Il tema dell’autostima è tra i più fondamentali sul percorso di conoscenza di sé.
Ma è davvero possibile andare così a fondo in questo tema, da raggiungere la piena stima di sé?
E ancora, cosa è veramente l’autostima?
E’ essa conseguibile come elemento a sé stante, indipendente dalla conoscenza di se stessi?
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L’approccio psicologico
Certamente accorgersi di avere poca stima di sé è un grande punto di partenza, senza il quale non si potrebbe nemmeno iniziare ad affrontare il tema dell’autostima. Chi non si rende conto di valutarsi poco, e o tende a rimanere confinato entro i limiti di un’autoimmagine svalutante, oppure viceversa tende a costruire un personaggio gonfiato, che mostra all’esterno qualità eccezionali, per nascondere a sè e agli altri il suo inconscio senso di inferiorità.
Chi ad un certo punto si rende conto di avere poca stima di sé, a tratti può cominciare a osservare alcuni meccanismi della mente e del superego, che lo fanno sentire inadeguato, debole e incapace. Dinnanzi a tali pensieri auto-sabotanti, si può essere indotti a innescare un dialogo interiore a scopo “correttivo”, cercando di mitigare le voci interiori svalutanti. Alcuni tentano così di migliorare il proprio rapporto con se stessi, autoconvincendosi di non essere poi così buoni a nulla. Altri cominciano a notare anche le qualità positive di cui sono dotati, così da bilanciare le voci interiori svalutanti e riportare un po’ di equilibrio. La ricerca dei propri talenti è spesso motivata da ciò.
Questi passaggi nel lavoro interiore non sono di per sé negativi. Essi permettono di innescare dei cambiamenti nel modo di vedersi, di sentirsi, di relazionarsi. Ma non esauriscono il lavoro su di sé sul tema dell’autostima.
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I limiti della dimensione mentale
Infatti, un lavoro condotto a livello mentale presenta alcuni limiti:
*il tema dell’autostima viene considerato a sé stante, un aspetto isolato dal contesto più ampio e multidimensionale dell’essere umano. Come se fosse possibile risolvere una problematica unicamente focalizzandola in se stessa.
*Il dialogo interiore tra le parti svalutanti e quelle rivalutanti non cessa, al contrario, viene alimentato, in un loop senza fine. Le seconde non riusciranno mai ad avere la meglio sulle prime, o a convincerle, tutt’altro: talvolta gli aspetti svalutanti della personalità vengono repressi, schiacciati nell’inconscio, dove divengono molto più potenti. Il superego non viene trasformato, semplicemente si fa finta di non ascoltarlo, oppure lo si modifica a livello superficiale, senza innescare un cambiamento autentico.
*Le terapie, individuali o di gruppo, che trattano il tema autostima a livello mentale o tutt’al più psicologico, non conseguono risultati stabili, anche a causa dell’investimento inconscio delle persone, che si aspettano che il facilitatore li “tiri sù” e mostri loro gli aspetti di sé per i quali dovrebbero autostimarsi. E’ facile capire che in tali contesti, l’autostima non viene raggiunta poiché poggia su basi esterne.
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L’equivoco insito nel termine “autostima”
Chi dovrebbe stimare chi?
Ci sono forse due persone all’interno di ciascuno di noi? Dal termine auto-stima, si direbbe di sì: c’è qualcuno che stima e qualcuno che viene stimato? E’ forse il bambino interiore ferito, che cerca riconoscimento dal superego o giudice interiore?
“Stima” significa dare un valore noto a qualcosa. Ad esempio, un bene materiale come un’auto, una casa, può essere stimato da un esperto del settore che, dopo averli analizzati, ne definisce il valore in termini economici.
Ma che valore possiamo avere noi? Chi lo stabilisce? E’ tanto? E’ poco? Quanto è?
Sapere e saper fare non bastano
Non puoi stimare qualcosa che non conosci. Che si tratti di un oggetto materiale, come un telefonino, un kilo di riso, o che si tratti di un essere vivente, come un albero, un animale, o un essere umano, per stimare quanto vale devi conoscerlo. E’ qui che la maggior parte dei percorsi di autostima si arenano: la mera riflessione sulle nostre capacità, su ciò che sappiamo fare, su cosa abbiamo costruito, non potrà restituirci un quadro sufficientemente esauriente affinchè possiamo conseguire l’autostima.
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La prigione dell’ego
Se è l’ego a stabilire quanto valiamo, diverremo prigionieri di una falsa autostima, costruita a tavolino in base agli schemi socialmente dominanti. Ed è anche possibile che essi siano di matrice “alternativa” o “olistica”: più diplomi si sono collezionati, più l’ego inventerà che “valiamo” molto. L’ego si nutre di tutto ciò che gli appare conveniente come vanto, ma la questione di fondo resta irrisolta, non essendo possibile per l’ego conoscere chi siamo e quanto valiamo. Basare l’autostima sulle false valutazioni dell’ego, è come far valutare quanto vale un grammo d’oro a chi non ha mai visto l’oro, e non sa cosa sia. E l’Esistenza ci darà lo specchio di tale errore di valutazione, facendoci attrarre proprio situazioni che mostrano quanto lontani siamo da ciò che ha veramente valore: noi stessi.
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La perla senza prezzo
La sola realtà che può farci risolvere il tema dell’autostima è CHI SIAMO.
Perciò, per mirare all’autostima è necessario chiedersi il quesito fondamentale “Chi sono io?”
Solo scoprendo CHI SEI, puoi accedere al tuo valore, che è pura energia, in continuo movimento ed espansione. Allora il tema dell’autostima cade da sé, perché qualcosa di molto più fondamentale ne ha preso il posto dentro di te: la consapevolezza di chi sei.
I due ipotetici personaggi interiori, quello che dovrebbe stimare, e quello che dovrebbe sentirsi stimato, vengono così trascesi: diventano UNO.
Non c’è nessuno che stima nessuno.
Non c’è nessuno che vuole essere stimato o stimarsi.
Il problema è risolto.
Ne scaturisce una immensa gioia, che al tempo stesso è libertà.
Così sì è pronti a manifestare in ogni momento il proprio valore.
Quanto valiamo? Non c’è un oggetto. Solo il soggetto rimane, nella sua infinita presenza. Egli è in grado di stimare ciò che è altro da sè, ma non può stimare se stesso, poichè non è disgiunto né in sé, né da ciò che è altro da sé.
Così, di volta in volta il soggetto essente attinge da sé ciò che è appropriato al momento.
Sa, e al tempo stesso non sa. Si lascia sorprendere dalla vita e fluisce con essa. Nella sua naturalezza c’è tutto ciò che serve per essere responsivo.
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Intensivo di illuminazione
L’intensivo di illuminazione è il ritiro di 3 giorni dedicato a stare con il quesito essenziale CHI SONO IO?
CHI SONO IO mira a scoprire chi si è veramente al fine di contattare ciò che ha valore intrinseco, cioè noi stessi. Ciò che si può valutare o svalutare è relativo al paragone con qualcosa di esterno ma l’essere, che è unico e irripetibile, ha valore in sé perché non è separato dall’esistenza stessa ed è perciò inestimabile.
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Renata Rosa Dwija Ughini e Asimo Caliò Roberto
Copyright maggio 2022 Tutti i diritti riservati
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INTENSIVO DI ILLUMINAZIONE
PROSSIMA DATA 25 – 28 AGOSTO 2022
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