziale è ancora frammentata, se il sequestro emotivo è ancora attivo nell’inconscio, è impossibile contattare ed esprimere i propri doni. Non servirà a nulla frequentare scuole e collezionare diplomi, se manca l’energia vitale per sviluppare qualcosa di originale, che proviene solo da noi.
*Scarsità economica
Il denaro è lo specchio della nostra energia. Quanto più essa è inaccessibile, tanto più la sua manifestazione nel mondo sarà limitata e povera.
*Malanni corporei
Ciò che non vediamo emerge nel corpo. Le emozioni sequestrate si somatizzano quando per molto tempo viene negata loro la possibilità di tornare a fluire.
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Vademecum di soluzioni possibili
*Prendere coscienza del sequestro quando esso è attivo è il primo step e il più importante, quale che sia il punto da cui si parte.
*Prendere le distanze dal superego, evitando di continuare a comprare la sua merce.
*Accettare il prezzo da pagare in questo: senso di colpa per stare tradendo i genitori e non riuscire a salvarli. Contemplare l’illusorietà di tale credenza, che ha sostenuto le resistenze a uscire dal sequestro. Lasciarla andare.
*Accogliere le emozioni dolorose, dismettendo il vecchio atteggiamento atto a soffocarle o cercare di cambiarle o dare addosso ai sintomi. Imparare l’arte di stare con quello che c’è. Con la fiducia che l’energia ha una sua intelligenza che la guida verso l’integrazione. Dobbiamo solo lasciare che sia.
*Assumere inizialmente verso il bambino interiore l’atteggiamento che si avrebbe nei confronti di un essere umano che per molto tempo è stato rapito e segregato in un luogo angusto, buio, deprivato di tutto. Egli ha paura, è naturale. E’ terrorizzato. E’ schivo. Non è abituato né a vedere la luce, né a essere avvicinato, coccolato, né ricevere il nutrimento giusto per lui/lei. Ci vuole pazienza.
*Meditare. La pratica costante aiuta a contattare e nutrire l’Essenza, a fortificarci nel sostenere l’intensità delle emozioni, e imboccare la via giusta dentro di noi per integrare l’energia liberata. Senza la meditazione, il lavoro su se stessi è monco e non può procedere molto il là. Il sequestro emotivo è una forma di identificazione. Non ci gioverà contrastarlo con un’altra forma di identificazione, ossia “migliorare l’ego”, come propone la quasi totalità dei percorsi psicologici, psicanalitici e comportamentali. Se si vuole sciogliere il problema, occorre comprendere la natura dell’identificazione, e lavorare in vista di dis-identificarsi dalle strutture dell’ego. Tale lavoro può esser fatto solo su un livello spirituale, il livello dell’Essenza. Da quanto esposto appare inoltre chiaro che non siamo sotto sequestro emotivo solo quando proviamo emozioni forti, o siamo in situazioni di codipendenza. Tali momenti hanno solo la funzione di farci vedere che eravamo sotto sequestro emotivo anche prima, nella relazione con noi stessi. Ed è a partire da quella che è opportuno lavorare. Comportarci diversamente nel mondo esterno non cambierà le cose, ma ci farà ancora attrarre le stesse dinamiche. Esse trovano soluzione solo quando comprendiamo come avere a che fare con le nostre ferite, o con ciò che rimane di esse anche dopo aver cercato di guarirle.
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Conclusioni
Abbiamo tracciato un quadro del sequestro emotivo, delle sue origini e di come si manifesta. Questo articolo non pretende di essere esaustivo, ma solo di dare degli spunti in cui ciascun lettore può trovare qualcosa di utile per il proprio percorso. Il tema del bambino interiore è tanto vasto quanto importante nell’evoluzione. E’ un tema che non può essere tralasciato, e su cui anzi è necessario ritornare più e più volte, perché come già detto in altra pagina, esso è il nocciolo dell’ego. Tornare alle RADICI dove esso si è formato ci consente di comprenderne i meccanismi, liberandoci da ciò che ancora ci limita nel nostro cammino.
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di Renata Rosa Dwija Ughini
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Bellissimo articolo, il migliore che abbia mai letto su questo argomento. Grazie. Paola
Per aiutare quella bambina imprigionata, quale dei vostri percorsi è più addatto?Guarire le radici oppure femmina,donna, dea?
Mi sembrano entrambi molto validi.
Grazie se mi vorrà rispondere!
Ciao Alessandra,
sì entrambe i percorsi sono utili per liberare la bambina, ma suggerirei senz’altro di iniziare con Guarire le Radici. Fermo restando ciò di cui già avevamo parlato in precedenza. Buona Luce.
Grazie Renata come hai spiegato in modo semplice quanto bello il percorso per guarire le radici è fonte per me d’ispirazione e continuo lavoro interiore. Grazie per ciò che hai condiviso, un abbraccio ci vediamo molto presto.