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COME NON DARE SE STESSI PER SCONTATI

20 Giugno 2022 by Renata e Asimo Leave a Comment

COME NON DARE SE STESSI PER SCONTATI

Quando si parla di dar per scontato qualcuno, solitamente si pensa al tema di dar per scontato qualcun altro, o più frequentemente, del timore che gli altri diano noi per scontati.

Eppure, tutto ciò origina dall’errore di base di dare per scontati se stessi. Uno scivolone tanto diffuso quanto inconsapevole.

Una svista che può costare molto cara, avendo molteplici sfumature e conseguenze.

Possiamo darci per scontati in diversi ambiti e a vari livelli, da quello più comune del non pensare a se stessi, a quello più raffinato, ma non meno pericoloso, del trovarci su un cammino di crescita, seguitando però a tralasciare il fulcro della questione: CHI è che sta percorrendo il cammino?

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Cosa significa “darsi per scontati”?

Ecco qualche sinonimo: tralasciarsi, abbandonare se stessi, trascurarsi, auto-negarsi, mettersi in secondo piano, mettersi all’ultimo posto, non considerarsi, non riconoscersi, venir meno a se stessi.

Il comun denominatore di tali sfumature è considerare ovvio qualcosa o qualcuno, pur non conoscendolo affatto. Nella fattispecie, questo qualcuno siamo noi stessi, nel momento presente.

Diamo per assodata la realtà più importante della nostra vita, senza conoscerla.

Ora, guardiamo più da vicino il significato del termine “dare per scontato una cosa o una persona”: è definito come “considerarla come assolutamente certa anche se non si è ancora verificata”. Se lo applichiamo a noi stessi, possiamo scorgervi celata una grande verità: siamo certi di esserci, certi di essere chi siamo, ma tale certezza è inconsapevole: non si sa che non conoscersi equivale a non esserci. Se qualcuno vi chiedesse “Dimmi chi sei” rimarremmo spiazzati, o imbarazzati, o sfodereremmo una risposta falsamente sicura….

Se non conosciamo noi stessi, non ci siamo ancora. Dandoci per scontati, diamo per certo qualcosa che ancora non è emerso. Potrà emergere come anche no. Potremo conoscere noi stessi, o anche no. Dandoci per scontati, ci sottintendiamo. Ci comportiamo con noi stessi come con una cosa che, una volta conosciuta, viene inquadrata in un certo modo che rimane quello, e invece in verità non abbiamo neppure iniziato a conoscerci.

Dandoci per scontati, trattiamo noi stessi come qualcosa o qualcuno di cui si è sentito parlare, comunemente si sa che c’è, ma qualora se ne mettesse in discussione l’esistenza, richiedendone una dimostrazione, di certo tale “sapere” vacillerebbe. Siamo veramente andati sulla Luna? Sembra assurdo, e di certo l’ego non lo ammetterebbe mai, ma darsi per scontati equivale a credere di esserci, senza averlo realmente provato.

E così si riferisce la propria esistenza su convenzioni sociali/ culturali. Inconsciamente, la si basa su convinzioni quali:

  • ci sono perché me lo riflettono gli altri
  • ci sono perché sto facendo qualcosa
  • ci sono perché vedo allo specchio un’immagine
  • ci sono perché ho dei pensieri (il vecchio “cogito ergo sum”)
  • ci sono perché ho dei sentimenti o delle sensazioni fisiche

Ma tutto ciò non è sufficiente a provare che ci sono, né tantomeno a definire CHI sono.

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Conseguenze

Le conseguenze del dare se stessi per scontati sono molteplici e investono vari ambiti:

*quello delle relazioni: gli altri inevitabilmente ci daranno per scontati, e noi faremo altrettanto con loro, lamentandoci che la relazione diventa monotona o che non riceviamo l’attenzione di cui avremmo bisogno;

*quello della realizzazione personale nel lavoro: chi si da per scontato non può ambire a sviluppare i propri doni e talenti, ma tende a rivestire ruoli ripetitivi, noiosi, sottopagati;

Ma non finisce qui. Come vedremo più avanti, se si continua a dare per scontati se stessi, anche nel corso del cammino evolutivo, si finisce per girare in tondo, muovendosi alla periferia, mancando il punto centrale che unirebbe tutti i tasselli del lavoro su se stessi.

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Un esercizio: “Mi do per scontato quando….”

Questo è un esercizio propedeutico. Benché ancora non implica la realizzazione di Chi si è, esso è utile per introdurre maggiore consapevolezza sul tema del darsi per scontati.

Prendi carta e penna, in un posto tranquillo dove puoi raccoglierti in te stesso e respira.

Chiediti: quando mi capita di darmi per scontato? Lascia che al tuo occhio interiore appaiano le situazioni di vita in cui ti accade di darti per scontato. Scrivile. Questa indagine ti servirà a riconoscerle e a porre attenzione di qui in poi, quando dovessero ripetersi, così da imparare via via a portare più presenza in ciascuna di esse.

Una volta completato l’elenco, ricomincia dalla prima situazione descritta, e chiediti: “Come posso affrontare la medesima situazione senza dare me stesso per scontato?”. Usa la tua creatività per permetterti di immaginare te stesso mentre vivi quelle situazioni dando valore a te stesso, essendo te stesso, ossia considerando te stesso, ma non da una prospettiva egoica, bensì essenziale. Scrivi come ti vedi, come ti percepisci, e come vedi parallelamente evolvere quelle stesse situazioni.

Ora concludi l’esercizio: respira profondamente, osserva qual è il tuo sentire, come è cambiata la percezione interiore dall’inizio di questa esperienza, e annota. Apri gli occhi.

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Livelli evolutivi

Ad un livello elementare, dare se stessi per scontati ha a che fare con la vita meccanica, ossia quello che Gurdjeff definiva “l’uomo-macchina”, colui che non può fare nulla, perché tutto accade. E accade solitamente proprio nella direzione opposta a ciò che egli si aspetterebbe. Ciò, a causa della legge dell’ottava, di cui abbiamo parlato in altro articolo. Chi vibra in terza dimensione, conduce una vita così, che non potrebbe nemmeno essere chiamata “vita” o “esistenza”, termini che presupporrebbero il raggiungimento di un certo grado di consapevolezza. Poiché è governata dai condizionamenti, la persona ad un tale livello risponde con essi agli stimoli che le arrivano, pertanto tutto appare frutto del caso, anche se così non è. Si da per scontata e non può fare altrimenti. Il suo Sè coincide con il suo inconscio.

Allorché incomincia il percorso di crescita personale, si incontrano realtà più vicine al Sè. Il cammino verso la conoscenza di se stessi è iniziato. Emergono temi su cui lavorare, si sciolgono nodi interiori, ci si sente diversi e si esperisce cos’è l’evoluzione. Si esce dalla meccanicità e si gestisce la propria vita con maggiore agio, e con la capacità di affrontare positivamente anche gli scogli più ostici. Così, si procede nel cambiamento.

C’è chi a questo punto incontra discipline di luce che appassionano e nutrono. In tale ambito sperimenta benessere psicofisico, sensazioni sottili, aperture energetiche, fenomeni luminosi, ecc… E qui arrivo al punto che ci tengo a sottolineare in questo contesto: tali fenomeni possono essere erroneamente scambiati per il Sé. A questo livello, le convinzioni inconsce limitanti sono:

  • *ci sono perché sono su un percorso evolutivo
  • *ci sono perché sono inserito in un gruppo di persone in cammino
  • *ci sono perché sto bene
  • *ci sono perché sento
  • *ci sono perché ho delle visioni
  • *ci sono perché pratico una disciplina luminosa
  • *ci sono perché asserisco “IO SONO”
  • *ci sono perché medito

Come si nota, convinzioni vecchie sono state sostituite da nuove convinzioni. L’esserci è ancora frutto di una deduzione inconscia, non è esperito realmente. Non si sta cercando di scoprire CHI SI E’, ma ci si sta ancora una volta accontentando di un surrogato. Si parla di “conoscere se stessi”, alludendo al diventare coscienti di tendenze legate alla personalità o ego, e/o al lavorare su temi personali. Tutto ciò ha una attinenza con il Sé, ma il Conoscitore ancora sfugge. Ciò equivale a dare ancora se stessi per scontati. Sì, è possibile dare per scontati se stessi, pur diventando esperti nelle materie evolutive, e perfino praticando meditazione.

Luci, stati di benessere, capacità sottili, nozioni olistiche, ecc… sono esperienze periferiche, che vengono e vanno. Tanto quanto vanno e vengono i fenomeni meccanici citati precedentemente a proposito del livello dell’uomo-macchina. Tali esperienze, da quelle più elementari a quelle più raffinate, hanno un valore se ad un certo punto concorrono a destare l’interesse per la conoscenza diretta di se stessi, hanno una funzione e un senso solo se spingono alla ricerca di CHI E’ il ricercatore stesso.

“Chi è colui che medita?” “Chi sono io?” Se ad un certo punto il quesito non viene posto direttamente, l’esperienza diretta di Sè non sarà mai sperimentata. Cosa fai quando vuoi una risposta diretta e chiara? Fai una domanda diretta e chiara. In mancanza di essa, non ti puoi aspettare una risposta diretta e chiara, continuerai a girare in tondo, a protrarre uno stato di sogno.

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Le orme del toro

Sentirsi attratti dal quesito fondamentale “CHI SONO IO?” è sentirsi attratti dal proprio centro. Quando i tempi sono maturi, si palesa questo livello di lavoro. Per qualcuno accade relativamente presto nel cammino evolutivo, per qualcun altro un po’ più in là. In ogni caso è il momento giusto. Non ci sono prerequisiti. E’ qualcosa che può passarti davanti innumerevoli volte, senza che tu lo noti. Come tu stesso ti sei passato davanti senza notarti, dandoti per scontato.

Citando la metafora Dei Sutra di Kakuan, meravigliosamente spiegati da Osho ne “La Ricerca”, è possibile aprirsi un varco tra l’erba alta in cerca del toro. L’erba alta è il cumulo di tutto ciò che ha sostituito l’esperienza diretta di noi stessi, l’erba alta è il darsi per scontati. Il toro è la vera natura essenziale. Molti sono i sentieri che paiono alludervi, molti di essi derivano da essa, ma solo la ricerca di Colui che ricerca potrà condurci a trovarla senza incertezze. La decisione di non dare per scontati se stessi è un cambiamento di rotta che attiva l’indagine nella direzione di CHI indaga. Ciò dissipa bramosia, paura, giudizi e confusione.

“Per quanto io non abbia ancora varcato la soglia, tuttavia ho scorto il sentiero”

“Il toro non è mai stato smarrito. Che bisogno c’è di cercarlo?” L’ovvietà del nostro esserci è tanto implicita quanto evidente. Ma rimane il fatto che, finché non ci si auto riconosce, la tendenza a darsi per scontati ci fagocita in un’esistenza meccanica e priva di senso, che può cambiare  quando emerge Lui, il Sè, il detentore dell’energia infinita, pronto a sperimentarla senza alcuna mediazione.

L’intensivo di Illuminazione è un ritiro interamente dedicato a questo.

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INTENSIVO DI ILLUMINAZIONE

Con Renata  e Asimo

ritiro intensivo “CHI SONO IO?“

Per info e iscrizioni CONTATTACI

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Copyright 2022 by Renata Rosa Dwija Ughini

tutti i diritti riservati

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