“Perfect” è un film del 2018 diretto da Eddie Alcazar e prodotto da Steven Soderbergh.
Da non confondere con altri film omonimi.
Film di nicchia, lontano dai clamori delle pellicole “da cassetto”,
questa meraviglia esoterica rischia di passare inosservata.
Noi l’abbiamo scoperto “per caso”.
E’ un film adatto a chi sta lavorando su di sé ed è ben inoltrato nel sentiero evolutivo spirituale,
diversamente verrebbe frainteso e giudicato bizzarro o senza senso.
Proponiamo qui la recensione – spiegazione, invitandovi a guardare prima il film e poi leggerla.
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Trama e spiegazione
Un giovane uomo chiede aiuto alla madre perché si trova nei guai: ha appena usato violenza sulla fidanzata, che giace in una pozza di sangue, ed è confuso e smarrito. Non si sa di fatto se la ragazza è morta o no, volutamente l’evento con cui si apre il film ha contorni indefiniti. La madre accoglie la richiesta del figlio e per sostenerlo lo accompagna in una misteriosa clinica riabilitativa, un edificio moderno immerso nella natura lussureggiate. Poco prima di salutarlo gli dà una chiave che -dice- gli servirà durante il suo soggiorno lì.
Viene accolto in un ambiente molto ampio e rilassante, gli viene assegnata una grande stanza con vetrate sul parco e viene invitato a riposare e prendere contatto col posto. In palestre e saloni altri giovani come lui muovono il corpo, praticano yoga, passeggiano tra i sentieri del bosco, o nuotano nelle piscine: elemento questo ricorrente in diverse scene, a simboleggiare la purificazione.
Una voce femminile proveniente da un altoparlante lo orienta sul da farsi, lo consiglia e gli fornisce degli input. Ben presto viene sollecitato a fare la sua scelta, che consiste nel decidere se imboccare il cammino di trasformazione, oppure andarsene, tornare da dove è venuto. Ispirato anche dall’esempio di Sarah, una giovane che ha intrapreso il percorso prima di lui ed è più avanti, il ragazzo prende fiducia e sceglie di restare e di avviarsi sul sentiero iniziatico.
La voce – guida gli dice che ogni persona viene aiutata in modo diverso in base alla sua storia personale e ai bisogni evolutivi individuali. E così gli suggerisce i passi da fare. E’ necessario che lui abbandoni il vecchio “IO”, un meccanismo obsoleto basato sulla paura della sopravvivenza, estirpandolo dal proprio corpo fisico come dalla propria mente. Per fare ciò, gli vengono proposti degli interventi di “chirurgia spirituale”, simboleggiati da gesti guidati con cui lui incide la propria carne con un bisturi, tira fuori il bubbone oscuro, e inserisce un cristallo trasparente e lucente che gli viene fornito in sostituzione del frammento di “IO” che è stato tolto. Dopo ciascuno di tali passaggi, il ragazzo sente di nuovo fluire l’energia in sé: ciò è rappresentato con linee luminose che percorrono il suo corpo, e che risaltano particolarmente anche grazie alla scelta cinematografica di inscenare nel buio il viaggio nell’oscurità dell’ego. I toni cupi -ma mai macabri- sfociano nella breve scena di una luminosa e bellissima spiaggia che si apre su un mare azzurro allorché il ragazzo supera uno stadio evolutivo, a sottolineare il suo procedere nel cammino di liberazione.
Gli viene anche suggerita l’importanza di accettare il suo cambiamento, e così lui via via lo nota e lo abbraccia, sentendosi sempre meglio, ma proprio per questo affronta delle crisi importanti man mano che si avvicina al nucleo della sua sofferenza. Una di esse avviene quando vede le vite passate, scene di un periodo lontano, in cui esseri che si facevano credere superiori o “divini” esigevano sacrifici umani e con ciò imprimevano nelle coscienze terrore e sottomissione. Il ragazzo rivive quelle emozioni, lascia andare e se ne libera.
Ad un certo punto, nella clinica il ragazzo fa conoscenza di una delle sue due guide spirituali: l’uomo si presenta a lui e gli rivela di essere suo padre, nonché direttore del centro. Anni prima la madre del ragazzo si era recata nella clinica e aveva seguito un percorso evolutivo, e in quell’occasione i due si erano innamorati. Lei, tornata a casa, diede alla luce il bambino e lo crebbe da sola.
Il padre ora assiste il ragazzo più da vicino nel viaggio di trasformazione, aiutandolo in un passaggio delicato: questa volta è il cuore ad essere coinvolto nell’intervento di chirurgia spirituale. Tutto procede per il meglio e il ragazzo è sempre più disidentificato dalla struttura egoica. Ciò si evince dal suo aspetto: la testa pelata, il corpo avviluppato in una tuta chiara attillata come fosse una seconda pelle o un insieme di bende curative. Tutto ciò dà un’impressione di pulizia e neutralità, ben diversa dall’immagine che caratterizzava il protagonista all’inizio della sua avventura di risveglio.
Il processo di trasformazione del ragazzo raggiunge la sua massima intensità verso la fine del film. La scelta cinematografica di distorcere la voce del ragazzo e di utilizzarne diverse per esprimere il suo dialogo interiore è azzeccatissima e funzionale a rappresentare i tanti “IO” che, come frammenti, popolano la mente, ma nessuno dei quali è il vero Sé.
La scena più toccante è quella in cui il padre lo tiene in braccio come un bambino. Le sembianze del ragazzo sono quelle di un piccolo mostriciattolo, deforme e ripugnante: il ragazzo è giunto al nocciolo dell’EGO, ossia quel bambino interiore ferito, un concentrato di dolore e brutture, che ora può essere visto per quello che è grazie al cammino fatto. Proprio toccando quel fondo di paura e di atroce sofferenza, il protagonista si disidentifica da tutto ciò che aveva creduto di essere, e che non era lui. Finalmente si accorge di essere Colui Che Osserva.
Dal suo occhio come attraverso un portale, varca ogni barriera della mente e si ritrova infine su quella spiaggia luminosa, aperta e piena di vita della quale ad ogni passaggio aveva solo avuto dei bagliori. Ora è totalmente lì, rinato e pronto a vivere in pienezza e in Amore. Non è solo: Sarah è con lui, i due si abbracciano e corrono felici.
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Un film esoterico
“Perfect” non è un film per tutti. E’ per gli iniziati. Solo chi sta camminando sulla via del risveglio spirituale lo può comprendere. Solo chi ha esperienza di cosa significhi affrontare i propri mostri interiori può capire di cosa parla. Solo chi conosce l’alchimia della trasformazione può riconoscersi nelle scene del film.
Ho consultato in rete alcune recensioni, che evidentemente non colgono nulla di tutto ciò, storpiando il significato di questo film. Alcune di esse parlano di allucinazioni, di “pellicola surreale”; al contrario, essa è reale, è lo specchio della realtà vera. Altre alludono addirittura al trans – umanesimo. A mio avviso la sceneggiatura, precisa nel verbo che via via accompagna la narrazione, non lascia spazio a fraintendimenti. Gli interventi praticati sono di chirurgia spirituale, null’altro. Ma occorre avere occhi per vedere e orecchie per udire. Occorre avere esperienza diretta di ciò che viene rappresentato in questo film, in una chiave neanche tanto metaforica.
Chi si è guardato dentro mettendo il dito nella piaga e circoscrivendo il tema personale da affrontare, chi ha scavato in se stesso trovando bubboni da estirpare, si riconoscerà nei gesti del protagonista quando va a incidere la propria carne per tirare fuori il cancro dell’Anima e liberarsene. Sono quei buchi interiori che corrispondono alle ferite del passato, e condizionano la vita presente rendendola triste e infelice. Sono forme pensiero in cui erroneamente ci identifichiamo, nutrendo un’immagine di noi stessi che non è reale e non è chi siamo. Sono “pezzi” da sostituire trasformandoli, perché sotto di essi è nascosta la nostra vera energia, che è insieme il motore e il frutto del processo di liberazione.
E il bisturi usato dal ragazzo è la consapevolezza che guarisce, con la sua precisione chirurgica.
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Il viaggio dell’Anima verso la Consapevolezza
Spingendo il simbolo oltre la narrazione stessa, possiamo scorgere in “Perfect” l’itinerario dell’Anima individuale.
La ragazza esanime che si intravede a inizio film è l’Anima uccisa dall’ego. La madre e il padre sono le figure genitoriali interiori. La voce guida è la guida interiore. La clinica è lo spazio interiore in cui avvengono i cambiamenti. Il bambino deforme è il bambino interiore. Sarah è la donna interiore con la quale infine il cuore del protagonista si ricongiunge.
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Il titolo “Perfect”
L’obiettivo non è la perfezione intesa in senso astratto o mentale o filosofico. Viene detto espressamente che non c’è bisogno di uomini e donne “perfetti”. La finalità del percorso è la perfezione del risveglio: essere se stessi. Abbracciare la propria umanità con le imperfezioni e gli errori di percorso. La libertà dai condizionamenti è la perfezione, ovvero uno stato in cui fluire in amore con sé e con gli altri, sgravati dal fardello dell’inconscio.
“Perfect” allude anche al cammino stesso. Il sentiero evolutivo è intrinsecamente perfetto.
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L’Uomo Nuovo
Il film accenna pure, in modo aggraziato, al momento evolutivo che stiamo vivendo come Umanità. Il vecchio schema che ci vede proni alla volontà di chi si è proclamato “Dio” sostituendosi al vero Dio, all’Assoluto, non è più attuale né sostenibile. Le basi dell’esistenza dell’uomo sulla Terra fino a pochi decenni fa, lo stile di vita, i sistemi di credenze, le priorità, il sentire…non sono più credibili. Tutto sta naufragando con quel vecchio mondo che sta cercando ostinatamente di non morire, e che invece, sta uscendo di scena. Per troppo tempo l’uomo ha posto la propria luce e divinità fuori da se stesso, sottomettendosi ai poteri costituiti. Ora è tempo di risvegliarsi a chi siamo. L’Uomo Nuovo si sta preparando a fare il suo ingresso nella storia della Terra. Da tempo gli Esseri di Luce disincarnati e i Maestri stanno aiutando questo passaggio. Siamo chiamati a smantellare il vecchio impianto che serve solo la sopravvivenza, e tarpa le ali alla vita vera. Siamo chiamati ad una radicale trasformazione. E’ una morte, ed è una nascita.
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Spunti di lavoro personale
La sceneggiatura di questo film è talmente bella che andrebbe trascritta nei suoi momenti salienti, per poterla rileggere e trarne forza per il proprio personale percorso. Giunge come conferma di cose già comprese o come stimolo per espandere la consapevolezza.
“Il problema della Verità
è che una volta che la conosci non puoi dimenticarla.
Ti perseguita.
Finisci per vederla in ogni cosa
finché non ti consuma”
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Il film su Youtube
Non so quanto durerà questo link, ma vi invito a provare. Copia e incolla e…buona visione!
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di Renata Rosa Dwija Ughini
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