Nella foto, un momento intenso di questo film.
E’ la storia di un dono trasmesso di madre in figlia di generazione in generazione.
E’ un invito a riconoscere e sviluppare i propri talenti.
Ed è anche un messaggio positivo per la nascita del Nuovo Mondo.
Di seguito la mia recensione e un invito alla visione del film.
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Il film
“Fast color” è un film di genere drammatico, prodotto nel 2018 e uscito nel 2019 nelle sale cinematografiche. Si può considerare un film di nicchia, in quanto non appartiene alla fascia di pellicole “da cassetto”. Non ha riscosso un gran successo di critica né di pubblico. La prima metà del film rasenta la banalità, tanto che stavo per abbandonarne la visione, quando la mia voce interiore mi ha suggerito invece di proseguire e vederlo fino in fondo.
La narrazione è semplice, le ambientazioni scarne, gli effetti speciali sono centellinati, a sottolineare i momenti salienti. Nulla lascia spazio all’intrattenimento fine a se stesso. E allora – direte voi – perché vederlo? Perché va in crescendo. Perché contiene spunti interessanti per almeno due temi riguardanti la crescita personale, dei quali parliamo in questa recensione.
Potete trovare facilmente il film in streaming gratuito in italiano. Il titolo inglese “Fast color” è stato mantenuto in italiano. Il suo significato si comprende vedendo il film e potrebbe essere tradotto come “Colore stabile”.
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Trama (cenni)
Chi ha già letto altre recensioni cinematografiche in questo blog sa che non amo raccontare tutta la trama di un film. Nemmeno a me piace leggere per intero la trama prima di vederlo. Qui trovate un’anteprima, uno stuzzichino. Lascio a voi il gusto della visione.
Il film è ambientato in un futuro prossimo in cui “il mondo sta morendo” a causa dei cambiamenti climatici: una siccità senza precedenti ha colpito il Pianeta e l’acqua è un bene raro e costoso. Di conseguenza anche il cibo scarseggia e le persone tirano avanti come possono.
Lo scenario è quello delle sterminate pianure del MidWest americano, percorse da strade dritte in cui puoi guidare per kilometri senza incontrare niente e nessuno. Le poche case in mezzo al nulla sono distanti miglia l’una dall’altra.
Una giovane donna di nome Ruth sta fuggendo da un gruppo di agenti federali e scienziati che vogliono catturarla per farne oggetto di studio e costringerla ad usare i suoi poteri sovrannaturali per scopi politici e militari. Sono infatti venuti a sapere che in presenza della donna accadono strani fenomeni, come violenti terremoti accompagnati da boati. Dopo varie peripezie, Ruth riesce a raggiungere la grande casa colonica materna, da dove era fuggita anni prima, quando da adolescente era caduta in preda al panico a causa degli effetti deleteri di un’energia potente quanto terribile che la possedeva, senza che lei riuscisse a controllarla. Ora ritrova la madre Bonny e la figlia Layla, che Ruth aveva affidato alla madre anni prima, non potendo prendersene cura a causa della vita sconclusionata che stava conducendo, nel tentativo di fuggire da se stessa. Nella casa dov’era cresciuta Ruth si riconnette alle radici riscoprendo il rapporto con la madre e con la bambina, a loro volta portatrici del dono trasmesso di generazione in generazione, e che in ogni donna assume colorazioni diverse. Ciò la incoraggia a mettersi in ascolto della forza primordiale che è in lei. Riuscirà a farne qualcosa di buono? Lo scopriremo proseguendo nella visione.
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Il talento rifiutato
Il primo e più importante tema è quello del talento rifiutato. Cosa succede se abbiamo un dono e non lo riconosciamo, non lo accettiamo, non lo sviluppiamo? Esso si rivolge contro di noi. Il talento è una forza della natura, infatti nel film la sua potente energia viene rappresentata come la furia del terremoto. Se non ci guardiamo dentro alla scoperta dei nostri talenti, la loro energia imploderà in noi in modo disordinato, causando vari disagi e malesseri. Oppure esploderà intorno a noi portando scompiglio. Qualcuno potrebbe notarlo e cercare di servirsene per i suoi scopi.
I talenti sono energie che possono essere usate per creare o per distruggere: dipende da noi. L’energia non sta mai ferma, è in continuo movimento. Se viene rifiutata, se non viene compresa, se non viene veicolata verso il bene, va da sé che degenererà. Ecco qualche esempio:
- Si può essere totalmente ignari di avere un talento, e condurre una vita “normale”, scoprendo ad un tratto di avere una malattia rara, per esempio, una sindrome autoimmune. Essa parla di un talento inconscio, una parte di noi che viene vista come estranea dal sistema immunitario, che vi si scatena contro.
- Si può essere al corrente di avere un talento, ma decidere di non svilupparlo, per paura del cambiamento di vita che ciò comporterebbe, per restare nella zona confort, per paura del giudizio degli altri, o nei casi più estremi per paura di essere emarginati e di essere soli, ecc… Questa scelta di vivere come se niente fosse, sulle prime ci fa sentire “al sicuro”, ma a lungo termine ci penalizzerà, sarà fonte di infelicità, ci farà sentire “né carne né pesce”. La via dello sviluppo del talento sarà rimandata a una vita futura.
- Si può sapere di avere un talento come nozione mentale, o perché ce l’ha detto qualcun altro, e fermarsi lì, facendone un vanto egoico. Non ci si accosta alla sostanza del talento.
- O ci si può illudere di svilupparlo solo perché “si fa qualcosa” di attinente, come frequentare una formazione sul tema; ad esempio si va a scuola di pittura perché si intuisce di avere talento artistico. Ma l’energia primordiale del talento non viene contattata, perché per farlo occorrerebbe uscire dagli schemi ed entrare dentro, e ciò è considerato pericoloso.
In tutti questi casi, siamo lontani dall’essere connessi all’energia del talento. Siamo lontani dal direzionarlo per creare, per migliorare la nostra vita e quella di chi ci sta intorno.
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Accogliere l’energia del talento
Quanto può durare la fuga da chi siamo? Se non in questa vita, in una futura prima o poi saremo stanchi di fuggire, e guarderemo in faccia il nostro talento. Solo con la piena accettazione della sua energia, esso passa da forza distruttiva a costruttiva, da spinta autolesionistica a impulso ad amarci e fare il proprio bene.
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Il potere femminile del lignaggio materno
Altro tema importante di “Fast Color” è la trasmissione di doni da madre in figlia, di generazione in generazione. Ogni lignaggio matrilineare possiede le proprie specifiche energie, che evolvono grazie alla vita e al contributo di ogni donna che appartiene a quella discendenza. Esse vengono passate sempre, consciamente o inconsciamente; scegliamo di nascere in una certa casata, le ereditiamo fin dal concepimento, e le assorbiamo fin dall’infanzia. In tempi andati, “Fare la dote” per la figlia, un baule di biancheria che doveva servire per la futura famiglia della ragazza, era sinonimo di questo passaggio di consegne: la vita si stava per rinnovare, col sostegno delle qualità tramandate da chi è venuta prima a chi viene dopo.
Dono di curare con le erbe, dono di guarire con l’imposizione delle mani, dono di allontanare gli spiriti malvagi, dono di prevedere il futuro, dono di creare particolari oggetti, dono di facilitare i parti, dono di attrarre abbondanza di raccolto…. e tanto altro! Tutto era utile per la donna e per la sua famiglia. Ed era utile non solo a livello pratico, ma evolutivo: l’Anima della donna, esercitando questi talenti, poteva evolvere, e indirettamente favorire l’evoluzione spirituale di tutto il clan familiare e della sua discendenza.
Se la trasmissione del dono di madre in figlia è inconscia, ci troviamo dinnanzi ad energie ancora grezze o nascoste: forse qualche antenata non ha riconosciuto il suo talento, ne ha avuto paura e non ne ha parlato a nessuno, o è stata perseguitata per questo… Forse la prima che lo ha scoperto non lo ha comunicato alla figlia, con l’intenzione di proteggerla… In questi casi, se vogliamo fare nostro e finalmente portare alla luce il dono, c’è bisogno di guarigione, c’è bisogno del contesto giusto, per far emergere ciò che è stato, sanarlo e ricevere l’eredità, ripulita dai traumi dell’Anima familiare.
Se la trasmissione è avvenuta apertamente, tanto più essa ci chiama alla responsabilità di accogliere e custodire il dono, divenendone le depositarie. E’ vero, siamo libere di dire “sì” o “no”, ma ricordiamoci che abbiamo scelto noi di nascere in una certa famiglia, di essere le discendenti di quelle antenate. Va da sé che dire “sì” è la scelta giusta, perché allineata a dove abbiamo deciso di trovarci. Se la piena accettazione è difficile, forse ci sono implicati altri temi da chiarire per renderla completa e senza riserve.
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Il bambino interiore
Talvolta non vogliamo vedere i nostri talenti perché il nostro bambino interiore non ne vuol sapere: è troppo ferito e arrabbiato. La ferita da rifiuto ci induce a rifiutare noi stessi, l’energia di cui siamo portatori. Il film “Fast Color” porta anche questo spunto. Ruth medita con in mano la ciotola che si era rotta, e così ha i primi accenni della riscoperta del dono. Quando andiamo nella direzione della ricomposizione dei nostri pezzi, l’auto guarigione dalla ferita da rifiuto rivela doni e talenti.
La bambina che Ruth ha salvato dall’annegamento forse non è solo sua figlia, ma è anche la sua bambina interiore. Da quell’episodio infatti sorge in lei una nuova consapevolezza di sé: non ha più paura e può vedere il suo talento per quello che è: non una forza pericolosa, ma un’energia potentissima, che finalmente può essere padroneggiata e rivolta a fin di bene.
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Colore stabile
Diventare consapevoli del proprio dono è un atto di coraggio e di responsabilità. Quando sappiamo prendere questa posizione, l’Anima evolve e si espande, si manifesta.
Finché fuggiamo dal nostro talento, esso ci possiede. Quando lo afferriamo, siamo noi a possederlo. Non in senso egoico, ma spirituale. Facendolo nostro, lo nutriamo. Lo serviamo e ci mettiamo a servizio, con amore. Accettiamo di imparare le lezioni della vita anche attraverso le esperienze che il talento ci farà attirare.
Direzionarlo e svilupparlo renderà il talento stabile, e renderà stabili noi. L’Anima, appagata dall’espansione del talento, non si farà più sentire attraverso stati d’animo di irrequietezza, ma procederà nel suo cammino di luce sorretta dalla consapevolezza: una continua scoperta di noi stessi nel momento presente.
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Ciao cari, grazie per il consiglio, lo vedro’ stasera 🙂
Mi permetto di consigliare un’altro film, “Revolver”, di Guy Ritchie del 2005.
Nel caso decidiate di vederlo, assicuratevi che sia la versione uscita in Europa (identificata come versione svedese) o UK, perche’ la versione uscita in USA ha un montaggio diverso privo di una scena fondamentale senza la quale il film non ha alcun senso.
E’ un film estremamente complesso e la trama “palese” e’ del tutto insignificante – volutamente – la trama “occulta” invece e’ straordinaria. E’ un viaggio nella “morte dell’ego” che nel film viene identificato come “Mr Gold”.
Il film e’ interamente simbolico, nulla e’ cio’ che sembra, ma una volta compreso quale e’ il reale piano del racconto, il film diventa geniale e affascinante.
Proprio la netta dicotomia tra trama palese e reale piano del racconto rende il film “indigesto” per i piu’ ed e’ oggettivamente complesso e difficile.
Ma vale la pena fare lo sforzo, ed il “viaggio” e’ catartico.
Un abbraccio.
Caro Paolo, grazie per il tuo commento e per il prezioso suggerimento. Ben vengano i consigli sui film spirituali! Un abbraccio.