L’avarizia origina nell’infanzia come tutti gli altri vizi; questo tratto della personalità, secondo Freud, è il risultato di una richiesta di affetto che per ricevere attua la strategia di gestire lo sfintere. Quando, verso i tre anni, il bambino attraversa la fase anale si rende inconsciamente conto che trattenendo le feci attira l’attenzione della madre. Ciò gli fa sentire che acquista potere nei suoi confronti.
L’altro aspetto è una madre che lo costringe a controllare le feci per educarlo a farla nel water, così non sporca.
Queste teorie sono supportate dal fatto che spesso gli avari soffrono di stipsi.
Un’altra ragione può essere crescere in un contesto familiare dove la scarsità di soldi ha generato preoccupazione e ansia nei suoi menbri, dove il cibo veniva messo insieme in qualche modo e se c’era da comprare qualcosa che poteva rendere la vita più confortevole, bisognava rinunciare.
In alcune la raggiunta stabilità economica viene protetta con uno strenuo controllo delle spese. Benché versino economicamente nell’abbondanza vivono come se fossero indigenti.
Crescendo, questi imprint egoici diventano parte della sua struttura caratteriale, e più che cercare di portar via agli altri non condivide quello che ha e ciò include non solo i beni materiali.
L’avaro è colui che non si prende lo spazio per telefonare a un amico, ma lo fa nei ritagli di tempo, per esempio quando guida o mentre è in bagno o mentre sta aspettando in fila all’ufficio postale; o ancora mentre è al ristorante e aspetta la sua portata. In questo modo non perde tempo ma lo riempie intrattenendosi con qualcuno.
Questo atteggiamento non crea un vero contatto perciò la conversazione rimane superficiale e se diventa più profonda trova una scusa per interrompere la chiamata perché è arrivato a destinazione, o il suo turno allo sportello.
È una persona che controlla la sua energia che in altre parole significa non la condivide liberamente ma la trattiene.
Siccome il denaro rappresenta un mezzo per raccogliere o condividere energia è particolarmente attaccato ad esso.
L’avaro è sempre rilutante a mettere mano al portafogli, se lo fa.
Quando viene il momento di pagare la sua parte di conto in una cena di gruppo gli viene da andare in bagno.
È capace di in dossare gli stessi abiti per anni ma se deve spendere soldi per se stesso preferisce ciò che costa poco; il fatto che sia di bassa qualità viene giustificato con l’argomento che con poco ha acquistato tanto ed è convinto di aver fatto un affare.
Se deve regalare qualcosa agli altri, per un compleanno o un altra evenienza, non si lascia sfuggire l’occasione di riciclare qualcosa che è stato regalato a lui, facendolo passare come un pensiero personale.
Ha la tendenza a farsi prestare quello che gli serve piuttosto che comprarlo per se “dimenticandosi” successivamente di restituirlo.
Anche con i soldi preferisce chiedere un prestito piuttosto che rischiare i propri e quando è il momento di restituirli sorgono mille difficoltà. Implora clemenza per via della situazione in cui si trova, se viene pressato per onorare il suo debito. Cerca di dilatare al massimo il tempo per farlo sperando che il suo creditore alla fine si stanchi e molli la presa.
Egli mette da parte il denaro giusto per averli. O per un possibile futuro in cui possano tornare utili. Ma quel futuro non arriva mai.
Ma la tirchieria a livello economico riflette solo l’avarizia emotiva.
In una relazione di coppia l’avaro non è propositivo. Uno specchio di questa attitudine è il suo comportamento sessuale: si concede alle sue condizioni che sono nella maggior parte dei casi, penalizzanti per il partner.
In altre parole non è un amante generoso, non è sensibile all’energia dell’altro è non è disposto a corrisponderla.
Si da quel tanto che basta è poi si gira dall’altra parte. Se si lascia andare perde il controllo e questo non è accettabile. Ha paura di essere abbandonato o manipolato se lo fa.
Ha anche paura di sentirsi scarico, vulnerabile, di percepire e far vedere i propri sentimenti. Perciò l’avaro non si concede l’orgasmo, al massimo l’eiaculazione. Se si concede di amare teme che l’altro si aspetti di essere amato a sua volta, e ciò lo mette in condizione di “dovere” qualcosa.
Passare del tempo insieme senza poter calcolare cosa ne trarrà in cambio, ma semplicemente gioire del momento, attiva le sue difese che si possono manifestare come un attacco, poiché un tratto del controllore è il giudizio.
Se il partner si mette nella posizione di chiedere qualcosa, sia carezze che una cena romantica o una gita egli reputa queste richieste futili, infantili e tutto sommato uno spreco di denaro.
Non prende in considerazione l’opzione di dare a se stesso, sia che si tratti di oggetti che di contatti umani, se per farlo deve spendere denaro o energia.
È quasi impossibile per un avaro ammettere che lo sia; è piuttosto incline a razionalizzare il suo comportamento facendolo passare come parsimonia. Non è raro che egli rimanga da solo, magari anche benestante, ma senza partner e amici; questi si rendono conto che una relazione con lui è possibile solo a senso unico.
Egli non riesce a godere della sua ricchezza che inevitabilmente finirà nelle mani di qualcun altro.
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